Queste primarie stanno nuocendo gravemente alla salute di Rosy Bindi. Almeno in termini di nervoso. Come è noto, la presidente del Partito democratico, è tra le più strenui oppositrici di Renzi e del renzismo e, di conseguenza, sponsor del segretario Bersani. D’altro canto, non potrebbe essere altrimenti, essendo, contestualmente oggetto sistematico dell’invettiva del sindaco di Firenze. Che, in più di una occasione, ha duramente attaccato, oltre a D’Alema, proprio la vicepresidente della Camera. Identificandola come oggetto principale della sua tanto sbandierata rottamazione. E’ evidente che la Bindi non l’ha presa bene. Sul personale. Anche perché Renzi, più volte, aveva promesso che se avesse vinto l’avrebbe mandata a casa. Lei, in tutta risposta, a differenza di D’Alema e Veltroni, che hanno annunciato la decisione di non ricandidarsi, chiederà una deroga al partito per non lasciare, dopo decenni di frequentazione, il Parlamento. Ieri, sul Tg3 di Bianca Berlinguer, l’ennesimo episodio legato alle primarie che le è rimasto di traverso. Stava cercando di parlare. Spiegando che l’unità del partito si costruirà attorno al leader che emergerà da questa competizione. Ma la direttrice del telegiornale non l’ha lasciata concludere. Dando la linea a Diego Bianchi, alias il popolare Zoro. Dopo un certo periodo, la Bindi ha ripreso la parola. E ha tentato, nuovamente, di dire la sua. Proprio contro Renzi. Stava spiegando che la sua affermazione deriva, prevalentemente, da una grande capacità comunicativa. Stava per concludere il discorso, quando la Berlinguer l’ha interrotta di nuovo. Per collegarsi con l’arrivo di Nichi Vendola al seggio in cui avrebbe votato. A poco sono valse le scuse della Berlinguer, che ha precisato che non poteva non ascoltare il suo intervento. Tuttavia, «in questo momento non sta parlando, e io non sono riuscita a concludere un ragionamento» ha protestato la BindI. Niente dare. Nonostante le protesta, la Berlinguer le ha tolto la parola. E la Bindi, pensando di non essere ripresa, è esploso in un silenzioso «ma vaffa…».