Tra le incognite maggiori delle prossime elezioni, c’è la cosiddetta antipolitica. A quanto ammonterà la quota di astensionismo? E quella di voti destinati al partito di Grillo? A sentire il leader dell’M5S, è in atto un complotto per non farceli neppure entrare, i suoi, in Parlamento. Secondo il comico genovese, l’espediente escogitato sarebbe il seguente: le elezioni anticipate consentono di richiedere solo la metà delle firme normalmente necessarie per presentare i propri candidati. Questo, tuttavia, nel caso specifico, è vero solamente se le Camere vengono sciolte entro il 29 dicembre. Il che, è praticamente impossibile. Quindi, considerando i tempi strettissimi necessari ai grillini per raccogliere le firme, Grillo si domanda: «perché anticipare le elezioni sotto la neve a febbraio per la prima volta nella storia della Repubblica? Forse per tenere fuori dal Parlamento il M5S?». Abbiamo parlato di tutto ciò con Paolo Pombeni, docente di Storia dei sistemi politici presso l’Università di Bologna.  



Le preoccupazioni di Grillo sono fondate?

No. La raccolta delle firme è una strada obbligata. Altrimenti chiunque, semplicemente raccogliendone una decina, potrebbe tranquillamente candidarsi. Se non ci fossero regole di questo genere, ci sarebbe un’enorme confusione, schede chilometriche, e il moltiplicarsi dei costi. Grillo tutto questo lo sapeva benissimo. Sapeva da tempo che avrebbe dovuto adoperarsi per raccogliere le firme necessarie per poter presentare della candidature in Parlamento. E, d’altro canto, per uno o due mesi cambia ben poco. Questa eventuale esclusione non dipende da una norma ad hoc, ma da una normale esigenza democratica: quella di far partecipare solo chi goda di effettiva rappresentanza. Altro discorso, è il fatto che alla politica, che l’M5S non riesca a entrare in Parlamento o che, addirittura, non riesca nemmeno e presentarsi, è normale.



Perché?

Un movimento che si presenta rivoluzionario, distruttore, con il chiaro intendo di annullare tutto quello che esiste, non può di certo pretendere di essere accolto con un tappeto rosso.

Da tempo Grillo denuncia l’intenzione dei partiti di farlo fuori attraverso regole studiate appositamente contro di lui

Se qualcuno tentasse surrettiziamente di farlo fuori, compirebbe un grave errore e, in qualche modo, nuocerebbe alla democrazia stessa. Ma, d’altro canto, non mi pare di scorgere da parte di nessuno questo tentativo.

No?

Guardi, Grillo ha denunciato per mesi manovre dei partiti volte a modificare la legge elettorale in modo tale da non consentirgli di entrare né alla Camera né al Senato. E’ andata a finire che la legge elettorale non sarà riformata, e si voterà col Porcellum. Credo, al contrario, che l’insistenza di Grillo su queste denuncie rappresenti il tentativo di riservarsi un’uscita di sicurezza nel caso in cui, visto come gli stanno andando ultimamente le cose, il suo partito, nonostante le aspettative che ha suscitato, si riveli un flop.



La cosiddetta antipolitica, quindi, a ridosso delle elezioni potrebbe anche sgonfiarsi?

Più che altro potrebbe non trovare Grillo attrattivo come prima. Ha fatto troppe mosse sbagliate, come decidere di non formalizzare minimante il suo movimento, e di cacciare chi non gli andava a genio.

Come si stanno muovendo i partiti per arginare l’antipolitica?

Per il momento, stanno facendo pochissimo. Non riescono a trovare un aggancio con la società civile. E’ tutto un gioco interno a classi di professionisti che non riescono a rompere la barriera esistente con il mondo reale. Cosa che non può certo fare un qualsiasi movimento appena nato e che affermi di rappresentare il suddetto aggancio. Siamo al paradosso: per sanare la frattura occorrono movimenti strutturati e radicati nel tempo. Caratteristiche che, attualmente, sono attribuibili agli stessi professionisti che non possono compiere questa operazione. Mentre i partiti relativamente nuovi che potrebbero compierla, non ci riescono per mancanza di organizzazione.

Monti potrebbe rappresentare lo strumento in mano ai partiti per risolvere la questione?

Come premier o ministro rappresenta indubbiamente una risorsa per il Paese. Tuttavia, non essendo un suscitatore, se si candidasse potrebbe fare la fine di Prodi. Potrebbero essere i partiti a prendere i voti, e a candidare Monti. Anche se dopo mesi e mesi di prese di distanza dal premier, o di atteggiamenti guardinghi, quelli che oggi sposano entusiasticamente la sua agenda diventano sospetti.

Perché sia Berlusconi che Grillo puntano sull’antimontismo e l’antieuropeismo?

Si tratta di una pratica comune a tutti i populismi nella storia, che hanno sempre cercato di far leva sulla paura della gente individuando di volta in volta l’elemento da poter identificare come il diavolo, ovvero la cosa più “sconosciuta” e “oscura”. Berlusconi, ai tempi, aveva identificato il diavolo nei comunisti. Un’arma che, oggi, ha decisamente perso mordente.

 

(Paolo Nessi)