Sempre più problematico, sempre più complicato il rapporto tra Silvio Berlusconi e il Pdl di Angelino Alfano. Verrebbe anche voglia di dire che, tra dichiarazioni e controdichiarazioni, tra un riconoscimento e un ripensamento , ormai stiamo anche arrivando alla noia. Tutto questo si è ieri svolto nel giro di poche ore. Prima il Cavaliere fa la “scenata”, dopo poche ore ritorna a sostenere di nuovo Alfano. Andiamo con ordine. Si riunisce nel pomeriggio l’Ufficio di Presidenza del Pdl e il Cavaliere, dopo aver detto qualche giorno fa che “Alfano è il miglior fico del bigoncio”, mortifica indirettamente il giovane segretario, sostenendo quanto segue: “Serve una grande rivoluzione all’interno del partito, cambiando tutto e non solo il nome per recuperare i nostri elettori. Ci vuole un grande choc”.
Quale sarebbe questo choc, nel pensiero di Berlusconi? Secondo Berlusconi, ci vorrebbe un “Berlusconi come nel 1994”, cioè un altro-se-stesso. Ma a parte questa citazione, che già pare piuttosto invadente e sottolinea una irripetibilità quasi “monarchica”, il Cavaliere dà un giudizio sferzante sulle primarie che sono state il “cavallo di battaglia” di Angelino Alfano. Spiega Berlusconi: “Mentirei se dicessi che considero le primarie salvifiche. Abbiamo bisogno di volti nuovi e di protagonisti nuovi”. Dopo la scenata, il Cavaliere sostiene comunque che si affida alle decisioni del partito, anche se crede che serva altro, perché il momento è “Difficile, difficile, difficile”. In serata, contrordine compagni, il Cavaliere spiega che bisogna andare avanti con le “primarie” e Alfano ritorna il “miglior fico del bigoncio”.
Con questo tipo di interventi, con questi andi-rivieni, si può dire che Berlusconi aiuti la causa del Pdl e sorregga effettivamente e con convinzione Alfano? Nel pomeriggio, Alfano aveva detto: “Mi assumo la responsabilità delle primarie. Farle è una questione di serietà”. In serata ha detto che con Berlusconi non c’è mai disaccordo. Stefano Folli, ex direttore del Corriere della Sera, attualmente editorialista de “Il Sole-24 Ore” e uno dei più autorevoli osservatori della politica italiana, dice: “L’episodio non mi pare di grande significato politico, non stiamo assistendo a uno scontro di linee politiche o a un episodio di grande dialettica politica . Il punto vero è che il rapporto tra Berlusconi e Alfano, al di là degli episodi, degli annunci e delle smentite, sembra consumarsi sempre di più, all’interno di un partito che sta a sua volta consumandosi. Con tutto il rispetto per Angelino Alfano, non so che cosa possa fare per rilanciare un partito dei moderati, del vecchio centrodestra, senza Berlusconi”.
Come finirà questa vicenda, a suo parere ?
“Da tempo si sa che Alfano vuole smarcarsi. E questo può essere il momento giusto per farlo. Ma ripeto: non so con quali forze possa affrontare la scadenza delle prossime elezioni politiche e soprattutto in circostanze come queste. E’ anche possibile, visto quello che sta accadendo, che Berlusconi alla fine faccia una lista differente, con un altro candidato che potrebbe sostenere direttamente. Credo che sia difficile fare una previsione esatta”.
In questo modo lei non sembra offrire molte speranze al Pdl o a un partito che voglia contrapporsi al centrosinistra.
“Il credo che l’esperienza del Pdl, del centrodestra di questi anni, si stia esaurendo da molto tempo. Del resto lo abbiamo detto più volte che era un’esperienza legata alla persona di Silvio Berlusconi, alla sua discesa in campo nel 1994, a tutti questi anni di cosiddetta seconda repubblica. E’ inutile nascondere una realtà che è sempre stata sotto gli occhi di tutti: il Pdl era un partito-persona, un partito che si basava sulla personalità di Berlusconi, che ha caratterizzato indubbiamente una parte della storia politica italiana in questo ultimo quindicennio. Ora, dopo tutto quello che è accaduto al governo Berlusconi e all’interno dello stesso Pdl, questa storia mi sembra finita, conclusa. Anche queste contrapposizioni nell’Ufficio di Presidenza, conb i successivi ripensamenti, offrono la misura della situazione che si sta vivendo in questo partito”.
Eppure non si può dimenticare lo spazio che questo partito ha ottenuto in questi anni nello scenario politico italiano. Non si può dimenticare il consenso che in più di un’occasione ha raggiunto.
“Questo è verissimo e potrebbe diventare oggetto di uno studio storico e politico. Come è possibile che un partito che ha avuto una grande influenza, che ha raggiunto quote consistenti di consensi possa a un certo punto “esplodere”. Probabilmente è un caso raro, che ha caratteristiche particolari. Ma il punto è che tutto questo può essere ormai oggetto di studio, come una cosa sorpassata, che non può più incidere molto sulla realtà italiana”.
(Gianluigi Da Rold)