Dire che si sono ridotti all’ultimo è poco. I partiti hanno avuto almeno un anno di tempo per varare la legge elettorale. Non son riusciti a cavarci un ragno dal buco. Nonostante la presenza del governo tecnico li abbia dispensati da tutte le altre incombenze. Ora, il Parlamento ha ricevuto un ultimatum. Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha posto il 26 novembre come limite ultimo per dar vita a un testo di riforma. Poi, quel giorno, inizierà l’iter parlamentare della legge, con quello che le forze politiche saranno riuscite a produrre. E, visto che finora non hanno prodotto niente, vuole dire che hanno una settimana per scrivere la riforma elettorale. Abbiamo parlato di tutto ciò con Carlo Vizzini, il presidente della commissione Affari costituzionali.
Perché, anzitutto, è stato fissata proprio al 26 novembre il termine per presentare la legge?
E’ il termine ultimo per poter disporre dei tempi tecnici per poter votare la legge sia alla Camera che al Senato, sottoporla, eventualmente, ad una terza lettura, e, laddove tutto fallisse, per modificare la legge vigente.
Verosimilmente, che caratteristiche potrebbe avere il testo che lunedì approderà il Aula?
Guardi, francamente, siamo in alto mare. Sappiamo quali sono i problemi da risolvere ma, attualmente, ogni forza politica è arroccata sulle proprie posizioni. Non vedo, da parte di nessuno, alcun segnale che indichi la volontà di fare un passo indietro per giungere ad un testo condiviso.
Quali sarebbero i problemi da risolvere?
I partiti devono, fondamentalmente, rispondere ad alcune esigenze costruendo un sistema che consenta agli elettori di votare per una coalizione, per un programma, per il proprio deputato e per il candidato premier.
Circola voce che, a questo punto, non riuscirete a varare una vera a propria riforma. Al limite, potreste riuscire a modificare il Porcellum, stabilendo una soglia per ottenere il premio di maggioranza e introducendo il premietto
Se l’ipotesi fosse questa, considerando che la soglia sarebbe così alta da non consentire a nessuno di raggiungerla, si trasformerebbe il porcellum, di fatto, in una legge proporzionale. Ebbene, sì: questo è possibile.
E’ anche probabile?
Beh, mi pare evidente che alcune forze politiche preferirebbero votare con il proporzionale per far sì che la frammentazione sia tale da non potersi determinare una maggioranza politica. E l’introduzione di una soglia al 42,5% procede proprio in questa direzione. A quel punto, anch’esse, pur non avendo vinto le elezioni, avrebbero modo, all’indomani del voto, di sedersi attorno a un tavolo per riscrivere il programma assieme alle forze con le quali si alleeranno per poter governare. Non si capisce, a questo punto, perché tali forze abbiano deciso anch’esse di indire le primarie per esprimere il proprio candidato premier. Con il proporzionale, il presidente del Consiglio sarebbe indicato a seguito di un accordo tra i partiti.
C’è anche il rischio che non si riescano a produrre neanche delle modifiche?
Sì, il rischio c’è. L’eventualità che si vada a votare con il Porcellum è da tener presente.
Sia nel caso in cui ci si limiterà ad apportare delle modifiche al Porcellum, che in quello in cui la legge resti invariata, come la prenderebbero gli elettori?
Molto male. Credo che, a questo punto, invece che continuare a denunciare i mali del’antipolitica, dovremmo chiederci se l’antipolitica non si trovi proprio in seno alle forze politiche. Non riuscire a produrre una legge fondamentale per il Paese, richiesta da molto tempo, aumenterebbe a dismisura la sfiducia nella classe dirigente. Mi rendo perfettamente conto del fatto, tuttavia, che gran parte della faccia che rischiamo di perdere, l’abbiamo, già persa.
Cosa ne pensa dello sciopero della fame del deputato radicale Maurizio Turco? Lui è convito del fatto che, a questo punto, varare una riforma elettorale ci esporrebbe al rischio di apertura di una procedura d’infrazione da parte dell’Europa. Il Consiglio europeo, infatti, ha chiesto di varare riforme di questo tipo almeno un anno prima delle urne
Quello europeo è un semplice suggerimento. Certo, avremmo dovuto realizzare la legge elettorale almeno qualche mese fa. Ma dobbiamo pur sempre ricordare che una legge varata con troppo anticipo rispetto alle elezioni pone il Parlamento in condizioni di illegittimità, perché eletto con una legge che non più valida.
(Paolo Nessi)