Almeno all’apparenza l’assemblea del Pd in cui è stata approvata la deroga allo statuto che consentirà a Renzi di candidarsi alle primarie (le regola vuole che il candidato premier sia il segretario del partito e Renzi, di conseguenza, per competere avrebbe dovuto dimettersi) ha rasserenato il clima tra le parti in causa. Fino a poco prima pareva, infatti, che le nuove regole messe a punto dalla dirigenza del Pd fossero state scritte apposta per penalizzare il rottamatore. Il compromesso raggiunto, tuttavia, ha fatto sì che Renzi potesse fare buon visto a cattivo gioco e dirsi ufficialmente soddisfatto per l’esito dell’incontro. Ieri, infatti, aveva detto di fidarsi di Bersani e che per lui le norme introdotte, quali il doppio turno e la necessità di un registro dei sostenitori del centrosinistra fossero tutto sommato accettabili. Oggi l’ex ministro per lo Sviluppo economico è tornato sulla vicenda. E, ospite di Che tempo che fa ha ringraziato Renzi per la fiducia espressa, aggiungendo, ironicamente: «anch’io mi fido di me». Poi, ha spiegato che preferirebbe che si fidasse anche del partito e delle regole che si è dato. Il leader del Pd ha, inoltre, voluto manifestare la sua irritazione per l’assenza di ieri, dicendo che chiaramente che la decisone d non presentarsi alla convention democratica non gli è piaciuta per niente. In ogni casi, si è detto convinto del fatto che le primarie non faranno altro che rendere il Pd più grande e più forte. «Se riusciremo a farle con semplicità e generosità non ci ammazza più nessuno». Oltre che di Renzi, ovviamente, ha parlato di se stesso. Spiegando che la sua campagna elettorale partirà dal Cern di Ginevra. Dopo aver fatto una prima tappa a Bettola, paese in cui è cresciuto  e dove il padre lavorava in un distributore di benzina, si incontrerà con un gruppo di ricercatori internazionali, tra cui alcuni italiani, per rilanciare l’importanza delle nostre eccellenze. Rispetto all’Italia dei Valori, ha fatto sapere che, al momento, pare evidente che Di Pietro sia fuori dalla coalizione, benché probabilmente potrebbe candidarsi alle primarie. Discutendo della Fiat, ha fatto presente che, in Italia, alcuni suoi stabilimenti funzionano a solamente il 10-20 per cento delle proprie capacità produttive. 



«Bisogna chiedere a Fiat se è in condizioni di investire in modo sufficiente a garantire una produzione a quegli stabilimenti. Se non è così bisogna guardarsi in giro», ha dichiarato facendo presente che siamo da 25 anni un Paese monomarca che produce meno auto degli altri. Sull’Ilva, infine, ha fatto sapere «bisogna assolutamente trovare, e credo sia possibile, una strada per un netto miglioramento delle condizioni ambientali senza rendere irrecuperabile l’attività produttiva».

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