Il popolo del centrosinistra va alle “primarie”, forse con un risultato scontato, ma in tutti i casi con un dibattito dai toni diversi, più accesi, più contrapposti in una dialettica politica classica, che nel recente passato. La sensazione delle precedenti “primarie” era quella di assomigliare molto a una sorta di plebiscito, a una sorta di “battesimo” del leader già indicato. E non c’è dubbio che, nella disaffezione alla politica che ha investito gli italiani, queste “primarie” del centrosinistra sembrano almeno un anticorpo, un argine, un tentativo di frenare questa emorragia di partecipazione politica ed elettorale che sta avvolgendo l’Italia. Peppino Caldarola, vecchia anima di sinistra, ex parlamentare del Pd, guarda con occhio costruttivo e critico a questa consultazione che designerà il leader del centrosinistra alle prossime elezioni politiche. E centra un punto fondamentale per il futuro del Partito democratico. “Il nocciolo della questione è che queste primarie non siano una ripetizione di una consultazione plebiscitaria. Occorre vedere sia l’entità genuina della partecipazione, sia se prevarrà quello che può considerasi lo spirito dei circoli, cioè infondo delle nuove sezioni che sono collegate al territorio e rivendicano un’appartenenza politica. In nome di una scelta politica. Se questo avviene, il Pd può raggiungere l’obiettivo di diventare un partito vero, di abbandonare il ruolo che sembrava quello di un comitato elettorale fatto da post-comunisti e da democristiani di sinistra. Sarebbe un passo avanti significativo. Non saremmo di certo ancora alla fase dei socialisti francesi che rinascono con i club e portano Francois Mitterrand all’Eliseo, ma saremmo almeno su una buona strada”.
Il dibattito dimostra indubbiamente una certa vitalità interna.
Questo è vero. Le primarie questa volta assomigliano effettivamente a delle Primarie, con una destra, schematizzando, rappresentata da Matteo Renzi, da un centro, rappresentato dal segretario, Pier Luigi Bersani, e da Nichi Vendola, che si colloca a sinistra. Cito i tre protagonisti principali. Credo che alla fine la spunterà Bersani, ma occorre vedere anche quello che succede dopo.
In che senso, Caldarola?
Non sto pensando alle alleanze possibili nel dopo elezioni politiche. In questo momento guardo soprattutto a quello che avviene ed è avvenuto nel Pd. Non c’è dubbio che Renzi abbia svolto un ruolo decisivo e importante. La sua linea si può paragonare a quella di un “veltroniano aggressivo”, la sua ispirazione può essere accostata alla linea di Tony Blair. Il fatto è che Renzi, che viene dalla Margherita, ha prima rottamato i suoi, lasciando la sola Rosy Bindi a fare l’aspirante deputato in perfetta indifferenza di tutti. Poi ha costretto alla resa due personaggi come Massimo D’Alema e Walter Veltroni. Insomma un peso significativo nel partito se lo è guadagnato. Occorre vedere se saprà gestire in futuro questo ruolo che ha assunto.
Ma probabilmente Renzi non vincerà le primarie.
Credo che la spunterà Bersani, che si è collocato al centro, su una posizione che possiamo dire centrista, ma anche berlingueriana, dove sono stati accostati “conservatori e rivoluzionari”. Bersani è un vecchio professionista della politica, quello che viene da una scuola di formazione politica e che ha avuto il merito di accettare il gioco, di fare una scelta che in fondo si ispira a quella socialdemocratica.
Alla fine, Nichi Vendola appare come la vecchia sinistra, sia di derivazione comunista o socialista.
In Vendola c’è indubbiamente un’ispirazione ingraiana. Ma occorre anche dire che rispetto alla discontinuità verso l’”agenda Monti”, con le critiche al “governo dei tecnici”, Vendola è apparso anche un po’ come il riscopritore della vecchia politica di programmazione economica, un Riccardo Lombardi un po’ più a sinistra che contesta l’ineluttabilità del mercato, le regole assolute del mercato. Tutto questo ha aiutato a fare delle “primarie” un dibattito reale, con liti vere. E in questo io ci trovo l’aspetto più positivo. E’ come riscoprire una contrapposizioni e una dialettica politica, anche dura, che in precedenza era stata completamente dimenticata.
In questo senso il peso della vecchia Margherita sembra marginale.
Mi sembra proprio che sia marginale. Del resto è stato, come dicevo prima, Matteo Renzi a rottamare quello che era il suo partito di provenienza.
La mobilitazione di queste primarie può avere anche un ruolo sulla politica italiana nel suo complesso?
Qui la situazione è più complicata. Difficile fare previsioni per le elezioni e il dopo elezioni. Non siamo affatto in una situazione semplice.
(Gianluigi Da Rold)