Dopo la sconvocazione della seduta notturna della commissione Affari Costituzionali prevista per la serata di ieri, si torna a parlare di legge elettorale questa sera, dalle 20.30, durante la conferenza dei capigruppo, mentre l’approdo in aula della riforma slitta nuovamente fino a mercoledì 5 dicembre. Il raggiungimento di un’intesa appare dunque sempre più lontano, almeno in questo particolare momento politico, anche se tra le varie parti regna un certo ottimismo: da una parte è atteso l’esito del ballottaggio delle primarie del centrosinistra, in programma domenica prossima, mentre dall’altra c’è un Silvio berlusconi sempre più convinto a ridiscendere in campo e che potrebbe anche frenare ogni tentativo di riforma per andare al voto con il vecchio Porcellum. Poche ore fa il senatore della Lega Nord, Roberto Calderoli, ha fatto sapere che una via d’uscita da questo groviglio “forse è stata anche trovata, ma verrà ufficializzata solo dopo domenica. Per oggi non se ne fa niente”. L’ultima proposta di Calderoli dovrebbe prevedere un premio alla prima coalizione sopra il 35% e alla prima lista tra il 25 e il 35%, con scaglioni di premio di un punto percentuale. Questi consentirebbero di fatto di governare solo alla coalizione capace di superare il 38%, alla quale andrebbe dunque il 50,5% dei seggi. Calderoli si dice comunque convinto che tutto sarà più chiaro “quando si saprà chi ha vinto le primarie del Pd”. Intanto, a margine di un convegno a palazzo Giustiniani organizzato da Federdistribuzione, il presidente del Senato Renato Schifani ha fatto sapere che se il rinvio dell’approdo in Aula della riforma della legge elettorale “dovesse essere breve e costruttivo non sarò io ad impedirlo”. “Io lavoro – ha poi aggiunto Schifani – per la stesura di un testo ampiamente condiviso sul quale le forze politiche riflettano. Mi risulta che si stia lavorando in tal senso e quindi rimango fiducioso in una logica attenta, ma nello stesso tempo propositiva e costruttiva”. Di tutt’altra opinione il senatore Pancho Pardi, dell’IdV, secondo cui “il Senato è allo sbando. Ormai la situazione sulla legge elettorale cambia a seconda dei piani di Palazzo Madama che si frequentano: il presidente Schifani ci fa sapere che si può procedere a un rinvio della riforma elettorale, Vizzini auspica invece che il testo approdi in Aula in settimana, la Commissione non ha ancora uno straccio di proposta da esaminare e intanto nei sottoscala continuano le trattative semiclandestine”.
Le istituzioni, aggiunge poi Pardi, “non stanno facendo una bella figura di fronte ai cittadini e si rafforza sempre di più il rischio di andare alle elezioni con l’attuale e improponibile legge elettorale. L’unico modo per spazzare via il Porcellum è approvare la nostra proposta di ritornare al Mattarellum, sostenuta da 1 milione e 200 mila italiani, per restituire centralità agli elettori, chiarire alleanze e programmi prima del voto e garantire la governabilità. La maggioranza parlamentare ha sempre fatto orecchie da mercante”.