Ecco nero su bianco i risultati definitivi delle primarie del Centrosinistra resi noti dal collegio dei Garanti: Pier Luigi Bersani ha ottenuto 1.393.990 voti pari al 44,9 per cento, Matteo Renzi 1.103.790 voti pari al 35,5 per cento, Nichi Vendola 485.158 voti pari al 15,6%, Laura Puppato 80.600 voti pari al 2,6% e Bruno Tabacci 80.600 voti pari al 2,6%. I voti validi sono stati 3.107.568. Pierluigi Bersani e Matteo Renzi si apprestano, dunque, ad un infuocata settimana in vista del ballottaggio in programma la prossima domenica. “Secondo le nostre rilevazioni- dice il sondaggista Nicola Piepoli dell’omonimo Istituto di Ricerca- le proporzioni dovrebbero attestarsi intorno al 60% delle preferenze per Bersani e circa il 40% per Renzi. Non perchè i punti di distacco fra i due candidati al ballottaggio siano troppi per essere recuperati ma perchè i 3.100.000 elettori che hanno votato, difficilmente cambieranno le proprie idee. Per modificare le intenzioni di voto di un numero così consistente di elettori non occorre una settimana, ma dal mese e mezzo ai due mesi”. “Se dovessi fare una stima- dice Alessandro Amadori, Fondatore e direttore dell’Istituto Coesis Research- direi che l’intervallo probabile per Bersani è dal 52 al 56% e per Renzi e dal 44 al 48%. Questi sono i valori al 95% di probabilità, quindi è altamente improbabile che Bersani vada sotto questo intervallo e che Renzi lo superi”. Il comitato elettorale del “rottamatore” aveva contestato il divario fra lui e Bersani. “Non ho ancora capito quanti voti ho preso. Sicuramente più di un milione, ma i numeri sono ancora ballerini. Però nessuno di noi grida al complotto, chiediamo solo che il comitato organizzatore metta online i verbali di tutti i 9.000 seggi. Nessuno ha niente da temere. L’appunto è che nei 4.000 seggi dove erano presenti i responsabili della mia lista lo scarto era di 4 o 5 punti. Ma ora non cambia niente, si riparte zero a zero”. “ Se c’è una scienza esatta è proprio quella delle ricerche- ribadisce Piepoli- Se i nostri sondaggi davano Bersani al 44% e il sindaco di Firenze al 36%, i risultati finali non ci hanno dato torto e, a questo punto, possiamo dire che non c’è alcun sospetto di brogli.
La cifra che abbiamo fornito, sulla base di 25.000 chiamate ed interviste svolte proprio il giorno stesso del voto, è corretta in funzione della correttezza dei dati forniti dal Collegi dei Garanti”. Se la precisione è quasi millimetrica per i dati forniti da Piepoli, anche Amadori snocciola i numeri che confermerebbero i risultati forniti dal collegio dei Garanti: “Non ho idea perchè il sindaco di Firenze metta in discussione l’attendibilità del risultato ma, da ricercatore, posso dare i nostri dati che tenderebbero a confermare la correttezza del voto. Noi abbiamo iniziato a fare sondaggi due mesi e mezzo fa e, sin dalla prima ora, le quote dei due esponenti principali erano esattamente quelle che si sono registrate nella realtà con un’oscillazione che dava Bersani fra il 40 e il 45% e Renzi fra il 30 e 35%. Se i sondaggi, già alla fine dell’estate, davano esattamente il quadro poi uscito dalle urne, perchè dovremmo immaginare che ci sono stati brogli oppure che gli intervistati abbiano alterato i dati o mentito?”. Le polemiche non si fermano alle preferenze di voto ma anche sulla partecipazione: “Vorrei capire in base a quale dato empirico- afferma ancora Amadori- si pensasse che l’affluenza si potesse attestare a 4.100.000 di votanti quando le primarie del 2009 avevano registrato 3.100.000 elettori. Le ultime partecipazioni alle primarie erano state calanti. Un esempio pratico sono le primarie per il candidato sindaco di Milano che sono state decrescenti, passando da 100.000 partecipanti a 60.000 nell’ultima tornata con Pisapia”. Renzi vorrebbe portare al ballottaggio più votanti possibili e, come ha fatto riferimento nel suo discorso subito dopo il voto della scorsa domenica, anche “elettori delusi del centrodestra”. “Questo non muterebbe le carte in tavola- continua Piepoli- muovere milioni di persone non è così facile e ci vogliono organizzazioni forti e potenti e i partiti, oggi come oggi, non avrebbero la forza di smuovere grandi numeri”.
Per Amadori, gli innovatori come Renzi vanno apprezzati ma il suo auspicio ha pochissime probabilità di attuazione: “E’ un’affermazione concettualmente contraddittoria al sistema delle primarie di centrosinistra e del partito di cui fa parte lo stesso Renzi. Sarebbe opportuno, prima di tutto, recuperare i delusi del centrosinistra: in Sicilia un’operazione del genere sarebbe più che auspicabile, visti i dati dei delusi dal Pd. Poi magari, si potrebbe convincere quella fetta di “incerti tout court” che non voterebbero né per l’una né per l’altro schieramento e che, attualmente in Italia, rappresentano il 10%”. Renzi ha detto di essere in possesso di un sondaggio secondo cui, se uscisse dal Pd, otterrebbe fra il 12 e il 25%. “Il sondaggio sarebbe da vedere ma, a parte questo, credo che gli elettori non amino questo tipo di manovre- aggiunge Amadori- l’effetto “tradimento” non piacerebbe a quegli elettori che hanno sostenuto Renzi nella sua battaglia di rinnovamento del partito. Un esempio è Gianfranco Fini che, parecchi davano sopra il 10% e che, purtroppo, alla fine ha ottenuto un magro 2%”. E se i numeri ossessionano il “rottamatore”, il clima non può che essere infuocato: alla redazione deIlsussidiario.net sono arrivare alcune segnalazioni, di cui ovviamente non è possibile constatare la veridicità, su possibili irregolarità nelle operazioni di voto in alcuni seggi. Un esempio, sono i presunti brogli segnalati ad un seggio cosiddetto “mobile” su alcuni votanti non del tutto auto-sufficienti.