Dal vertice del Partito Popolare Europeo è emersa un’investitura quasi ufficiale di Mario Monti come candidato premier di uno schieramento in grado di superare i confini dell’attuale centrodestra. Come ha scritto ieri Stefano Folli su Il Sole 24 Ore, l’invito del presidente Wilfried Martens al premier italiano ha “uno scopo preciso: dimostrare a tutti che in Italia i popolari europei hanno un punto di riferimento che ovviamente non è Berlusconi, personaggio ormai messo ai margini. Il riferimento che colma il vuoto si chiama Monti”. L’ingresso in politica di un ex premier tecnico non è del resto una novità. Anche Lamberto Dini, capo del “governo delle maggioranze variabili” nel 1995-1996, è stato in seguito ministro degli Esteri nei governi Prodi e D’Alema, per poi approdare al Pdl ed essere eletto presidente della Commissione Affari Esteri in Senato.



Presidente Dini, quanto è vicina una candidatura di Monti come premier di un governo politico?

Il presidente Monti ha ricevuto dall’incontro con i capi del Partito Popolare Europeo un forte incoraggiamento, direi addirittura un’investitura, come candidato premier di tutti i moderati, cioè di tutte le forze italiane che fanno parte del Ppe. Questo fatto è uscito in modo molto chiaro dalla riunione di Bruxelles dell’altra sera.



Che cosa accadrà dopo il vertice di Bruxelles?

Spetterà al presidente Monti decidere se voler essere il candidato premier di tutto il centro moderato che si riconosce nel Ppe, e quindi mirare a essere il prossimo presidente del Consiglio di questa formazione politica. Le alternative sono scegliere di restare fuori dalla competizione elettorale o mirare a essere il candidato soltanto di alcuni partiti del centro italiano, e in particolare dell’Udc di Casini. Nessuno può dire quale sarà la decisione del presidente del Consiglio, ma certamente Monti ha svolto tutta la sua carriera in Europa, ha l’Europa nel cuore e sente certamente il richiamo che viene da quelle forze politiche dell’Europa che lo hanno talmente sostenuto e che ora lo lancerebbero per farne di nuovo il presidente del Consiglio per i prossimi cinque anni.



Oltre al Ppe, quali altre forze in Europa sono pronte a sostenere una candidatura di Monti?

Lo stesso presidente francese, François Hollande, pur appartenendo allo schieramento politico opposto, ha dichiarato che gli andrebbe bene Mario Monti come presidente del Consiglio per il prossimo governo, pur senza dire da quale parte dovrebbe schierarsi.

 

Una candidatura di Monti preluderebbe alla creazione di un Ppe italiano?

 

No, ciò non sarebbe necessario. Occorrerebbe un’aggregazione di partiti che pongano sulla scheda il nome di Monti come presidente del Consiglio. Non c’è quindi bisogno di fare un nuovo partito.

 

L’Udc sosterrà Monti se quest’ultimo dovesse accettare l’investitura del Ppe?

 

Sì. Monti riceverebbe l’appoggio di tutti i partiti che si riconoscono nel Ppe, cioè Pdl, Udc e non solo.

 

Per quale motivo Bersani ha invitato Monti a non scendere in politica?

 

Il segretario Bersani ha espresso il suo legittimo punto di vista, suggerendo a Monti di non entrare in politica. Un’entrata in politica del presidente del Consiglio, legandosi a una formazione o a un’altra, indebolirebbe il risultato elettorale del Pd, facendogli perdere voti.

 

Se invece Monti dovesse decidere di non schierarsi, sarebbe possibile un suo ritorno al governo in un secondo momento?

 

E’ possibile qualora dalle elezioni politiche non emergano né vinti né vincitori. Per esempio se una formazione politica vincesse alla Camera ma un’altra conquistasse la maggioranza al Senato, in quelle condizioni si dovrebbe andare a nuove elezioni oppure creare un governo di coalizione. In questo caso evidentemente i partiti maggiori delle due formazioni, quella che vince alla Camera e quella che vince al Senato, sceglieranno una personalità indipendente per il ruolo di presidente del Consiglio. Potrebbe trattarsi di Monti, come di un’altra personalità gradita a entrambi.

 

Anche lei è stato presidente di un governo tecnico come Monti.

 

A differenza di Monti, però, terminata l’esperienza di governo ho fondato un mio partito, Rinnovamento Italiano, organizzandolo nel giro di tre mesi e misurandomi con gli elettori. In occasione delle prime elezioni del 1996, Rinnovamento Italiano ha ottenuto il 4,5 per cento su base nazionale ed è stato determinante per formare una maggioranza che poi ha governato per cinque anni.

 

Che cosa può dare alla politica chi ha guidato un governo tecnico?

 

La sua esperienza professionale, accumulata attraverso tutto ciò che effettivamente ha compiuto nel corso della sua carriera, cui si aggiunge anche la sua esperienza politica. I governi tecnocratici del resto sono governi politici. Sono condotti cioè da tecnici, ma ciascuna decisione a livello di Parlamento e di governo è politica.

 

Il fatto di guidare un governo tecnico consente di essere super-partes?

 

Consentirebbe in linea di principio di portare avanti quelle che sono le proprie idee, i propri disegni, le riforme che uno crede siano le migliori nell’interesse del Paese.

 

(Pietro Vernizzi)