Concluso il timido confronto televisivo, i candidati alle primarie del centrosinistra si preparano al voto del 25 novembre. Dopo quella che lo stesso Bersani ha definito una “festa per tutto il centrosinistra” organizzata negli studi di Sky Tg24, il confronto “adesso continua nelle piazze, nelle università e con i cittadini. Poi si vedrà”. Riguardo a eventuali coalizioni, Renzi chiude le porte a Pier Ferdinando Casini, su cui dice di non avere pregiudizi, ma “ho un giudizio sulla sua politica e faccio fatica a vederlo nell’alleanza di governo”. Bersani apre invece chiaramente ai centristi: “Non saremo settari, discuteremo con tutti quelli che vogliono porre un argine rispetto a derive di destra o populistiche”. Anche secondo Peppino Caldarola, raggiunto da IlSussidiario.net, il confronto televisivo è stato “tutto sommato mediocre, ma importante per il solo fatto che sia avvenuto”.



Come mai?

Perché in un momento in cui la politica non gode certamente di buona visibilità da parte dei cittadini, il confronto televisivo ha permesso di trasmettere l’idea di un partito composto da una pluralità di forze e di opinioni, capace di non dividersi aspramente ma di presentare il volto migliore di sé.

Per certi versi questo può essere anche un limite.



Certo, infatti potevamo anche aspettarci una proposta più forte, uno slogan d’effetto da parte di qualcuno, invece hanno tutti deciso di rinunciare. Abbiamo sostanzialmente visto dei candidati presi dalla necessità di mostrarsi rassicuranti più che dalla voglia di stupire.

Come giudica le diverse visioni riguardo la coalizione?

Renzi si muove nel solco del partito a vocazione maggioritaria immaginato da Veltroni, mentre Bersani intende portare avanti il patto con Nichi Vendola e l’accordo con Tabacci, senza rinunciare quindi a un’eventuale alleanza con Casini. Anche se in questo periodo i rapporti tra Pd e Udc sono molto tesi a causa della legge elettorale.



Renzi potrà davvero rispettare queste affermazioni anche in caso di vittoria?

Quasi certamente no. Quella con Bersani è una differenza di visione abbastanza singolare, visto che nel prossimo Parlamento il Pd dovrà comunque allearsi con qualcuno. Anche se dovesse vincere la linea di Renzi, quindi, anche lui dovrà in tutti i casi trovare alleanze. Probabilmente si tratta solo di una battaglia di bandiera più che di un vero contrasto politico.

Bersani si conferma ancora il rappresentante più rilevante del partito?

La caratteristica di Bersani come “primus inter pares” è ormai molto netta, mentre devo ammettere che, a differenza di quanto in molti hanno scritto, personalmente non ho visto tutta questa grinta da parte di Renzi che, senza la rottamazione come tema prevalente, morde decisamente di meno. Ho comunque l’impressione che Bersani possa adesso apparire come il premier più adatto.

Forse Renzi sta tentando di distaccarsi in parte dalla semplice figura di rottamatore per dimostrare qualcosa di più.

E’ probabile. Sicuramente si sta ponendo il problema di non apparire più come il “ragazzino” del Partito Democratico che vuole semplicemente rompere le uova nel paniere, intenzionato invece ad apparire anche lui come un leader responsabile. Facendo così ha probabilmente guadagnato in credibilità, ma certamente ha perso in smalto.

Su quali temi crede stia puntando adesso il centrosinistra?

Al di là del dibattito, durante il quale ne abbiamo comunque avuto conferma, sembra che tutti i candidati vogliano ritrovarsi uniti sulla questione sociale, criticando il governo Monti e in particolare il ministro Fornero. Su questo punto è senza dubbio presente un’unità d’intenti, in cui i “montiani” del Pd sono sostanzialmente scomparsi.

Non le sembra però curioso che i maggiori esponenti del Pd si scaglino contro Monti, nonostante il partito sostenga l’attuale governo?

In effetti è bizzarro, perché senza il Pd il governo Monti non sarebbe durato un giorno. Questa operazione di distacco da Monti è forse condotta troppo frettolosamente da tutti i candidati e rischia di rendere poco comprensibile un anno di appoggio parlamentare. In questo senso il Pd fatica a spiegare al proprio elettorato come mai abbia appoggiato Monti fino ad ora: inizialmente aveva detto di averlo fatto per accantonare Berlusconi, però nel frattempo sono accadute tante altre cose da cui adesso il Pd pre-elettorale vuole prendere le distanze. Obiettivamente è una contraddizione.

Vede comunque Bersani sempre in vantaggio?

Al momento sì, ma la partita resta comunque aperta soprattutto perché le primarie del Pd rappresentano l’unica proposta di partecipazione politica che in questo momento è sulla scena. Questo può portare molte persone ad accettare la linea di Renzi, quindi la vera incognita non sarà tanto il numero dei votanti, quanto la loro composizione.

 

(Claudio Perlini)