Se il tovagliolo di Montecatini è autentico, forse è lì che si trova il Berlusconi più autentico. E forse è proprio a quegli spunti che si può far riferimento per capire quale sia il vero pensiero del fondatore del Pdl, se quello conciliante del comunicato sul passo indietro (25 ottobre), oppure quello barricadero e antisistema della straripante conferenza stampa di Villa Gernetto (27 ottobre). Due posizioni in totale conflitto fra di loro.
Capire cosa abbia in testa il Cavaliere è decisivo per ipotizzare il futuro del Popolo della Libertà. E su quel tovagliolo traspare una visione del prossimo futuro molto più lucida di tanti dirigenti di Via dell’Umilità. Un diagramma cartesiano tutto giocato sulle antitesi vecchio-nuovo e sporco-pulito sarebbe la chiave per interpretare la prossima campagna elettorale. Una sfida titanica per il Pdl, che parte di sicuro identificato come il vecchio e anche un po’ con lo sporco delle inchieste, degli scandali e della corruzione.
Per lo stesso Berlusconi sarà un’impresa rilanciarsi dopo vent’anni dalla discesa in campo e dopo che tante delle speranze che aveva suscitato sono andate deluse. Ma lui non intende farsi da parte, tanto che si fa sempre più strada l’idea che l’ex premier intenda lasciare la sua creatura politica al suo destino e fondare un partito nuovo di zecca.
Nello stato maggiore che aveva applaudito il passo indietro e l’annuncio delle primarie sono giorni di autentico terrore per quello che potrà succedere. Anche se la gran parte dei parlamentari si è schierato con Alfano su una linea moderata, diffusa è la convinzione che il partito non saprebbe reggere a una clamorosa rottura con il suo fondatore. L’ottimale per questo gruppo sarebbe il Berlusconi padre nobile ai margini della scena, ma non del tutto fuori. Il Cavaliere in campo, persino con un improbabile partito Briatore-Santanchè-Brambilla, è scenario da togliere il sonno ad Alfano e ai suoi colonnelli.
Di sicuro il Cavaliere sta mantenendo il centro della scena, sparigliando le carte di continuo. Un esempio è illuminante: la virata netta in materia di legge elettorale contro il sistema delle preferenze mette in crisi tutta la delicata diplomazia tesa a creare un fronte comune con Udc e Lega. Berlusconi motiva questo dicendosi letteralmente terrorizzato dal voto di scambio: “Non si dimentichi che Fiorito nel Lazio e Zambetti in Lombardia sono stati eletti con le preferenze”, ricorda.
In questo modo, come in un infinito gioco dell’oca, la trattativa sulla legge elettorale è destinata a ricominciare da capo dopo questo ponte, che il Cavaliere trascorrerà in Kenia, ospite del resort di Flavio Briatore.
A questo punto per il Pdl è necessario interrogarsi sulla propria identità. Intervistato per l’immancabile libro natalizio di Bruno Vespa, Berlusconi esclude di fare campagna elettorale contro Monti, dopo averlo in pochi giorni prima elogiato, poi apertamente criticato. Dunque linea moderatamente euro-critica, con Angela Merkel nel mirino, e non il suo successore a Palazzo Chigi.
Sarà questa la linea ufficiale del partito? Ad Alfano l’ardua sentenza. Non gli sarà affatto facile gestire questa fase in cui sarà necessario chiarire il rapporto fra il Pdl e il suo fondatore. Troppe anime, troppe spinte centrifughe al suo interno. Gli ex An, gli ex Forza Italia, gli ex Dc, gli ex socialisti, e cento altre ancora. Troppo lontani quelli che vogliono tornare ad abbracciare la Lega e quelli che guardano verso Monti e i centristi dell’Udc e di Montezemolo
E persino le primarie, che dovevano servire insieme a legittimare la sua leadership e a rilanciare il partito, potrebbero trasformarsi in un boomerang. Lo testimoniano scelte timide e balbettanti sulle regole, il rifiuto a farne uno strumento di coalizione, come chiesto da Maroni, e – al contrario, l’intenzione di correre manifestata da Giulio Tremonti e Daniela Santanchè in aperta polemica con il segretario, già azzoppato dal pesante fiasco rimediato nelle elezioni regionali siciliane.
Sarà la quadratura del cerchio: sfida per la sopravvivenza stessa del Pdl. Un salto di qualità, o la pietra tombale su un processo nato con grandi ambizioni.fra i parlamentari del Pdl serpeggia il panico per il futuro e ormai i rumors di Transatlantico danno per sempre più frequenti i segnali di fumo che i singoli lanciano ai protagonisti della futura Lista per l’Italia, a cominciare da Casini. segnali sia pubblici, sia riservati.
Ma il problema di fondo rimane uno solo: definire che cosa dev’essere domani il Pdl, che oggi rimane ancora troppo, nel bene e nel male, Berlusconi-dipendente. La politica italiana corre sempre più velocemente verso le elezioni, e non aspetta.