Quali soggetti competeranno per il dopo-Monti? E quali saranno le loro note dominanti? Se a destra si assiste un disfacimento senza precedenti, che apre a svariate ipotesi di scissione e ricomposizione, a sinistra non si può certo apprezzare alcun valore o contenuto programmatico particolarmente luminoso. Salvo il fatto che l’unico tratto distintivo rispetto al grigiore sarà costituito, con ogni probabilità, dall’appiattimento, sul fronte dei temi etici, sul partito di Vendola e dalla volontà di introdurre una patrimoniale secca. E poi c’è il centro. Che, questa volta, potrebbe non essere ridotto al ruolo di Cenerentola del Parlamento cui la storia, negli ultimi 20 anni, lo aveva relegato. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con Roberto Mazzotta, animatore del secondo Convegno di Todi. 



La sensazione è che la politica, ultimamente, per usare un eufemismo, si sia piuttosto defilata. Trova che ci siano fenomeni degni di nota?

Anzitutto, ricordiamo che il governo tecnico non ha tanto determinato il silenzio, quanto, piuttosto, rappresenta il risultato del silenzio della politica. Al di là di questa considerazione, vanno rilevati una serie di fattori: la disgregazione politica del Pdl, anzitutto; che lo porterà, in questa tornata, ad una sconfitta. Una sconfitta che non sarà il frutto di una sana e valorosa  competizione in cui potrà dire di aver perso con dignità, ma del disfacimento della sua proposta politica. 



Veniamo al resto

Notiamo anche l’autonomizzazione della Lega, alla quale dell’Italia, ormai, importa ben poco; e la cui possibile vittoria in Lombardia desta non poche preoccupazioni, a causa della sua posizione antieuropeista e anti-italiana. Assistiamo anche ad un montare dell’antipolitica, di cui Grillo è espressione, senza precedenti. Un sentimento non tanto strutturale, quanto espressivo delle afflizioni del sistema. E che, come un qualunque foruncolo, curato il corpo malato, sparirà. Nel Pd, nel frattempo, si sta potenziando la consapevolezza di poter essere forza di governo, ma di non poterlo essere da soloi. A fronte di questa situazione, la scelta tra gli schemi di gioco si restringe decisamente.



Ci spieghi

Considerando la crisi del centrodestra, l’antipolitica di Grillo e l’isolamento della Lega, è inutile fare raffinati ragionamenti sull’affinità elettorale; si tratta di mettere assieme quelle forze che garantiscano una tenuta minima del sistema. Non vi è alternativa all’aggregazione delle forze di centro-sinistra. Con tutte le difficoltà che questo comporta.

Quali?

Il centro fatica a ricomporsi perché, negli ultimi 20 anni è stato scomposto a bombardato quasi fosse un nemico pubblico, mentre il Pd soffre la condanna di non avere più come suo baricentro i problemi sociali, ma i temi etici. Il che, laddove procede a braccetto con forze quali Sel, crea imbarazzanti situazioni.

Quindi?

L’Udc dovrà tenere fede all’impegno di Chianciano e concorrere alla formazione di un soggetto politico di centro nuovo che non si limiti all’allargamento dell’Udc. Gli altri soggetti coinvolti, d’altro canto, non accetterebbero. Inoltre, la società civile e il raggruppamento sociale che hanno prodotto Todi devono fare uno sforzo ulteriore, e comprendere come quest’area liberal-cristiana debba prendere corpo. Non per rifare la Dc, ma qualcosa di più. C’è un mondo forte, autorevole, stimato e dotato di peso effettivo nella società italiana che ha il compito di costituire un nucleo socio-politico-civile in grado di aggreggare l’area cattolico-laica.

“Nucleo”, “area”, “mondo”, “aggregazione”:  ma un partito vero e proprio dovrà prender forma o no?

Ma certo! Questa aggregazione di forze dovrà produrre uno schema di lista elettorale. E, prima o poi, dovrà ben darsi la forma di un partito. Altrimenti, sia ben chiaro, non si va da nessuna parte. Del resto, in tutti i Paesi civili si fanno i partiti. Solamente in Italia si pensa che siano soggetti impresentabili, e se ne travestono i nomi. Chiamandoli come fiori, piante o dicendo che si tratta di liste civiche. Il partito non c’è ancora ma è auspicabile che la scadenza elettorale ne acceleri i processi di formazione.

Tale area potrebbe diventare maggioranza?

Guardi, io le previsioni sono abituato a farle il giorno dopo le elezioni.

Montezemolo e Oscar Giannino dovrebbero far parte della partita?

L’iniziativa di Montezemolo è parte integrante di questo mondo, come lo sono tutte le associazioni di categoria economico-sociali. D’altro canto, si assiste alla profonda necessità di ricostituire una struttura in cui le associazioni dei lavoratori e delle imprese siano aggregate, considerando che ci troveremo in mezzo alla crisi ancora per diverso tempo e che sarà necessario tenere insieme il tutto. Giannino, invece, rappresenta il Tea Party italiano. Il che va benissimo. Deve essere lui, tuttavia, a dire se intende stare in una formazione volta ad affermare una coesione sociale fondata sulla solidarietà e sui valori d’impresa.

E’ possibile, o auspicabile, che parte del Pdl confluisca nel nuovo soggetto di centro?

La fine di un’area di rappresentanza politica è sempre un grave problema per tutto il sistema. Quindi, è anzitutto auspicabile che il centro sia in grado di rappresentare un riferimento per gran parte di quegli elettori che se ne troveranno privi. Mi interessa, invece, relativamente poco la sorte politica degli eletti della stagione passata. Anche se, ovviamente, nessuno sbarrerà le porte a quelle persone per bene che vorranno passare al centro.

In tutto ciò, Monti che fine farà?

Nei prossimi mesi l’Italia rischia di entrare nel vortice dell’instabilità finanziaria se non sarà in grado di dare garanzie circa la propria governabilità in termini, anzitutto, di risanamento economico; attualmente, Monti è una delle poche persone in grado di dare all’opinione pubblica nazionale e internazionale questa impressione. La sua azione, quindi, deve proseguire. Perchè sia lo stesso Monti, tuttavia, a proseguire nell’impegno, questa volta, dovrà prima chiedere il permesso agli italiani. Per questo è necessario creare un’aggregazione il più ampia possibile, per garantire a una sua eventuale candidatura gli strumenti parlamentari che assicurino la solidità del suo governo.

 

(Paolo Nessi