Gianfranco Fini si gode lo scontro tra Angelino Alfano e Silvio Berlusconi e apre al segretario del Pdl. Il presidente della Camera definisce “aspro” il confronto tra i due che però, scrive in una nota, “va seguito con interesse per capire se emergerà un’identità politica veramente in sintonia con il Ppe e quindi, in quanto tale, alternativa in termini programmatici alle sinistre e mille miglia lontana dalla demagogia estremista, populista e anti-europea di tanti esponenti del Pdl e della totalità della Lega”. Il leader di Fli si dice inoltre convinto che il vero banco di prova per Angelino Alfano non è nella definizione delle regole per le primarie, “ma nel far chiarezza sul rapporto con il governo Monti e soprattutto sulla necessità per l’Italia di continuarne l’azione riformatrice anche dopo le elezioni”. Solo se ciò accadrà, conclude Fini, “si potrà davvero aprire una pagina nuova per tutti i moderati italiani. E personalmente ne sarò lieto”. Insieme a Paolo Franchi cerchiamo di capire le reali intenzioni di questa apertura.



Prima lo scontro Berlusconi-Alfano, subito dopo le parole di Fini. Cosa dobbiamo pensare?

Quando viene messa in discussione una figura come quella di Berlusconi, è chiaro che a vacillare è tutto il partito. Questo avviene semplicemente perché il Pdl, per come lo conosciamo, non prevede l’idea di una ordinata successione di ruoli: quindi, una volta che entra in crisi il fondatore e il capo indiscusso, ecco che scoppia tutto il caos a cui stiamo assistendo in queste ore.



Ed è qui che si inserisce Fini?

Di fronte a un processo confuso di questo tipo, è ovvio che in modo altrettanto disordinato si innesca un meccanismo in cui soggetti politici come Fini possono farsi avanti e tentare inserirsi.

In cerca di cosa?

Conosciamo bene la difficoltà politica che Fini porta avanti ormai da oltre un anno e mezzo, quindi con mosse di questo tipo non fa altro che gettarsi nella mischia in cui si trova attualmente il centrodestra per proporsi come un eventuale interlocutore e quindi, eventualmente, come un alleato elettorale. Di fronte a una evidente scomposizione all’interno del centrodestra e a eventuali posizioni interne che vengono a crearsi contro Berlusconi, Fini tenta solamente di farsi notare. Ed è una strategia che non sorprende più di tanto.



Come mai?

Attualmente Fini non ha molto tra le mani, quindi in realtà, anche se il suo tentativo dovesse rivelarsi infruttuoso, non rischia poi così tanto. Per Fli è difficile ritagliarsi uno spazio politico in questo momento quindi probabilmente è anche una delle poche alternative rimastegli.

Come potrà reagire il Pdl?

Al momento ho l’impressione che non sia solo il rapporto tra Fini e Berlusconi a non poter funzionare, ma anche quello con tutto il Pdl. Dopo una rottura così drammatica e plateale mi sembra davvero impensabile immaginare un qualche tipo di alleanza. Sono quindi dell’idea che, almeno in prima battuta, Fini troverà solamente un muro di fronte a sé.

 

Più avanti la situazione potrebbe invece cambiare?

Attualmente il caos è così ampio che non è possibile fare previsioni a lungo termine. Quello che non ottiene oggi, Fini potrebbe trovarlo domani, anche se inevitabilmente qualche ostacolo lo troverà sempre, a cominciare dalla posizione degli ex An e Msi che lo considerano un “traditore” per tutto ciò che è accaduto in passato.

 

Il recente funerale di Pino Rauti ne è la prova.

Esatto. Proprio per questo Fini non potrà mai avvicinarsi realmente al Pdl. Però, come dicevo, in una tale confusione come quella a cui stiamo assistendo oggi non è totalmente impensabile immaginare un leggero allargamento futuro verso Fli. Naturalmente stiamo solamente disegnando scenari che per ora restano nella fantapolitica, quindi al momento è praticamente impossibile che qualcosa possa davvero prendere corpo.

 

(Claudio Perlini)