Benché si dica convinto del testa a testa, pure Renzi sa di essere destinato, con ogni probabilità, ad una dignitosissima sconfitta. Bersani, dal canto suo, pur accingendosi a vincere le primarie a mani basse, sa che non avrà vita facile. Pare, infatti, che sia condannato a vincere pure le elezioni politiche. Eventualità che una serie di circostanze rendono sconsigliabile. Ugo Finetti, giornalista a scritto, ci spiega quali.
Tanto per cominciare, secondo lei Renzi quante chance ha di vincere?
Più gente partecipa alle primarie è più aumentano. Per questo, ne ha ben poche. Nonostante la rimozione dei vincoli denunciati, a suo tempo, dal sindaco di Firenze, ne sono rimasti alcuni, quali il pagamento di due euro per accedere alle urne, sufficienti a scoraggiare il voto d’opinione, quello dei simpatizzanti, e degli occasionali. Verosimilmente, invece, sarà maggiormente assicurata la partecipazione organizzata. Tradizionalmente, quindi, la mobilitazione organizzata da parte di chi è abituato a farlo, ovvero dalla nomenclatura del partito.
Quindi, vince Bersani?
Direi di sì. Resta da capire se ce la farà al primo turno. In tal caso, potrebbe promettere a Renzi un ministero. Ma lui non accetterebbe. Meglio continuare a fare il sindaco di Firenze, e restare per un giro fuori dalla mischia, in attesa di crescere come leader nazionale. Tanto più che, verosimilmente, la legislatura durerà ben poco. Anche per l’eventuale presenza di decine di grillini in Parlamento. In sostanza, per Bersani non sarà una bella esperienza. Tuttavia, in questo scenario, i renziani non dovrebbero avere alcuna difficoltà a votare Bersani alle politiche. Ma in caso contrario, se Bersani non ottenesse sin da subito il 51% dei voti, e se avesse bisogno dell’appoggio di Vendola per poter essere incoronato candidato premier del centrosinistra, ne risulterebbe estremamente indebolito. Addirittura, potrebbe essere messo in minoranza, all’interno della coalizione, e finire preda della sinistra Pd, di Sel e delle istanza cigielline e della Fiom. Si aprirebbe un caso elettorale.
Cosa intende?
Gran parte di chi ha votato Renzi alle primarie, potrebbe decidere, alle elezioni, di destinare le proprie preferenze altrove. L’operazione di Montezemolo e Riccardi è volta proprio all’intercettazione di tale elettorato. E Bersani, che finora ha manifestato la sua contrarietà all’azione politica di Monti, pur sostenendolo, si ritroverebbe in una coalizione connotata in senso opposto all’agenda del professore della Bocconi. In fondo, è la preoccupazione maggiore del capo dello Stato. La ragione del “Lodo Napolitano”.
Di cosa parla?
Bersani e Berlusconi si erano accordati per andare a elezioni anticipate a novembre. Napolitano le ha rifiutate, ritenendo che, nell’ipotesi che Bersani vinca, non potrebbe mai governare il Paese con una coalizione che vale il 33% e, per di più, alleato con Vendola. Per questo, ha fatto sapere che non scioglierà le Camere prima che sia varata una nuova legge elettorale. E, preferibilmente, una legge in grado di favorire il Monti Bis…
Se Bersani, invece, vince al primo turno, che sinistra si configurerebbe?
Una sinistra ancorata al centro, ove Bersani riuscirebbe a recuperare autorevolezza, in quanto arbitro di due fazioni opposte. Il Pd, dal canto suo, si confermerebbe l’estensione di quel berlinguerismo che si trascina da anni: se ci pensa, gli esponenti del Pd non si dicono di sinistra, ma democratici. Sono già “oltre” il comunismo, la sinistra e la socialdemocrazia. Ambiscono alla creazione di un nuovo orizzonte democratico di cui facciano parte temi quali l’ambientalismo, le donne, i diritti, la Foresta Amazzonica, e via dicendo. D’Alema, per intenderci, è presidente di un’Internazionale socialista di cui il suo partito non fa parte…
Il progetto rappresentato dalla candidatura di Ambrosoli, in Lombardia, fa parte di questo nuovo “orizzonte democratico”?
Non direi. Mi dà l’impressione di essere, semplicemente, un candidato proveniente dal mondo cattolico, non assimilabile alla sinistra barricadiera: resta da capire se, effettivamente, è espressione di un movimento d’opinione consistente e reale, in grado di apportare un contributo signficativo al centrosinistra, o di una semplice finzione posta a capo, nominalmente, di una coalizione costituita dai tradizionali partiti.
Tornando alle primarie nazionali: nell’ipotesi irrealistica che vinca Renzi, come cambierebbe la sinistra?
Beh, lui rappresenta una sorta di movimento di liberazione dagli ex comunisti. Il loro peso e la loro durezza trasferitisi dal Pci al Pd si ridurrebbe notevolmente. Un peso che si è evinto, negli anni, dal fatto che il massimo della dialettica nel partito si è vista tra D’Alema e Veltroni. Gli ex democristiani, in seno al partito, non hanno mai contato nulla.
(Paolo Nessi)