Al termine del vertice Ue di Bruxelles, il presidente del Consiglio, Mario Monti, si è mostrato ottimista, parlando di prospettive tutto sommato favorevole. Secondo il premier, in particolare, possiamo guardare al 2013 con maggiore fiducia. Rispetto al summit appena conclusosi, ha fatto presente che ha consentito di raggiungere importantissimi risultati, a partire dall’accordo sulla Grecia. Tra i principali obiettivi raggiunti, c’è la vigilanza bancaria. L’intesa è stata firmata nella notte tra mercoledì e giovedì tra i ministri dell’Economia dell’Ue. Con essa vengono attribuiti alla Bce i poteri di vigilanza bancaria sugli istituti di credito con patrimoni superiori ai 30 miliardi di euro, o che dispongono di asset superiori ad un quinto del Pil nazionale, e di coordinamento della banche centrali nazionali cui spetterà il compito di monitorare stutto il resto. Secondo Monti, si tratta di un’operazione che consentirà di riequilibrare il sistema bancario, favorendo così un rapido ritorno dell’erogazione per i cittadini e per le imprese. La vigilanza «interesserà – ha detto Monti – 150 gruppi bancari per l’85% dell’attività bancaria dell’area europea. Per l’Italia si tratta di una quindicina di gruppi bancari sopra i 30 miliardi, pari al 70% dell’attività complessiva del sistema. Quindi una presa rilevante». Nel corso del vertice, inoltre si sono prospettate delle misure in grado di temperare gli effetti dei provvedimenti adottati nell’ambito delle politiche di rigore, con una particolare attenzione alla creazione di contratti volti a rilanciare la competitività ma, al contempo, a preservare le esigenze legate alla solidarietà. Secondo il presidente del Consiglio, in sostanza, laddove il rigore è diventato prassi, si potrà procedere nella direzione di implementare politiche per la crescita. In ogni caso, il professore della Bocconi ci ha tenuto a precisare che la crisi è tutt’altro che superata. È saggio incorporare nelle menti di caiscuno che ci vuole altro per considerare scomparsa da questa fase storica ogni minaccia». Rispetto alla politica italiana, e all’ipotesi di una sua candidatura a presidente del Consiglio anche per la prossima legislatura, ha preferito soprassedere.
Non ha detto che non correrà, ma semplicemente che non gli sarebbe sembrato opportuno discutere di un simile argomento in quell’occasione. Riferendosi a D’Alema che, dalle pagine de Il Corriere della Sera lo ha invitato a non ricandidarsi, ha spiegato: «i consigli, specie quando arrivano da persone autorevoli e che stimo molto, alle quali spesso ne ho chiesti, li prendo in considerazione».