Ancora si attende il risultato definitivo delle primarie del centrosinistra. Come riporta l’ultimo aggiornamento del sito internet ufficiale di questa gara elettorale, alle ore 2.25 erano state scrutinate neanche la metà delle sezioni totali, 3.992 su 9.232, e il dato è tuttora fermo a questa cifra. I risultati definitivi, che verranno diffusi nella giornata di oggi, non dovrebbero comunque discostarsi molto da quelli raggiunti nella nottata: al momento vediamo infatti andare verso il ballottaggio i due maggiori candidati, con Pierluigi Bersani in vantaggio con il 44,33% dei consensi (523.870 voti), seguito da Matteo Renzi con il 36,29% (428.755), mentre al terzo c’è Nichi Vendola con il 15,21% (179.760 voti). Chiudono al quarto e al quinto posto Laura Puppato con il 2,97% (35.099 voti) e Bruno Tabacci con l’1,2% (14.142 voti). Le stime dei comitati di Matteo Renzi si producono in un conteggio diverso, dove il distacco tra Bersani e il sindaco di Firenze è decisamente minore (4 punti) ma sono elaborazioni statistiche su dati rappresentativi da sezioni campione, diversamente dallo spoglio che sta subendo fortemente le differenze territoriali. Da sottolineare, comunque, la straordinaria partecipazione al voto, con oltre 3 milioni e mezzo di partecipanti (secondo le stime del comitato per Matteo Renzi sono stati addirittura 4.010.000 i partecipanti al voto, anche se il record di affluenza che sembrava ormai certo non è stato raggiunto, primato che dunque resta alle primarie del 2005 che avevano portato all’elezione di Romano Prodi a candidato premier dell’Unione. Sono quindi 8 i punti percentuali che dividono il segretario del Partito Democratico e il giovane rottamatore sindaco di Firenze: gli esperti che in queste ore si sono scatenati in analisi e previsioni sono concordi nel credere che un gap del genere non sia incolmabile e che il ballottaggio potrebbe in realtà riservare diverse sorprese. Bersani, infatti, per raggiungere serenamente la vittoria al secondo turno, dovrebbe contare sull’elettorato di Nichi Vendola che probabilmente lo sosterrebbe (anche se nel discorso di chiusura di ieri notte Nichi è sembrato molto più equidistante dai due candidati alle primarie di quanto si pensasse), ma proprio questi potrebbero non essere motivati a tornare alle urne per appoggiare il leader democratico. Inoltre Renzi viene visto da più parti, non solo all’interno del tradizionale elettorato di centrosinistra, come soggetto di rinnovamento attraverso il quale destabilizzare il Partito Democratico. Tuttavia a chi “teme” che Renzi sia sostenuto per lo più o in misura consistente da simpatizzanti del centrodestra “infiltrati” alle primarie, dal comitato per Renzi (e lo stesso candidato), rispondono cifre alla mano contando i risultati delle regioni “rosse” molto meno nettamente a favore di Bersani di quanto previsto alla vigilia. Intanto Bersani si gode il vantaggio e si dice “stracontento perché è stata una giornata magnifica. Tantissima gente e un’organizzazione perfetta, non c’è stato nessun problema”.
E aggiunge: “Le primarie le abbiamo volute, le ho volute: ho sentito Renzi e gli mando un abbraccio”. Il leader del Pd spiega poi di guardare “con fiducia al ballottaggio”. Entusiasta del risultato Matteo Renzi, secondo cui di fronte a questi dati bisogna avere “il coraggio di chiamare le cose come sono. Dicevano che i renziani prendono i voti della destra. Noi abbiamo vinto nelle regioni rosse”. Il sindaco di Firenze chiede però che al secondo turno ci sia una maggiore organizzazione: “Magari mettete qualche seggio in più”. Poi si complimenta con Bersani: “Un abbraccio particolare a chi ha vinto il primo round, un applauso a Pier Luigi: un applauso di stima, di rispetto e di affetto”.