Non bastava la legge Calderoli, meglio nota come Porcellum, cui tutto il Parlamento si sta affannando per dare degna sepoltura: nel dibattito su come abolirla, non solo spunta il lodo Calderoli, ma pure il lodo Calderoli bis. Ricapitolando: in commissione Affari costituzionali, al Senato, Pdl-Lega-Udc-Api-Mpa, alcuni giorni fa, approvano un emendamento che attribuisce un premio di maggioranza del 12,5% solo a chi superi il 42,5% dei consensi. Una soglia irraggiungibile da chiunque. Si cerca di rimediare allo strappo con il cosiddetto lodo Alimonte: soglia al 40% e un “premietto” del 10% al partito che non la raggiunge. Va bene al Pd, ma il Pdl dice no. Ecco, allora, che Calderoli si riscopre paciere. E propone il suo lodo: laddove nessuno raggiunga la soglia stabilita, si attribuisca un premietto pari al 20% dei consensi che la lista maggiore ha guadagnato. Il Pd vuole il 30%, si cerca di mediare al 25%. A quel punto, arriva il lodo Calderoli bis: premietto pari ad una percentuale dei voti presi, ma calcolato su base progressiva. Ovvero: se il primo partito prende tra il 25 e il 30% dei consensi, sarà premiato con un ulteriore 15% dei voti ottenuti; se prende tra il 30 e il 35% godrà del 20% in più; chi è tra il 35 e il 40% gode di un altro 25% e così via. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con Augusto Barbera, professore di Diritto costituzionale presso l’Università di Bologna.
Anzitutto, cosa ne pensa delle ipotesi avanzate da Calderoli?
Il premio deve consentire la formazione di una maggioranza assicurando, quindi, la governabilità. Qualsivoglia fine alternativo, rispetto agli interessi dei cittadini, ha valore pressoché nullo.
Ci spieghi meglio
Agli elettori, prevalentemente, importano due cose: che ci sia una maggioranza in grado di governare (e su questo fronte, attualmente, non ci sono proposte); e che possano eleggere direttamente i propri rappresentanti. Attraverso i collegi uninominali o attraverso le preferenze. Opzione, quest’ultima, che personalmente spero venga scongiurata. Come è noto, non consentono ai cittadini di scegliere, ma ai deputati che hanno maggiori disponibilità finanziarie o capacità di rapportarsi a interessi particolari di essere scelti.
Se tutto resterà invariato o se si escogiterà un compromesso al ribasso, come la prenderanno gli italiani?
Aumenterebbero gli astensionisti o gli elettori di Grillo.
Si obietta che, considerando l’attuale frammentazione dei partiti, il premio necessario per garantire una maggioranza potrebbe essere talmente alto da inficiare il rapporto tra volontà popolare e rappresentanza
Me ne rendo perfettamente conto. Credo, infatti, per questa ragione, che la via maggiormente praticabile sia quella dell’introduzione del doppio turno. Se nessuna coalizione raggiunge una soglia stabilita in partenza, si consenta alle due più votate di presentarsi, a stretto giro, nuovamente agli elettori; magari, permettendo loro degli aggiustamenti in termini di alleanze, tra il primo e il secondo turno. Nel medesimo frangente, l’Udc, se vuole intestarsi il ruolo di ago delle bilancia, potrebbe farlo in maniera trasparente, dovendo scegliere con chi stare. Eventualmente, infine, si conferisca un premio alla coalizione che prenderà più voti.
Quali sono gli ostacoli maggiori che, in Parlamento e tra i partiti si frappongono all’ipotesi?
Il Pd, in linea di massima, è sempre stato favorevole, salvo la scarsa convinzione di andare fino in fondo, in base al ragionamento secondo cui, in ogni caso, considerando l’ostilità del Pdl, non ne valesse la pena.
E perché il Pdl si è sempre dichiarato ostile?
Il centrodestra si è sempre detto convinto del fatto che gli elettori moderati non sarebbero mai andati a votare per due domeniche di fila.
E’ così?
Non credo. In Italia abbiamo un esempio di doppio turno perfettamente funzionante, che è quello previsto nel caso delle elezioni comunali.
I maligni, oltretutto, affermano che il Pdl ha posto la soglia per ottenere il premio al 42,5% per determinare uno scenario in cui nessuna possa dirsi vincitore. E per poter governare da sconfitti
L’intenzione è quella di impedire al Pd di vincere. E’ pur vero che, effettivamente, il premio di maggioranza risulterebbe estremamente alto. E che, da questo punto di vista, il Pdl ha un alibi. Sta di fatto che nel momento in cui Alfano afferma che la legge elettorale deve consentire la sera delle elezioni di sapere chi governa, allora non restano che due opzioni: o si concede il premio, benché lo si ritenga troppo alto. O si introduce il doppio turno.
(Paolo Nessi)