E’ ormai noto che, probabilmente, neppure Berlusconi stesso abbia chiare le intenzioni circa il proprio futuro e quello del centrodestra. A più riprese, ha annunciato ridiscese in campo, passi indietro, e candidature alternative; di volta in volta, riproponendo la sequenza con un ordine diverso. Sta di fatto che, se Monti dovesse sciogliere le riserve, e accettare di correre per Palazzo Chigi, con il centro, con il Pdl, o con il Pdl e il centro messi assieme, a quel punto anche Berlusconi, che più volte ha proposto la candidatura all’attuale premier, sarebbe costretto a prendere una decisione. Così come il Pd. Come reagirebbe in quel caso? Lo abbiamo chiesto alla senatrice piddina, Mariapia Garavaglia .
Come valuta l’ipotesi di una candidatura di Monti?
Io ho condiviso tutto il sostegno che il Pd gli ha dato. Quindi, quando il presidente Napolitano scioglierà le Camere, e Monti si sentirà libero di fare le scelte che ritiene opportune, non ho alcuna difficoltà a riconoscergli il diritto a candidarsi. Sono, al contempo, convinta che, in ragione del suo profilo internazionale, potrebbe preferire rimanere super partes. E non solo perché si pensa a lui come un probabile candidato per il Quirinale.
Per quale altra ragione, allora?
In Europa c’è ancora tanto da fare, una storia da continuare. Potrebbe, quindi, essere destinato a svolgere un ruolo che contribuisca al bene dell’Italia, ma in ambito europeo. Anche questa sarebbe una scelta del tutto legittima e apprezzabile.
Al di là della legittimità della scelta, lei riterrebbe la sua eventuale discesa in campo positiva per il Paese?
Direi di sì. Attualmente, la quota di astensionismo è elevata. La candidatura di Monti potrebbe favorire un recupero di fiducia nelle istituzioni, facendo così un ulteriore servizio alla democrazia.
Monti, se si candida, lo fa con il centro o con il centro-destra. In tal caso, qualcuno nel Pd potrebbe seguirlo?
Ho visto tante persone che, nel corso della propria esperienza politica, hanno cambiato collocazione. Tuttavia, in questo Pd, nel quale, provenendo dall’esperienza dei cattolici democratici, ho trovato la giusta accoglienza, mi pare che nessuno di noi abbia motivi per abbandonare. Non riesco proprio a immaginare chi potrebbe andarsene. Del resto, chi covasse un’intenzione del genere, probabilmente lo avrebbe già fatto.
Qualcuno potrebbe ritenere l’asse con Vendola un po’ troppo consolidato
Vendola rappresenta un alibi; il Pd è in grado di assorbire le esigenze di Sel senza spostarsi più a sinistra di quanto lo siamo adesso, e di quanto abbiamo dimostrato di esserlo sostenendo lealmente il governo Monti.
Anche sul fronte dei temi etici?
Guardi, nel codice etico, nello Statuto e nella Carta dei diritti del Pd abbiamo inserito un principio fondamentale: sui valori non derogabili, ciascuno voterà secondo coscienza. Il nostro partito, fin dalla nascita, è sempre stato pluralista. Sarebbe curioso se, proprio adesso che il Paese ha capito che si può fidare di noi, perdessimo il pluralismo.
Nell’ipotesi di estrema frammentazione politica, il Pd potrebbe decidere di chiamare Monti come presidente del Consiglio o dell’Economia?
Spetterà al prossimo capo dello Stato chiamare Monti come presidente del Consiglio al di sopra delle parti. Con Ciampi, sono accadute entrambe le cose. E’ stato incaricato di guidare un governo di transizione e ha accettato, in seguito, di essere chiamato come ministro dell’Economia. Si tratta di un’ipotesi, quindi, che già esiste nella nostra esperienza. Per Monti, quindi, tutto è possibile, così come lo fu per Ciampi.
(Paolo Nessi)