“Si può dire ragionevolmente che oggi Berlusconi sia in minoranza nel suo partito il che è in qualche modo una notizia sensazionale considerando la storia di questo partito”. A dire così è Fabrizio Rondolino in una conversazione con Ilsussidiario.net. Non è il solo: c’è chi parla di Berlusconi abbandonato dai suoi deputati che in massa si schierano con Alfano e votano sì al governo Monti sulla corruzione. Il contrario di quello che sembrava aver chiesto proprio Silvio Berlusconi qualche giorno fa quando minacciava di togliere la fiducia al governo dei professori. Un quadro in continua evoluzione dunque che si chiarirà forse solo con le primarie del partito. “Oggi all’interno del Pdl ci sono due opzioni abbastanza chiare” dice Rondolino. “Da una parte l’idea di Alfano e di una larga maggioranza di puntare al centro, in una direzione neo centrista, riaprendo possibilmente il dialogo con l’Udc. Dall’altra la linea della Santanchè che riprende proprio il berlusconismo più puro, quello dietro la nascita di Forza Italia. Ci sono insomma due destre a confronto”.
Berlusconi in minoranza nel Pdl, è d’accordo?
Senz’altro, è la notizia del giorno. E’ anche vero però che questo essere in minoranza va di pari passo con il suo totale disinteresse con le vicende politiche.
Davvero?
Dopo il discorso di sabato io mi mi aspettavo una riunione della dirigenza del partito piuttosto che dei gruppi parlamentari per revocare la fiducia al governo. Invece Berlusconi cosa ha fatto? E’ tornato nelle sue ville, non è andato a Roma dove invece era annunciata la sua presenza, è andato a Montecatini a fare un trattamento di bellezza ed è in partenza per il Kenya ospite di Briatore. Direi che è esplicito che a Berlusconi non interessi più niente del Pdl. Non è la stessa cosa di essere messo in minoranza, sono invece due fenomeni convergenti, lui che si disinteressa sempre più e il suo partito che cerca un’altra strada.
Possiamo parlare allora di una separazione consensuale? E che il Pdl abbia capito che senza Berlusconi si può riaprire un percorso?
Questo invece rimane un punto interrogativo onestamente. Mi pare che qualche giornale abbia scritto che ci sarebbe un progetto da parte di Berlusconi di una lista autonoma, a cui io però credo molto poco. Effettivamente cosa farà Berlusconi nei prossimi tre mesi rimane senza risposta.
Alfano però sembra accelerare, anche le primarie sembrano indicarlo.
Le primarie, anche se non ne sono un fanatico, mi sembrano in questo momento una robusta iniezione di vitamine per un partito che negli ultimi mesi è stato in silenziosa decomposizione. Che le facciano è una buona cosa ed è anche una buona cosa che Berlusconi le abbia invocate. Bisogna però vedere vedere come vanno a finire.
In che senso?
Ci può essere una polverizzazione del risultato. Immaginiamo che Alfano vinca “alla Crocetta” con il 30%: allora diventa un problema politico la gestione del partito. La mia previsione è che alla fine i candidati saranno due o tre non di più.
Formigoni dicendo esplicitamente che se Alfano vince le primarie si dovrà dimettere dalla carica di segretario sembra indicare la quasi certezza della vittoria di questi.
Non c’è dubbio che Alfano come segretario in carica parte in vantaggio: è il più visibile e dispone dell’apparato del partito.
Parliamo dell’election day previsto a gennaio. Si voterà in Lombardia, Lazio e Molise. Lei crede che il Pdl farà in tempo a proporsi in modo credibile all’elettorato?
Io credo che perderà tutte e tre le elezioni. E’ abbastanza facile prevederlo. Rivincere in Lazio mi sembra una impresa disperata, al di là del merito di Fiorito che poi era un ladro di polli. Ma l’impatto di immagine è stato talmente devastante che il Lazio lo vedo perduto. Lo stesso credo anche per la Lombardia. Intanto non sappiamo se il Pdl andrà al voto unito o diviso. Ad oggi la situazione è che Albertini ci sarà e ci sarà anche la Lega. Quell’elettorato di centrodetra è diviso: se trovano un modo di unirlo, bene. Ma questo potrebbe non bastare, pensiamo all’exploit di Grillo in Sicilia. Quel 18% preso in Sicilia, in Lombardia può anche raddoppiare.
Anche perché il centro sinistra in Lombardia non sembra avanzare candidature di peso.
Non credo che il centro sinistra in Lombardia combinerà alcunché. Bisogna vedere cosa fa l’Udc lombarda. Pensiamo poi che il candidato del centro sinistra alle ultime elezioni si chiamava Penati. Insomma, sono messi male tutti e due gli schieramenti. Io vedo un ottimo piazzamento di Grillo in Lombardia, mentre il centro sinistra nel Lazio ce la può fare. Zingaretti è un candidato molto forte a Roma, avrebbe già vinto le elezioni contro Alemanno. Lui candidato alla provincia, mentre si votava per il comune, prese più voti di Rutelli in città. E’ molto radicato e ha fatto bene, gode di un giudizio positivo. Anche qui però non sottovalutiamo Grillo, siamo in pieno terremoto.
In conclusione, il futuro del Pdl rimane un punto interrogativo?
Il Pdl vive oggi di due opzioni di fondo abbastanza chiare. L’idea di Alfano e di tutti quelli che io chiamo “ministri” del Pdl e anche di An, è che la fuoriuscita dal berlusconismo sia in una direzione neo centrista. Un centro moderato in cui riaprire il dialogo con Casini e ricostruire una cosa di centro destra dove il centro è più importante della destra.
L’altra opzione?
L’altra linea è simboleggiata dalla Santanchè che in qualche modo è lo spirito originario di Forza Italia: no tasse, meno stato. Quello che sabato scorso Berlusconi aveva rilanciato, non era solo uno sfogo ma una linea politica concreta. E’ pieno di gente al nord che pensa che Monti li ha uccisi, la Merkel li soffoca, Equitalia li strangola. Berlusconi era riuscito magicamente a mettere insieme queste due destre, una moderata e una più agitata. Oggi nel Pdl queste due destre sono divise e le primarie del Pdl sono su questo: quindi è una bella partita fatta di idee politiche e non di conflitti di personalità.