Seggi aperti fino alle ore 20 in tutta Italia per eleggere il candidato premier del centrosinistra alle prossime elezioni politiche. Dopo la vasta astensione registrata durante le regionali siciliane, le primarie di oggi sono state caratterizzate da una grandissima partecipazione al voto: alle 16 risulta infatti che abbiano votato circa 2,6 milioni di persone, almeno secondo quanto riferito dal comitato renziano, il cui staff si dice convinto che l’affluenza potrà essere superiore ai 4 milioni di cittadini alla chiusura dei seggi. Mentre il sindaco di Firenze è in coda al seggio di piazza dei Ciompi a Firenze, Pier Luigi Bersani si è recato a votare al seggio di via XXIV Maggio a Piacenza, accompagnato dalla moglie e dalle figlie: “Oggi è il giorno della festa della democrazia – ha sottolineato – E’ stata una campagna elettorale meravigliosa con una partecipazione incredibile”. Il leader del Pd non si dice comunque meravigliato dall’alta partecipazione di oggi. “C’è ancora tanto da fare contro l’antipolitica, perché c’è un disagio enorme, una disaffezione, che io mi propongo se toccasse a me di guardare in faccia. Ma oggi abbiamo rotto un po’ quel muro che c’è tra politica, istituzioni e cittadini”. Le primarie, ha quindi concluso, sono “un regalo a noi e anche all’Italia. La gente vuole partecipare, perché ci stupiamo?”. E’ invece un po’ più sorpreso Alessandro Amadori, direttore e fondatore dell’istituto di ricerca Coesis, secondo cui “l’affluenza è effettivamente molto alta”.
Molto più alta rispetto alle previsioni? Fino all’ultimo non è stato possibile prevedere con chiarezza il dato riguardante l’affluenza soprattutto a causa della presenza di due forze contrapposte: da una parte la disillusione e la stanchezza dell’elettorato nei confronti della politica, dall’altra il desiderio di partecipare e di essere presenti in un momento come questo.
Quello delle primarie si è però dimostrato uno strumento efficace, non crede? Da quando sono state lanciate, le primarie hanno sempre prodotto un’affluenza significativa e spesso superiore alle aspettative, quindi a quanto pare funzionano anche meglio del voto politico ufficiale. Questo è certamente un segnale del fatto che in fondo gli italiani non si sono affatto disaffezionati della politica, ma che anzi vogliono rendersi protagonisti di momenti come questi in cui c’è davvero la possibilità di scegliere e di influire.
Un’affluenza così alta quale candidato favorisce? E’ chiaro che al crescere dell’affluenza inevitabilmente dovrebbero crescere anche le possibilità di successo per Renzi, sia perché effettivamente è il candidato maggiormente votato dai giovani e sia perché se l’affluenza è così alta è molto probabile che siano andate a votare anche molte persone esterne al Partito Democratico in senso stretto, le quali difficilmente hanno votato per Bersani.
Cosa può dirci delle ultime rilevazioni alla vigilia del voto? Gli ultimi dati mostravano un sostanziale vantaggio di Bersani, seguito da Renzi e Vendola, i quali potevano contare rispettivamente sul 40, 30 e 20% delle preferenze, con Tabacci e Puppato a dividersi il restante 10%. Ribadisco però che proprio un’affluenza così elevata potrebbe adesso sparigliare le carte in tavole e modificare notevolmente ogni previsione, quindi la partita è ancora tutta aperta.
Un eventuale ballottaggio chi favorirebbe invece?
Ricordiamo che il ballottaggio non è il secondo tempo di una partita, ma è proprio un’altra gara in cui può davvero succedere qualsiasi cosa. Però, in teoria, un eventuale secondo turno dovrebbe favorire Bersani.
Come mai? Perché l’elettorato di Vendola, che vale pur sempre un 20%, dovrebbe convergere senza troppi dubbi proprio su Bersani, il quale risulterebbe ovviamente favorito su Renzi.
(Claudio Perlini)