“Dalla schiettezza del dialogo possono venire stimoli e un rilancio morale del Paese e che oggi ne ha bisogno come in pochi altri momenti da quando ha ritrovato la libertà”. Lo ha affermato ad Assisi il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il quale ha aggiunto: “In un’Italia così travagliata, il compito del mio mandato è unire gli italiani. Di fronte alla crisi morale, il concetto di interesse generale dovrebbe spingere a una larghissima assunzione di responsabilità a ogni livello della società”. IlSussidiario.net ha intervistato Ugo Finetti, giornalista e condirettore di “Critica Sociale”.
Finetti, davvero il Paese ha bisogno di un”rilancio morale”?
Bisogna distinguere tra la situazione del Paese e la classe politica che lo rappresenta. L’Italia è attraversata da una grave crisi economica, e si trova in uno stato di smarrimento. Il fatto che vi sia un governo interamente extraparlamentare sottolinea questa condizione di eccezionalità che attraversa lo stato d’animo del Paese. Di fronte alla crisi, i suoi rappresentanti hanno gettato la spugna e si sono tirati indietro. L’Italia vive un disagio morale, nel senso che il modo traumatico in cui il Parlamento si è tirato fuori dal governo, e non è stato capace di prendere in mano la situazione, ha determinato un clima da 8 settembre. E’ uno smarrimento morale che provoca una ricerca di punti di riferimento. Questo è dovuto anche al fatto che siamo un Paese con un altro tasso d’inimicizia, che ha alle spalle tre Dopoguerra ciascuno dei quali è stato caratterizzato da una guerra civile.
In che senso tre dopoguerra?
Oltre alle due Guerre mondiali, anche la guerra fredda si è conclusa con il trauma della decapitazione dell’intero sistema dei partiti.
Perché è convinto che la classe politica oggi abbia gettato la spugna?
I partiti che hanno retto al sistema maggioritario si presentano estremamente in crisi, non sono più punti di riferimento e sono attraversati anche da scandali che riguardano i loro rappresentanti a livello locale e non solo, basti pensare alla vicenda dei tesorieri a livello nazionale, che riguarda sia il centrodestra sia il centrosinistra.
L’Italia quindi è in un vicolo cieco?
Nel discorso di Napolitano c’è non solo un’analisi impietosa, ma anche una proposta positiva, dove parla di “interesse generale che dovrebbe spingere a una larghissima assunzione di responsabilità”. E’ una risposta all’appello di Papa Benedetto XVI quando in occasione della Giornata Mondiale delle Famiglie ha sostenuto che la Milano della fede e quella laica devono concorrere al bene comune. L’“interesse generale” di Napolitano è molto vicino a questo concetto di bene comune, oltre che un richiamo affinché cessi uno scontro politico che ha visto il maggioritario in balia a destra come a sinistra delle posizioni estremistiche.
Il Pd si appresta a governare il Paese per i prossimi cinque anni…
Bersani si pone il problema di modificare le regole delle primarie, perché già vede che non ce la fa ad avere il 51% della coalizione, e quindi chiede il ballottaggio. Tra Nichy Vendola e Renzi, Bersani sa già che non arriverà alla maggioranza assoluta. E’ un’osservazione che io esplicito, ma che mi sembra presente anche in altri moniti di Napolitano. Mi domando in che modo il vertice del Pd possa pensare di governare il Paese non avendo la maggioranza della sua coalizione e per di più con una coalizione che rappresenta il 30/33% dell’elettorato.
E questo cosa c’entra con il discorso di Napolitano?
Quando il presidente invita ad avere una visione morale, ciò implica anche avere una versione generale e senso di responsabilità, rendendosi conto che non bisogna governare con una parte in cagnesco con l’altra. Tantomeno governare con le minoranze ed essere in balia di una vita politica rappresentativa con coalizioni che prendono la maggioranza dei parlamentari, magari con situazioni “ballerine” al Senato. Bersani prenda atto del fatto che non si può vincere e governare essendo una minoranza nel Paese e nella stessa coalizione.
(Pietro Vernizzi)