La polemica sull’election day si fa sempre più infuocata. La posizione del Pdl si fa ogni ora che passa più dura. La decisione di indire il 10 e l’11 febbraio le elezioni regionali di Lazio, Lombardia e Molise non è stata digerita dal centrodestra. Che ha fatto presente come si tratti di una vera e propria tassa di cento milioni di euro che graverà sui cittadini motivata esclusivamente dalla volontà del Pd di risultare avvantaggiato alle urne. Alfano, oggi, ha minacciato addirittura la crisi di governo se non saranno accorpate le regionali del 10 e dell’11 marzo alle politiche di aprile. Chiedendo che si rinviino le prime di un mese o si anticipino le altre. Il Pd ha invitato il Pdl alla calma. Bersani ha denunciato l’intento polemico, e chiesto di pensare alle cose serie. Ovvero, a lavorare sulla legge elettorale. Dal canto suo, il capo dello Stato, per il momento si è espresso con un secco no comment. «Non parlo per ora», ha detto, facendo presente che il suo ruolo non consiste di certo unicamente nel taglio di nastri; ma, attualmente, ha fatto sapere che preferisce non esprimersi per non invadere campi di gioco altrui. Poi, ha precisato: «Non esito a esprimermi con spirito critico anche nei confronti dei comportamenti dell’attuale governo nel suo complesso, e non perdendo di vista quel che l’Italia deve al governo del presidente Monti per un recupero incontestabile di credibilità e di ruolo nel mondo». Il presidente, in mattinata, ha inoltre inviato all’Assemblea della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della piccola e media impresa un messaggio in cui si è detto convinto che il mondo che gravita attorno ad essa possa dare un contributo significativo per favorire le condizioni della ripresa. Secondo Napolitano, l’artigianato, in questa fase congiunturale negativa, ha «saputo manifestare una significativa capacità di tenuta e di resistenza e costituisce pertanto una risorsa importante per l’avvio di una prospettiva di crescita, diffusa e duratura, dell’economia e dell’occupazione». Inoltre, i suoi organismi di rappresentanza, ha fatto presente l’inquilino del Quirinale, sono stati in grado di valorizzare l’inserimento delle giovani generazioni.
Intervenendo, invece, agli Stati generali della cultura ha ricordato come il nostro debito pubblico rappresenti un peso insopportabile. Un peso che, per il capo dello Stato, dobbiamo al più presto scrollarci di dosso per scongiurare il rischio di fallimento.