Non ci sarà una candidatura diretta di Mario Monti, questo sembra (quasi) assodato. Ma c’è un crinale che oscilla tra una sorta di disimpegno attivo e un impegno di “patriottismo europeo” da consegnare alle forze politiche italiane. Probabilmente un documento, un programma, insomma la famosa “agenda” che dovrebbe coniugare il rispetto per i principi europei innanzitutto, ma anche la politica del rigore, dei conti in ordine e delle premesse di sviluppo e di crescita. Alla fine di questa considerazione, che si coglie in questi giorni di convulsione e da un discorso importante, scandito severamente dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il cittadino italiano, l’elettore che cosa deve pensare: Monti si presenta o non si presenta? La domanda è troppo semplice, non adatta al Paese di Machiavelli e di Guicciardini e neppure di un certo retaggio bizantino. E forse anche di una caduta di “masticatori di politica”, di un certo dilettantismo nell’affrontare freddamente la realtà politici che ci si trova di fronte. Diciamo che dal discorso di Napolitano si comprende che Monti non è più un “uomo sopra le parti”, non è più il tecnico chiamato al capezzale dell’Italia in “agonia o in presunta bancarotta”. E’ anche lui, il già rettore della Bocconi, un protagonista del futuro politico italiano e in questo momento probabilmente un “perno” su cui ruota tutto il nodo dei futuri equilibri politici. In questo momento, lunedì 17 dicembre 2012, a cinque giorni dall’infausta profezia del Maya, il professore “sta a metà”. Vedremo nei prossimi giorni, anche se ormai mancano meno di sessanta giorni al voto e c’è da passare le Feste. Stefano Folli, autorevole editorialista de “Il Sole24Ore”, afferma: “Probabilmente non ci sarà una lista Monti, una candidatura Monti. Ma il programma che il premier dimissionario lancerà nei prossimi giorni ha un aspetto politico che è rilevante. Napolitano ha preso atto di tutto questo e ha compreso che siamo entrati in una nuova fase. Si potrebbe dire, con il vecchio gergo politico, che il quadro è cambiato. Del resto la vera notizia è che Napolitano ha detto che, suo malgrado, sarà costretto a conferire l’incarico dopo le elezioni.



Si tratta, quindi, di aspettare il programma che scriverà Mario Monti?

In effetti questo è il punto. E occorre vedere che tipo di aggregazione si creerà intorno a quel programma.
Si può pensare a un accorpamento, a una sorta di nascente rassemblement intorno alla figura e al programma di Monti
Credo che questo sia il tema della campagna elettorale. E’ possibile che ci sia un agglomerato in formazione di forze trasversali. Si pensa in genere solo ai centristi, a i vari partiti di centro, che si sono più esposti nel sostegno a  Monti. Ma ci sono anche pezzi del Pdl e vari personaggi del Pd, che si fanno sentire.
Si possono fare delle stime, anche approssimative delle forze che si coalizzeranno intorno a questo programma?
Al momento è difficile fare una valutazione. Sembra di vedere un grande movimento, poi si faranno stime più precise, più credibili. Certo che una partita elettorale, dove in forza di un rassemblement intorno al programma di Monti, Silvio Berlusconi uscisse sconfitto nei confronti del professore, tutto il quadro politico italiano cambierebbe, soprattutto nella leadership dell’area moderata.
Ma si può dire che ci sia stato un contrasto tra il Presidente della Repubblica e Mario Monti?

Non credo. Ripeto il concetto che ho detto prima. Napolitano ha compreso, anche dopo il colloquio che ha avuto con Mario Monti, che siamo entrati in una nuova fase politica. Tutto qui.



(Gianluigi Da Rold)

Leggi anche

SANITÀ, TRA RIFORMA E MANOVRA/ Ecco la terapia di Giorgetti che fa bene al bilancio dello Stato