Dicono i maligni che Bersani abbia evitato le telecamere Rai e preferito quelle di Sky perché il confronto con gli altri candidati alle primarie sarebbe stato, in questo modo, visto da molte meno persone. E in effetti, gran parte degli osservatori hanno sottolineato, anche in questa occasione, la netta superiorità comunicativa del suo più pericoloso avversario, Matteo Renzi. Nel frattempo, il centrodestra si attrezza per la prima volta per dar vita ad una competizione analoga. Abbiamo chiesto a Alessandro Amadori, direttore e fondatore dell’istituto di ricerca Coesis, quali scenari si prefigurano. E come potrebbe evolvere la situazione in Lombardia.
Partiamo dalla scontro interno al centrosinistra: chi è risultato il vincitore del confronto su Sky?
Abbiamo fatto un’analisi accurata del confronto televisivo e dal punto di vista della performance comunicativa possiamo dire che abbia indubbiamente vinto Renzi. Tuttavia, rispetto alle intenzioni di voto dell’elettorato non è cambiato nulla; anzi, probabilmente, paradossalmente, forse Bersani ne è risultato avvantaggiato.
Com’è possibile?
Dopo il confronto televisivo, la percentuale degli indecisi e calata e le loro intenzioni di voto si sono riposizionate orientandosi sulla propria area politica di riferimento. Non c’è stato, quindi, alcuno spostamento di voti quanto, piuttosto, un consolidamento dei consensi dei candidati direttamente proporzionale a quello di cui godevano precedentemente al dibattito.
Attualmente, quindi, su che percentuali si attestano?
Bersani attorno al 40-44%, Renzi attorno al 35%, Vendola attorno al 13, Puppato al 4% e Tabacci al 3%.
Passiamo al centrodestra: è trapelato che secondo Berlusconi le primarie sono inutili, dannose, un «bagno di sangue» ove emergeranno tutte le divisioni presenti nel Pdl
Credo che, come per il centrosinistra, rappresentino un meccanismo in grado di rafforzare la democrazia. Se il principio valeva meno in presenza di una leadership forte come quella di Berlusconi, ora sussistono le condizioni perché anche il Pdl faccia le proprie. La democrazia occidentale sta evolvendo verso una crescente domanda di democrazia partecipativa; le primarie rappresentano, in qualche modo, l’altra faccia della volontà di partecipazione, sul piano sociale, espressa da internet. E, benché possano non esprimere un leader forte, rispondono pur sempre a questa esigenza.
E’ opinione comune che Alfano parta decisamente avvantaggiato. Ci potrebbero essere sorprese sul fronte degli altri candidati?
La campagna elettorale potrebbe consentire ai diversi candidati di acquisire una certa visibilità. Penso, ad esempio, a Galan: ha un curriculum di tutto rispetto, dà l’idea di essere una persona rispettabile, e la sua ricetta liberale è chiara. Non escludo che qualche ex colonnello di An possa provare a diventare generale. Perché, ad esempio, se il sindaco di Firenze è in lizza per la leadership del centrosinistra, non potrebbe capitare altrettanto, nel centrodestra, a quello di Roma? In sostanza, non sono così convinto del fatto che nel centrodestra ci sia il deserto. Le primarie potrebbero far emergere personalità sin qui rimaste compresse.
E in Lombardia, invece, cosa accadrà? E’ verosimile un testa a testa tra Albertini e Ambrosoli
L’impressione è che Ambrosoli parta decisamene avvantaggiato. La crisi di immagine globale del centrodestra colpisce anche la Lombardia; ricordiamo che in Regione, del resto, all’indebolimento della Lega è seguito a ruota quello del Pdl e, alla fine, c’è stata la crisi che ha portato alle elezioni anticipate. Normalmente, gli elettori non perdonano ad una classe politica l’ingovernabilità e, alle urne, lo dimostrano. Non dimentichiamo che, infine, in questa tornata, il centrodestra marcerà diviso.
Su che percentuali siamo, in questo caso?
Basti pensare che il Pdl viaggia attorno al 15-16%, come la Lega, mentre il Pd, da solo, è attorno al 28-29%. Se riuscirà ad allearsi con il centro (6%) potrebbe raggiungere il 35%. Affinché la partita possa riaprirsi e risultare incerta, Albertini dovrebbe riportare l’elettorato deluso del centrodestra alle urne, galvanizzarlo e riassorbire quote di voto che, attualmente, i partiti del centrodestra non hanno.
(Paolo Nessi)