C’è un accavallarsi di notizie sulla situazione politica italiana che spesso confonde, fa perdere persino il filo di quello che sta avvenendo nel cosiddetto Palazzo, in questa amara vigilia di Natale. Sullo sfondo di una recessione economica e di una crisi che ci trascineremo per anni, con indicatori economici che mettono quasi i brividi, Silvio Berlusconi, con le auto-candidature, i ritiri, i ritorni in campo, l’investitura conferita ad altri, ha dato la misura di come sarà confusa questa campagna elettorale. Giornali e agenzie riportano ogni tanto notizie che sembrano importanti, ma forse sono solo l’agenda inutile di un avvicinamento alla fine dell’anno e della legislatura, con la prospettiva di elezioni che dovrebbero sancire la vittoria al centrosinistra di Pier Luigi Bersani, l’affermazione del movimento di Beppe Grillo, l’implosione del centrodestra, i tentativi di un nuovo centro che fa ancora fatica a costituirsi per poi avere un peso, l’ampliarsi dell’astensionismo e, se i numeri sono quelli che al momento forniscono i sondaggi, la problematica governabilità del Paese. Come è noto, alla Camera basta arrivare primi, ma i numeri del Senato sono complicati con questa legge elettorale che, di fatto, non si è riusciti a cancellare per vararne un’altra più credibile e funzionale. L’ex direttore del Corriere della Sera, Piero Ostellino, oggi autorevole editorialista, è molto pessimista sulle prospettive del Paese, sia da un punto di vista economico e finanziario, sia per quanto riguarda gli equilibri politici della prossima legislatura. Giovedì scorso, sul giornale di via Solferino, Ostellino ha “battezzato” le convulsioni politiche con un frase secca: la maionese italiana. Oggi, in controtendenza con la linea del suo giornale e con una lettera a Il Foglio, non ha risparmiato critiche sia al “governo dei tecnici”, sia al sistema Italia, sia ai “suggerimenti” che vengono da altri Paesi per elogiare Mario Monti, che sembra la figura di riferimento per tutti.
Scusi Ostellino, non le pare che ci sia una sorta di “girandola di candidature”, uno strano gioco a incastro nel centrodestra? L’ultima è quella del leader leghista, Roberto Maroni: vuole candidare Angelino Alfano, il segretario elogiato dal Cavaliere che però ha già candidato, oltre a se stesso, anche Mario Monti.
Sinceramente non darei molto peso a tutte queste dichiarazioni. Siamo in campagna elettorale, anzi all’inizio della campagna elettorale e quindi ne sentiremo molte altre. Quella fatta da Berlusconi su Monti è stata probabilmente solo una “furbata” per sottrarre il professore a Bersani. Ma credo che Berlusconi non abbia proprio alcuna intenzione di candidare Monti.
Ma da tutta questa girandola come ne uscirà il centrodestra?
Credo che alla fine esploderà, con alcuni “pezzi” che andranno da una parte e altri dall’altra. Mi sembra una sorte ormai segnata. Non riesco a vedere altro nel centrodestra in questo momento.
Pensa che si stia costituendo una forza, un soggetto politico più efficiente al centro?
Non mi pare. Vedo un centro debole, che cerca di “catturare” Mario Monti per ottenere un valore aggiunto. Io ritengo che il centro valga molto poco in percentuale e che Monti non si candiderà affatto, resterà a guardare e poi aspetterà delle “chiamate”. Quindi i calcoli a questo punto sono molto semplici. Al governo andrà Bersani e il centrosinistra.
È questa la sua conclusione?
Sì, alla fine credo che non capiterà nulla di strano e dovrebbe arrivare Pier Luigi Bersani al governo. Il problema sarà poi quello di vedere le condizioni per governare.
In che senso?
Beh, la situazione del Paese è sotto gli occhi di tutti, anche se i giornali fanno di tutto per non arrivare al punto vero. Si dice che Monti abbia ridato credibilità internazionale all’Italia, ma francamente non riesco a comprendere che cosa voglia dire. A mio avviso questo Paese sembra prostrato. Abbiamo una catena di aziende che chiudono, c’è il crollo dei consumi, non ci sono soldi in giro, abbiamo le tasse più alte del mondo, gli indicatori economici ci condannano a una crisi molto lunga. Non è semplice governare in queste condizioni.
Ci sarà un aumento dell’astensionismo, l’affermazione del movimento di Beppe Grillo.
È probabilissimo, anche questo è da mettere nel conto. Una incerta, incertissima situazione politica, una problematica situazione sociale e gli indicatori economici che sono tutti da vedere. Quello che però mi sembra più grave è la passività di fronte alle ingerenze esterne. Ma che cosa avrebbero fatto in Francia se fosse arrivato dalla Germania un suggerimento per il loro presidente del Consiglio o per il loro Presidente della Repubblica? Da noi si accetta tutto, come se niente fosse. Incredibile e inaudito.
(Gianluigi Da Rold)