A due giorni di distanza, si può fare il punto sul tentativo di aggregazione centrista fatto da Luca Cordero di Montezemolo. La manifestazione sembra riuscita, almeno come partecipazione e ha anche avuto una certa risonanza mediatica. Quello che si sta vedendo è che, come ha scritto Antonio Polito sul Corriere della Sera, c’è stato “un grande traffico al centro” in questi giorni, sia guardando alla riunione romana di “Italia futura”, sia guardando alle continue mosse di Pier Ferdinando Casini, sia guardano allo stesso Mario Monti che parla nella sua vecchia Università Bocconi.
Che cosa sta accadendo in questa fase politica, con questo “traffico al centro” dopo che per anni l’Italia aveva scelto il bipolarismo della seconda Repubblica? In realtà il quadro politico italiano è confuso e sotto molto aspetti preoccupante. Il centro della questione è che i sondaggi registrano ancora in questo momento una spinta all’astensionismo di vaste proporzioni e sullo sfondo c’è la possibilità che il “Movimento 5 Stelle” di Beppe Grillo sia il contendente maggiore del centrosinistra. Il risultato di una simile situazione sarebbe l’ingovernabilità del Paese, con un Parlamento che dovrebbe fare delle acrobazie per formare maggioranze in grado di governare. La ragione di questo “grande traffico al centro” poggia su questa preoccupazione più che fondata.
L’espressione di questa inquietudine si può vedere in un personaggio come l’economista Nicola Rossi. Il 1 febbraio del 2011, Nicola Rossi, caso forse unico nella storia delle Repubblica, aveva inviato al Senato una lettera di dimissioni da Palazzo Madama. In quel momento era senatore del Partito democratico. Il Senato respinse le dimissioni di Rossi che ora è formalmente nel gruppo misto, ma il suo impegno è oggi soprattutto nei comitati di “Italia Futura”, il movimento di Montezemolo.
Professor Rossi è soddisfatto della manifestazione di ieri alla Tiburtina?
Direi che si può essere veramente soddisfatti. Sono venute migliaia di persone e in questo modo si è dimostrato che questo non è un movimento di “salotti”, ma che può stare benissimo in un contesto politico e sociale popolare, che interessa tutti. Noi abbiamo messo in campo, cerchiamo di mettere in campo un’ipotesi che vuole riportare gli italiani alla politica, che cerca di battere questo astensionismo degli ultimi appuntamenti elettorali e che si profila come un’autentica minaccia per il futuro del Paese. Alla fine il declino di questo paese sta anche in questo astensionismo. Noi cerchiamo di convogliare le persone con delle proposte basate su valori liberali uniti alle necessità, esigenze, attenzioni sociali che hanno caratterizzato una buona azione politica nel nostro Paese.
Voi avete fatto un richiamo esplicito a quella che viene chiamata “l’agenda Monti”, cioè alla politica economica del Governo, anche se i dati che emergono non sono molto positivi.
Guardi noi abbiamo detto quando il Governo faceva bene e abbiamo anche sottolineato le cose che non sono state fatte oppure non sono state fatte bene in questo anno. Quindi se scegliamo questa linea lo facciamo con consapevolezza e anche un animo tranquillo. Quello che vogliamo soprattutto far capire è che l’Italia, oggi in recessione, si troverà di fronte nei prossimi anni una partita difficile che si giocherà soprattutto a Bruxelles in sede europea. Quella che noi ci troviamo di fronte non è più una partita solo “domestica”. In questo momento noi vediamo che ci sono molti leader che mi permetto di definire più “domestici” che adatti a una partita continentale come quella che si deve affrontare.
E’ per questo che fate una sorta di endorsement o di chiamata per un secondo governo con Monti.
Quale altra persona oggi in Italia potrebbe affrontare una simile partita tanto complicata in Europa, nel mondo intero? In questo momento occorre avere chiaro nella testa questa situazione e non si vedono in giro molte altre possibilità.
Esiste però il problema di una situazione di disagio italiano che la politica economica di questo governo non ha risolto.
Le ho già detto che le critiche, quando andavano fatte le abbiamo fatte anche noi. Esiste indubbiamente una questione fiscale, c’è la necessità di una riduzione della pressione fiscale, di un taglio delle tasse. Noi abbiamo guardato con attenzione all’ultima fase del governo, dove c’è stata una discontinuità positiva rispetto ai tagli della spesa pubblica, a una attenzione alle privatizzazioni per abbattere il debito. Complessivamente direi che si può caratterizzare il nostro impegno con una linea che tenga conto del ruolo europeo che si deve avere; un’attenzione ai tagli di spesa e un’attenzione ai programmi di privatizzazione. E’ questo percorso che può portare a un indispensabile taglio delle tasse.
(Gianluigi Da Rold)