Rammaricato per la brusca fine della legislatura, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano prende atto con dispiacere che sarà lui a dover dare l’incarico per la formazione del nuovo governo. E la scelta si baserà sull’esito del voto: “Non c’è chi non veda come si stia ora per tornare a una naturale assunzione da parte delle forze politiche del proprio ruolo – ha detto durante il tradizionale saluto alle alte cariche dello Stato – sulla base del consenso che gli elettori accorderanno a ciascuna di esse. E sarà quella la base su cui poggeranno le valutazioni del Capo dello Stato”. Napolitano traccia un bilancio estremamente negativo, rimproverando al Parlamento “un’altra legislatura perduta” sul fronte delle riforme costituzionali e definendo “imperdonabilmente grave” la mancata intesa sulla nuova legge elettorale. IlSussidiario.net analizza le dichiarazioni del Capo dello Stato insieme alla giornalista e quirinalista del Tg2, Daniela Vergara.
Che messaggio ha voluto inviare Napolitano a tutte le forze politiche?
Ha chiesto ai partiti di mantenere alta l’attenzione e di abbassare i toni, perché in gioco non ci sono solo la competizione e la vittoria elettorale ma anche lo stesso futuro del Paese. In questi ultimi mesi l’Italia ha avuto un notevole recupero di immagine, quindi Napolitano ha detto chiaramente di non vanificare l’autorevolezza riconquistata nei confronti dei mercati e dell’Europa. Ha fatto anche sapere che, nella prossima legislatura, cinque anni saranno sufficienti per attuare quelle riforme che non sono state fatte adesso, una su tutte la legge elettorale.
Proprio la mancata riforma della legge elettorale è stata definita dal Capo dello Stato un “fallimento”.
Napolitano ha voluto esprimere con fermezza il proprio rammarico e preoccupazione. All’inizio dell’anno tutti i leader dei partiti della maggioranza che appoggiava il governo erano saliti al Colle, esprimendo la necessità di giungere ad alcune riforme assolutamente necessarie proprio come quella elettorale. Poi, a causa di veti incrociati e interessi particolari, questo non è avvenuto, e per il Capo dello Stato si tratta di un evidente fallimento.
Secondo Napolitano è stato più forte “il sopravvivere delle peggiori logiche conflittuali tra le forze politiche”, come “diffidenza reciproca, ambiguità di posizioni continuamente mutevoli, tatticismo esasperato”. Nessuno, ha poi avvertito, “potrà fare a meno di darne conto ai cittadini-elettori e la politica nel suo insieme rischia di pagare un prezzo pesante per questa sordità”. Come dobbiamo interpretare questo messaggio rivolto alla politica italiana?
In questo caso Napolitano non intende solamente criticare o mettere in evidenza la propria insoddisfazione nei confronti della politica. Il Capo dello Stato ha percorso decine di anni di politica e di Parlamento e ha sempre detto che non si può fare a meno della politica, che non si può prescindere da questa e dai partiti che sono l’anello di congiunzione tra i cittadini e le istituzioni. Quindi, nel momento in cui vede che le forze politiche hanno disatteso le loro stesse ambizioni e le loro intenzioni, è normale che utilizzi queste parole.
Come mai ha voluto ribadire che dovrà essere lui stesso a dover dare l’incarico al nuovo governo?
Semplicemente perché, fino a pochi giorni fa, Napolitano aveva espresso l’intenzione e la volontà di lasciare al suo successore l’onere di dare l’incarico. Evidentemente adesso si vede costretto a dover spiegare che la situazione è radicalmente cambiata e che quindi dovrà essere lui a dover intervenire.
Cosa crede si aspetti Napolitano dal futuro politico di Monti?
Napolitano ha sempre espresso con molta chiarezza che Monti dovrebbe rimanere al di sopra delle parti e quindi non scendere in politica. E questo consiglio certamente vale ancora oggi.
(Claudio Perlini)