Dopo lo scontro sull’election day, in cui il Pdl aveva minacciato la crisi se non si fossero accorpate le politiche di aprile e le Regionali (10 e 11 febbraio), Alfano e Bersani sembrano essersi riconciliati. Intervenendo all’assemblea della Cna, si sono detti entrambi contrari all’ipotesi di un Monti bis: «non ci scommetteremmo neanche un centesimo». Più cauto, invece, Casini, che ha ribattuto: «nella vita mai dire mai». Nel frattempo, le condizioni affinché chi vinca possa governare collidono con l’incapacità che, ad oggi, sta dimostrando la politica nel varare una legge elettorale che garantisca una maggioranza politica. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con Paolo Franchi, editorialista del Corriere della Sera.



E’ sincero Bersani?

Bersani, in fondo, come del resto Casini, non ha fatto altro che ripetere quello che ha sempre detto. Manifestando, per l’ennesima volta, la sua contrarietà al Monti Bis. D’altro canto, è il suo momento. Quando, se non ora, si potrà giocare la partita per la guida del governo, a capo di una coalizione che non si sa ancora quanto sarà ampia? Non si capisce, quindi, che interesse avrebbero sia Bersani che il Pd per un secondo mandato di Monti.  



C’è chi dice che, in fondo, al Pd non spiacerebbe che qualcuno, considerando la difficilissima situazione in cui il prossimo governo si troverà ad esercitare, gli togliesse le castagne dal fuoco

Beh, prima o poi dovranno pur governare. E se non ora, mi domando quando pensano di poterlo fare. Del resto, anche se uno non volesse credere alle sue affermazioni, il suo atteggiamento sulla legge elettorale riflette, indirettamente, le sue reali intenzioni. Non credo che si affannerebbe per l’introduzione di un premio di maggioranza alla coalizione o al partito vincente se non volesse sinceramente varcare la soglia di Palazzo Chigi.



E Alfano?

Non possiamo escludere del tutto che fosse sincero. Sta di fatto che, nell’ipotesi in cui, come è opinione prevalente, punti ad un secondo mandato di Monti, di certo non potrebbe presentarsi in campagna elettorale chiedendo agli elettori di dargli un voto che, poi, di fatto, sarebbe ignorato. Credo che, in fondo, sia questa la ragione per cui si è voluto esprimere con una tale nettezza.

E’ verosimile, quindi, che il Pdl stia lavorando a questa ipotesi?

Di sicuro, preferisce una soluzione ove non sussista alcuna maggioranza politica e si renda necessario il Monti bis. Meglio far parte di un governo di grande coalizione che trovarsi all’opposizione.  L’innalzamento della soglia per ottenere il premio elettorale è evidentemente funzionale all’impossibilità di ottenere una maggioranza politica.

Resta da capire se Alfano sia il vero interprete del Pdl

Occorrerebbe un esercizio di divinazione… Comprendere chi è interprete di cosa è pressoché impossibile. Non si capisce, anzitutto, se la posizione di Alfano sia maggioritaria, salvo il fatto che solo le primarie potrebbero confermarlo; ma, d’altro canto, non è per nulla sicuro che si facciano. E, posto che sia ancora Berlusconi a dettare la linea, e Alfano ne sia il portavoce, di quale Berlusconi stiamo parlando, dato che cambia idea ogni giorno? E la cambia, in particolar modo, su Monti.

E’ verosimile una scissione del Pdl, con una lista di fedelissimi di Berlusconi?

Io, all’idea di un passo indietro definitivo di Berlusconi, non ci ho mai creduto. Rispetto a questa ipotesi, potrebbe preferire costituire, effettivamente, un partito di fedelissimi con il quale entrare in parlamento disponendo di una 40ina di parlamentari.

Che idea si è fatto, invece, sulla polemica relativa all’election day?

Mi pare evidente che ci siano interessi contrapposti: il Pdl non vuole arrivare alle elezioni nazionali subito dopo aver perso disastrosamente quelle regionali. Il Pd, invece, sa benissimo che risulterebbe estremamente avvantaggiato da una sconfitta del centrodestra precedente alle politiche.

Il Pdl se non si accorperanno le elezioni, potrebbe aprire una crisi di governo?

Non mi pare che si trovi nelle condizioni di anticipare le elezioni. Tanto più che ancora non è chiaro cosa intenda fare Berlusconi. A seconda del fatto che costituisca o meno una propria formazione, le carte in tavola cambierebbero radicalmente.  

Crede, in ogni caso, che la riforma elettorale vedrà mai la luce? Schifani si è detto convinto che sarà varata entro novembre

Penso che, alla fine, si terrà il porcellum. Al quale, attraverso un accordo al ribasso, sarà apportata qualche modifica. 

 

 

(Paolo Nessi)