Mi tiro da parte, come ho già fatto quando ero capo del Governo, per il bene del Paese: a dire così è Silvio Berlusconi. Non la prima volta in realtà che dice una cosa del genere, questa volta però è sembrato più convinto del solito. Un annuncio che viene dopo quello analogo fatto da Alfano ieri sera. Berlusconi in più, nelle sue parole, ha messo una decisa chiamata ai moderati per unirsi contro la sinistra, in un certo modo richiamando le sue stesse parole del 1994. Uno schieramento di moderati che vada da Casini a Tremonti, passando per Lega e Vittorio Sgarbi e forse anche l’ex amico Gianfranco Fini. Secondo Fabrizio D’Esposito contattato da IlSussidiario.net l’annuncio di Berlusconi arriva a tempo scaduto: “Basta vedere lo scetticismo suscitato nel principale destinatario di questo annuncio, e cioè Casini”. Per D’Esposito, poi, un appello ai moderati può avere senso, ma si tratta di chiedersi come fare a tenere insieme tante anime diverse come quelle che ipotizza Berlusconi.
Non è la prima volta che Berlusconi dice di volersi fare da parte: secondo lei questa volta dice sul serio?
Potrebbe essere una cosa seria, ma credo che l’annuncio di Berlusconi arrivi a tempo scaduto. Lo scetticismo che ha suscitato subito il principale destinatario e cioè Casini, lo dimostrerebbe. C’è una sola certezza e cioè che Berlusconi non ha più tanta voglia di candidarsi complici anche sondaggi perché anche con lui il Pdl o quello che sarà non va oltre il 18% e quindi per Berlusconi sarebbe una disgrazia.
Parole quelle di Berlusconi che arrivano subito dopo quelle di Alfano.
La mossa di Berlusconi non credo sia concordata con Alfano. Ha voluto seguire quello che ha detto Alfano e sondare il terreno però molto dipenderà anche dalla legge elettorale. Se si va verso il proporzionale come sembra sia la tendenza, questo potrebbe significare che oltre al nuovo partito si presenti anche una lista Berlusconi, come diceva la Santanchè che non è amica delle oligarchie del Pdl. Berlusconi fa un bel gesto come dice lui, e non è una novità, ma vediamo cosa raccoglie.
Lei che cosa pensa?
Io sono molto scettico perché comunque questa situazione non va verso quel desiderio di rinnovamento del centrodestra. Non a caso il messaggio di Alfano è stato applaudito da tutti i colonnelli compresi quelli di An, colonnelli che invece Berlusconi vorrebbe rottamare.
Qualche nome?
Da Gasparri ad Alemanno. Penso poi allo stesso Alfano, a Cicchitto, tutti i sostenitori della grande coalizione come Lupi, Mauro e Frattini. Quello di Berlusconi lo definisco un segnale di chiarezza che pianta una bandierina sulla giornata politica da qui a fine settimana.
Berlusconi ha fatto un chiaro appello ai moderati sullo stile di quello del 94: insieme per fermare la sinistra. Secondo lei non siamo in una situazione piuttosto diversa da quella del 94?
Può avere un senso questo appello ma il problema è se i moderati crederanno a questo schieramento. Molti nomi in questo senso io non li vedo: Casini e Berlusconi sono il vecchio, unica chance potrebbe essere Monti però ci sono sondaggi che dicono che aumenta la quota degli italiani insofferenti al governo Monti. Alfano di fatto offre un partito che nei sondaggi è tra il 16, 18% con un partito come l’Udc che è al 5%. Io credo che Montezemolo alla fine abbia deciso di lasciare proprio per l’avversione dimostrata dai sondaggi verso uno schieramento moderato.
E il fantasma del ’94? Sta in piedi?
Non siamo più nel ’94 allora era finita un’epoca ed essendo l’Italia un partito dove non si governa senza il benedetto centro c’era la paura di quello che sarebbe arrivato dopo la fine dell’era democristiana e la gente votò Berlusconi. Ma sono passati quasi vent’anni e Berlusconi oggi la gente lo consce. Lui stesso ha chiesto scusa per aver fallito la rivoluzione liberale. E ricordiamoci che oggi ci sono anche i grillino.
Berlusconi ha invocato il sostegno anche della Lega.
Anche questo è un punto critico del suo discorso. Lo ha fatto capire casini dicendo come faremo a mettere insieme un europeista convinto come Frattini e la Santanchè. La stessa cosa vale per la Lega, si rischia di fare un calderone e il problema è poi governare dopo una eventuale vittoria. E vero che Maroni non è Bossi, ma è anche vero che il peso specifico della Lega è molto calato, oggi è al 5% e non è più centrale al gioco delle alleanze. Il vecchio schema Pdl-Lega è stato archiviato dalla realtà.