Berlusconi, nell’ordine, ha: sepolto le primarie, annunciato la sua ricandidatura, sfiduciato (di fatto) Monti, annunciato la candidatura di Monti, poi di nuovo la sua. Non si sarà stupito più di tanto se qualcuno, nel Pdl, ha iniziato leggermente a insolentirsi. A dire il vero la situazione è sul punto di esplodere. Affinché le imminenti scissione possano rientrare, il partito dovrà dare delle risposte chiare sulla prospettiva che intende assumere nei prossimi tempi. Tra i soggetti con cui dovrà avviare una fase interlocutoria, ci sono i protagonisti delle “Primarie delle idee” di sabato. Abbiamo chiesto all’onorevole Guido Crosetto che giudizio è emerso dalla manifestazione.
Cosa vi ha spinto a dar vita all’evento di ieri?
Beh, nel momento in cui sono saltate le primarie degli uomini e delle donne, abbiamo, per lo meno, voluto portare avanti quelle delle idee. Per confrontarci sulla situazione attuale e sulle prospettive future. Quando decidemmo di indirle, inoltre, motivammo la scelta con il tradimento, da parte del Pdl, della sua ispirazione originaria. Da allora, tuttavia, è subentrato un ulteriore fattore.
Quale?
Il partito ha eletto Monti a proprio candidato ideale. Nonostante l’azione politica ed economica del premier sia stata di segno opposto rispetto non solo allo spirito del Pdl ma anche a quello di Forza Italia.
La decisione di Berlusconi di ricandidarsi, con annesse smentite e riconferme, quanto ha pesato?
Guardi, ha pesato decisamente di più l’endorsement del partito e di Berlusconi a Monti.
Cosa è emerso dalla manifestazione?
Tanto per cominciare, un “no” deciso alla politica economica di questo governo, distruttiva per il Paese: per le aziende, che sono in ginocchio, ma nessuno se ne accorge; per le famiglie, la maggior parte della quali dovranno pagare un’Imu corrispondente a più di una mensilità; e per il bilancio dello Stato, dato che il debito è aumentato.
Voi cosa proponete?
Di ripartire da chi produce la ricchezza, dalle aziende. Pensiamo che sia necessario, fin da subito, eliminare i contribuiti alle imprese, impiegando le risorse recuperate per l’eliminazione dell’Irap. E’ possibile, inoltre, introdurre nel pubblico impiego dei meccanismi che consentano di premiare chi fa bene e di licenziare chi non lavora.
Di cos’altro avete parlato?
Gli interventi hanno spaziato dall’ambiente alla politica estera, dall’evasione fiscale alla sicurezza. In particolare, si è ribadito che, in Europa, non pensiamo ad un percorso esterno al Ppe; tuttavia, crediamo che non possiamo farne parte con un atteggiamento di assoluta subalternità. Né, tantomeno, si può accettare che leader europei, per quanto autorevoli, dettino la linea ai partiti italiani che si richiamano all’esperienza popolare.
E le candidature impresentabili?
Si è trattato di una piccola parte di un discorso molto ampio. In ogni caso, sotto questo profilo, non si è certo trattato di una novità. Da tempo, infatti, affermiamo che di un partito che candida Scajola e Dell’Utri non ne possono far parte Crosetto e la Meloni.
Ora, cosa vi aspettate dal Pdl?
Che, intanto, inauguri un dibattito sui contenuti di cui abbiamo discusso, e ci dia delle risposte. E che non faccia la scelta più utile o più comoda, ma, semplicemente, quella giusta.
Se le risposte non saranno soddisfacenti, cosa accadrà?
C’è chi sceglierà di tornare ad occuparsi d’altro, e chi continuerà a portare avanti queste idee in un altro partito o in un nuovo soggetto politico. Le soluzioni in campo sono le più svariate. Di sicuro, la Meloni, intende seguire la strada della creazione di un nuovo organismo.
Lei, invece, cosa farà?
Potrei tornare ad occuparmi d’altro.
Non resterebbe nell’eventuale nuovo partito della Meloni?
Non escludo l’ipotesi. Certo, mi piacerebbe combattere. Tuttavia, si può farlo anche senza essere candidati. Anzi, magari, persino con maggiore autorevolezza.
(Paolo Nessi)