Il Popolo della Libertà ha tenuto ieri la convention “Italia popolare” per riunire tutti i moderati sotto il nome di Mario Monti. Il segretario Angelino Alfano, in apertura di lavori, ha dichiarato che “la sinistra crede di aver già vinto. Si sbaglia. Vogliamo e possiamo vincere ancora noi”. E ha aggiunto l’ex Guardasigilli: “Berlusconi ha lanciato la possibilità che Mario sia colui che riunisce l’area dei riformatori e moderati alternativa a Bersani e a Vendola e alla sinistra Cgil, quest’area può ancora vincere”. Ilsussidiario.net ha intervistato il senatore Maurizio Sacconi, ex ministro del Lavoro del governo Berlusconi.



Senatore, qual è il significato politico della convention “Italia popolare”?

E’ stata una manifestazione che ha confermato la vitalità del Popolo della Libertà, ha sottolineato i caratteri dominanti del movimento come si sono definiti nei fatti della sua esperienza di governo, e affermato la volontà di non consegnare l’Italia alla sinistra di Vendola e Bersani.



Che cosa significa oggi essere “montiani”?

E’ una definizione impropria, la verità è un’assemblea che ha voluto confermare la volontà di competere con la sinistra per vincere attraverso l’unità di tutti i moderati. Abbiamo individuato in Monti colui che, se lo vuole, per una serie di motivazioni soggettive e oggettive può ragionevolmente esserne il federatore.

Monti ha alzato la pressione fiscale. Come si può correggere in positivo la sua azione?

L’azione di Monti è corrisposta a un governo di larga coalizione, che è stato sostenuto dai voti nostri e da quelli del Partito Democratico. Come accadde ad Alcide De Gasperi, Monti ha presieduto un Consiglio dei ministri di larga coalizione nell’emergenza, e come De Gasperi potrebbe guidare poi un governo sostenuto da una maggioranza omogenea di centrodestra. L’oppressione fiscale non è nata con questo governo, ma con questo esecutivo e soprattutto con questa maggioranza si è alimentata in molti comportamenti impropri dell’amministrazione. Nell’ipotesi di un governo di centrosinistra questi comportamenti impropri peggiorerebbero perché sarebbero incoraggiati da un contesto maggioritario di tipo giustizialista.



Fino a che punto il parallelismo tra Monti e De Gasperi ha realmente senso?

Ci sono due assonanze tra Monti e De Gasperi, l’una è quella di un premier che è diventato tale proprio perché estraneo ai giochi contingenti della politica, e l’altra quella di un leader che può essere il federatore di una coalizione alternativa alla sinistra, in quanto accettato proprio per la sua estraneità ai veti, ai pregiudizi e agli egoismi che si sono depositati nel mondo dei moderati.

 

Quanto è diviso al suo interno il Popolo della Libertà?

 

Mi auguro e credo che nell’ipotesi di un’unità dei moderati il Pdl non si dividerà, ma concorrerà tutto a sostenerla.

 

Come vede la futura leadership del Pdl?

 

Ritengo che dopo il periodo carismatico, debba esserci una stagione collegiale tipica delle organizzazioni politiche.

 

Berlusconi ha detto che Monti guiderà la “federazione dei moderati”. Significa che il presidente del Consiglio rimarrebbe un soggetto terzo?

 

No, non sarebbe certamente estraneo a una coalizione moderata, in quanto Monti si è sempre riconosciuto nell’area moderata e nel Partito Popolare Europeo. Ricordo che divenne commissario europeo proprio su indicazione di Silvio Berlusconi e di Forza Italia.

 

La Lega nord aderirebbe al progetto di “Italia popolare” con Monti come candidato premier?

 

La Lega in ogni caso deve chiarire come intende ridurre la pressione fiscale, cioè se è pronta ad accettare coerenti scelte di riduzione della spesa pubblica. La Lega deve inoltre fornire una risposta esauriente per quanto riguarda il tema dell’unità della nazione.

 

In che senso dice che la Lega non offre garanzie di voler ridurre la pressione fiscale?

 

La Lega ha fatto parte di coalizioni di centrodestra, si è sempre collocata in un alveo genericamente liberale e moderato. Si tratta di vedere se ora sia disponibile alle responsabilità che l’appartenenza a quest’area implica dal punto di vista della riduzione della spesa perché sia il presupposto per la riduzione delle tasse. La riduzione della spesa comporta decisioni difficili, impopolari e che non sempre la Lega si è detta disponibile ad assumere.

 

(Pietro Vernizzi)