Poco importa che, a proporre a Monti la candidatura a leader del centrodestra, sia stato Berlusconi. La sua stessa presenza, che non potrà mai essere altro se non ingombrante, sarà sempre il principale ostacolo ad una risposta affermativa del professore della Bocconi. L’eventualità non è ancora stata archiviata definitivamente. Ci sono pur sempre l’Europa, il Ppe, le cancellerie occidentali, il mondo economico e gli Usa che preferirebbero l’attuale premier in corsa per un secondo mandato. E, possibilmente, a capo di uno schieramento il più vasto possibile, e che rappresenti il mondo dei moderati. In ogni caso, pare che il premier le stia valutando tutte. Secondo Repubblica, non escluderebbe un avvicinamento con Bersani per verificare se sussistano le ipotesi per un’intesa sul proprio futuro. Lo schema dovrebbe prevedere Bersani a Palazzo Chigi e Monti al Quirinale. Abbiamo chiesto a Peppino Caldarola quali scenari si prefigurano.
Secondo lei esistono ancora dei margini di trattativa affinché Monti possa candidarsi con il centrodestra?
Per valorizzare adeguatamente il proprio ruolo, Monti dovrebbe presentarsi sganciato da tutte le formule politiche esistenti. Dovrebbe poterlo fare presentandosi a capo di uno schieramento che non rispecchi le forze attuali.
Ma questo schieramento non esiste.
Infatti, questa è la sua principale difficoltà. D’altro canto ha dichiarato la sua completa estraneità allo schema politico di Berlusconi; non potrebbe mai mettersi a capo di uno schieramento dove l’ex premier rappresentasse il federatore delle forze moderate. Il problema, quindi, non è il Pdl in sé, dove Monti potrebbe anche trovare forze e culture affini, ma Berlusconi
A questo punto, non crede che potrebbe candidarsi con il centro e con quella parte del Pdl che deciderà si seguirlo?
Lo scenario, per Monti, ha una sola controindicazione: apparirebbe come il federatore di forze sconfitte.
Quindi, un accordo con il Pd è verosimile?
Il futuro di Monti prevede diverse ipotesi: una, forse la più concreta, è quella di una candidatura a presidente della Repubblica; l’altra, la meno probabile, è la nomina a superministro dell’Economia; infine, c’è quella che gli sta, probabilmente, più a cuore: potrebbe essere il candidato, nel 2015, alla guida della Commissione Europea. Resta da capire che ruolo potrebbe assumere nel frattempo. E’ del tutto evidente che non potrebbe essere quello di capo dello Stato.
In caso di candidatura al Colle,la sinistra potrebbe affermare pubblicamene l’esistenza di un accordo del genere?
Non credo che potrà mai dirlo esplicitante. Resta pur sempre in ballo l’ipotesi di una candidatura al Quirinale di Prodi. Si tratta di un problema politico piuttosto robusto.
Monti, in ogni caso, potrebbe accettare un’intesa di questo tipo?
Posto che lui preferisca un ruolo prestigioso in ambito europeo, ma anche la presidenza del Consiglio, non credo che se il centrosinistra gli proponesse la presidenza della Repubblica, lui la disdegnerebbe.
Se Monti si fosse candidato alla guida del centrodestra, Bersani avrebbe avuto ragione di temerlo. Scongiurato il rischio, perché il Pd dovrebbe proporgli incarichi prestigiosi?
Monti rappresenta una solida cultura liberale che nel Paese è consistente. Inoltre, il fatto che l’Europa abbia unanimemente espresso un la propria preferenza nei confronti di Monti può indurre Bersani a dargli un ruolo.
(Paolo Nessi)