Votare a febbraio è un errore grossolano. Così dice il segretario del Pdl Angelino Alfano a proposito della decisione di mandare al voto gli elettori di Lombardia, Lazio e Molise in quel mese. Il governo deve rimediare a un errore grossolano e madornale, il Pdl non dirà di sì. In sintesi questo il suo pensiero, che critica la distanza ravvicinata con il voto nazionale previsto ad aprile. Le date individuate dal Viminale sono infatti quelle del 10 e 11 febbraio. Ma ancor di più secondo Alfano quella del governo è una decisione presa su insistenza di Bersani: inaccettabile dice che il governo si metta ai suoi piedi e ai suoi calcoli cinici. “In questo modo” aggiunge “si condanna l’Italia a cinque mesi estenuanti di campagna elettorale. Il governo non si può mettere in ginocchio ai piedi di Bersani. Si tratta di una tassa di 100 milioni di euro per anticipare di 50 giorni le elezioni proprio mentre in queste ore si fa fatica a trovare i soldi per gli alluvionati. Siamo in una fase di difficoltà e il Pdl non può dire di sì”. Da Alfano anche un ultimatum: se Monti non interviene entro venerdì, il pdl valuterà il da farsi nel corso del weekend. Cosa fare non lo spiega, però. Non tarda la replica del Pd che parla di un centro destra che affoga nei propri litigi interni, che non sa trovare un candidato premier e neppure un metodo di selezione. Un Pdl che vorrebbe far annegare l’Italia, aggiungono. Il vicepresidente dei deputati Pd Michele Ventura parla di un Pdl che sta per disintegrassi, incapace di trovare i propri candidati alle elezioni regionali: non si può che Alfano e i suoi possano bloccare tutto e tutti come già fanno sulla legge elettorale. Infine arriva un nuovo commento di Alfano: dice di essere disposto a votare a febbraio se le elezioni regionali vengono unite a quelle nazionali. Un unico election day dunque come peraltro in molti già chiedevano da tempo, ad esempio la Lega, però ad aprile. Grande è dunque la confusioen su elezioni che tutti dicono di volere, ma che nessuno sembra in grado di fissare in modo preciso.
Che insiste su quella che lui chiama tassa Bersani, cioè il voto elettorale regionale a febbraio scorporato da quello nazionale.