L’ex ministro del Bilancio della prima Repubblica, l’uomo su cui si concentravano molte ironie sul debito pubblico italiano, non è affatto “impazzito”. Ha sempre la battuta pronta, i ricordi e i passaggi storici decisivi sempre ben presenti nella sua mente. In più sa leggere la politica come ormai pochi sanno fare. E con lo pseudonimo di Geronimo ha scritto libri che hanno fatto ben comprendere le ragioni del passaggio dalla prima alla seconda Repubblica. Perché qualcuno aveva il dubbio che l’ex grande democristiano fosse impazzito? Perché qualche mese fa, Paolo Cirino Pomicino aveva rilasciato una dichiarazione alla Zanzara su Radio 24 in cui diceva: “Grillo? Serve moltissimo. Sta facendo una cosa giusta: manda nelle istituzioni i rappresentanti di un disagio. Senza Grillo, quel disagio sarebbe stato il terreno di cultura di movimenti anarchici. Lui li porta nelle istituzioni democratiche”. Era il periodo appena successivo alle elezioni amministrative e il Movimento 5 Stelle coglieva i primi successi significativi (Parma ad esempio), ma soprattutto offriva l’immagine di un raggruppamento politico che infastidiva il “Palazzo” e i partiti e che veniva subito bollato o con antichi epiteti vetero-comunisti “populisti” (avessimo noi italiani un po’ di antico populismo americano!), oppure con la formula più brutale di antipolitica, linguaggio quasi cosmologico, perché sembra evocare l’antimateria, che è poi strettamente legata alla materia. Beppe Grillo, che resta un comico senza proposta politica, ma che in questo contesto italiano confuso e contorto, rispetto agli altri appare quasi come un “Bismarck”, non ha affatto trascurato l’osservazione di Pomicino e l’ha rilanciato in un comizio ad Aosta, rappresentando il suo Movimento come il vero baluardo contro l’eversione, forza che fa paura alla vecchia politica, “ultima speranza di una rivoluzione senza violenza”. E soprattutto, probabilmente confortato dai sondaggi, prima forza politica italiana. Il Movimento 5 Stelle lo si dà, per esempio, primo partito niente meno che in Lombardia.
Scusi, Cirino Pomicino, ma Grillo ha veramente questi meriti di convogliare una protesta sempre più vasta nelle istituzioni democratiche?
Qui non si sta giudicando la proposta politica di Grillo, che neppure io riesco a vedere. Ma non c’è dubbio che questa grande area di disagio, di protesta, di disaffezione esista e venga oggi catturata da Grillo. Come non si può prendere atto di questo? Questa grande area di totale dissenso sarebbe oggi, senza Grillo, su posizioni molto più radicali, magari sarebbe un pericolo maggiore per la vita democratica di questo Paese. A suo modo, Grillo svolge questa funzione che può essere di deterrenza. Che cosa fanno gli altri partiti invece? Diciamo la verità: non esistono più, sono letteralmente implosi. Si riducono come partiti a fare solo del marketing politico.
La vasta area del disagio e della protesta è alimentata dall’astensionismo e dal grillismo. Va a contrapporsi comunque anche contro questo Governo, che guida il Paese in una crisi difficilissima.
Mi scusi, ma che cosa devono pensare le persone, gli italiani, di questo governo tecnico? Se parliamo di un recupero delle credibilità internazionale dell’Italia, dopo l’ultimo anno del governo di Silvio Berlusconi, sono d’accordo. Questo recupero c’è indubbiamente stato. Ma cominciamo con il dire che questo governo nasce perché i partiti politici della seconda Repubblica sono fuggiti, sono letteralmente scappati. Si sono dichiarati disarmati di fronte a quello che stava accadendo. Che cosa dovrebbero pensare gli italiani della politica, dei loro rappresentanti politici?
Ma i risultati complessivi del governo nel giro di un anno, come li giudica?
A questo punto basta guardare i dati. Dal documento economico e finanziario presentato un mese e mezzo fa salta fuori un Italia che, forse nel 2015, riuscirà a risalire nel Pil dell’1,2 per cento. Questo avviene mentre il Paese si è impoverito, mentre lo spread, nonostante tutti gli interventi, sta ancora a quota 360 punti. E mentre i partiti sono impegnati a trattare tra loro per riformare il cosiddetto “porcellum” e chissà quale maggioranza potranno mai garantire anche se riformassero, cambiassero questa legge elettorale che non è certo bella, ma che almeno, anche se nessuno lo dice, assicurava una maggioranza in Parlamento. Poi ci sarebbero da fare delle riflessioni sulla natura del governo tecnico.
Quali, onorevole Cirino Pomicino?
Forse qualcuno se lo è dimenticato, ma a me viene sempre in mente quello che diceva Guido Carli sul “governo dei tecnici”. Sosteneva: “O è una suggestione, o è eversione”. La sensazione che ci sia una sorta di dittatura tecnico-finanziaria, una sottomissione alla logica dei mercati finanziari non mi sembra affatto campata in aria. In più, se posso dire, non mi pare che questo governo abbia una visione di come si debba guidare un Paese, abbia la capacità di dare una prospettiva di crescita, di speranza al Paese. Si può sapere con precisione che cosa ha fatto questo governo per abbattere il debito pubblico?
Quanto a debito pubblico nemmeno la prima Repubblica scherzava, però.
In questo caso basta fare i conti. Al costo del denaro corrente. Sono stati fatti, ma i giornali evidentemente si dimenticano di scriverlo. Nella prima Repubblica, in quarant’anni, comprendendo la ricostruzione dopo la guerra, il fatto di aver portato l’Italia tra i sette Paesi più industrializzati del mondo, le crisi cicliche e l’inflazione, ci siamo indebitati per 839 miliardi di euro. Nei venti anni della seconda Repubblica l’indebitamento è stato di 1100 miliardi. In più il Paese, tranne un 10 per cento che è diventato più ricco, si è impoverito, mentre durante la prima Repubblica, credo che nessuno possa contestarlo, è cresciuto. Questi calcoli sono stati fatti, detti da qualcuno come Oscar Giannino, ma nessuno ha il coraggio di riportarli. C’è effettivamente da chiedersi il perché.
Ritorniamo alla situazione politica, agli equilibri che si potranno formare dopo le elezioni. Anche lei vede una possibilità di “tempesta perfetta”?
Questo rischio c’è. Ed è dovuto principalmente alla fuga dei partiti, alla loro implosione. E’ chiaro che difficilmente si potrà raggiungere una maggioranza in Parlamento, Poi occorrerà fare i conti, secondo i calcoli che arrivano dai sondaggi, con una pattuglia di circa 120 deputati grillini. Non so che tipo di maggioranza si possa mettere in piedi, quale soluzione si troverà, come si potrà governare e come funzionerà il Parlamento. In più vedo che si stanno formando o si tentano di formare, sono in gestazione almeno, nuove formazioni di moderati, in un florilegio di nomi che mi appaiono come la rappresentazione di una follia generale. Non credo che si possano fare previsioni e non penso che alcuni passaggi, come quella di Mario Monti al Quirinale, siano una soluzione giusta e percorribile.
(Gianluigi Da Rold)