Uno scenario, quello politico, in continua evoluzione dopo il terremoto provocato da Silvio Berlusconi con l’annuncio del suo ritorno in campo. Un annuncio che ha provocato anche la crisi di governo con la dichiarazione di dimissioni da parte di Mario Monti, che si è sentito sfiduciato dal Pdl. Prima l’approvazione della Legge di stabilità e poi le dimissioni e, forse, anche la discesa in campo. Mario Monti scioglierà la riserva sulla sua possibile candidatura solo dopo aver la ratifica ufficiale della disegno di legge al quale tiene di più. Se lo farà direttamente, con una lista che porti il suo nome o, indirettamente, solo con l’appoggio a fianco di una formazione politica, non è ancora dato sapere. Arriva invece nelle ultime ore la notizia che Berlusconi sarebbe disposto a tornare nuovamente indietro, cioè a non candidarsi più, se Monti davvero lo facesse. Con Arnaldo Ferrari Nasi, direttore dell’omonimo istituto di ricerca e Docente di Analisi della Pubblica Opinione all’Università di Genova, ilSussidiario.net ha cercato di inquadrare i vari campi possibili. “Se Monti decidesse di candidarsi con il Pdl, per unire il popolo dei moderati, e se il passo di Berlusconi fosse reale, a quel punto, probabilmente, anche il centro farebbe parte della coalizione”. Ma non la Lega. “Lo scenario così descritto, difficilmente potrebbe portare alla vittoria. I moderati, quando in Italia la situazione è tranquilla, in genere vincono. Ma di pochissimo. Dai 3 ai 5 punti percentuali, al massimo. E, soprattutto, a condizione di essere uniti. La defezione della Lega, quindi renderebbe del tutto improbabile la riuscita dell’operazione. Tanto più che, oltre alla Lega, l’antica Casa della Libertà perderebbe anche parte degli ex An e molti tra coloro che hanno sempre osteggiato questo govenro». Vediamo le altre ipotesi in campo, fino a poco tempo fa altamente verosimili e, dopo i ripetuti annunci di Berlusconi, solamente possibili: “una potrebbe prevedere che Monti scenda in campo con Bersani, cosa che escluderebbe automaticamente Vendola dal centro sinistra, ma non è la più accreditata. L’altra ipotesi è che Monti prenda in mano il centro, ma anche tutta quella parte del Pdl a cui non è piaciuta la dichiarazione di discesa in campo di Berlusconi”. A questo punto, spiega Nasi, “ci sarebbe un nuovo centro destra più centro che destra. Questo però porterebbe a una spaccatura del Pdl stesso, perché sappiamo che in molti nel partito non gradiscono affatto Monti e questi potrebbero essere guidati proprio da Berlusconi o da qualcuno sostenuto da lui che, comunque vadano le cose, non sarebbe un partito da pochi punti percentuali”. Secondo Nasi la coalizione di Monti sommando le varie forze di centro che da sempre lo sostengono (Casini, Montezemolo e Fini) e parte del Pdl raggiungerebbe “una percentuale che può variare da un minimo del 15% fino a un massimo del 20%. Cioè il 10% scarso delle forze di centro e un 10% scarso di parte del Pdl. La destra, gli ex An, ormai contano davvero poco in termini numerici e il resto del Pdl avrebbe un altro 10% scarso. Il resto è da dividere fra grillini e centro sinistra, che appare, comunque la si giri, il vincitore delle prossime elezioni”. 
Nasi ha comunque analizzato la scena attuale, a prescindere cioè dal un eventuale ritiro di Berlusconi, nel suo complesso: “I partiti che sostengono Monti sono quelli del cosiddetto terzo polo, i centristi, che si sono trovati in difficoltà da quando Bersani ha vinto le primarie e Berlusconi aveva paventato la messa in campo di una lista tutta nuova. Lo scenario, per forza di cose, si è polarizzato. Fini veleggia costante sul suo 2,5% mentre Casini si è fatto rubare due preziosi punti da Montezemolo. Gli attori, dunque, sono aumentati ma lo spazio si è ristretto e tirando le somme hanno perso qualche punto percentuale. “Una buona parte del Pdl – continua Nasi- sia dell’elettorato sia dei componenti del partito, non era favorevole alla ricandidatura di Berlusconi, sebbene per gli elettori dei singoli partiti, il Cavaliere, resti ancora il leader più amato. Molto più che Bersani per chi vota il Partito Democratico. La settimana scorsa, l’ex premier era apprezzato dall’80% dei suoi elettori mentre il segretario del Pd si attestava intorno al 68-70%. Casini, invece, è apprezzato dal 60% delle persone che alle urne scelgono Udc”. Il Pdl secondo Ferrari Nasi, gode ancora di forza ma non certo quella di cinque anni fa. “La Lega – dice ancora – ha recuperato qualche punto da questa primavera, quando era stata indebolita da debacle e scandali interni al partito, e si attesta intorno al 6%. E non dimentichiamo che uno dei problemi che lamentava l’elettorato era, oltre alla presenza di Bossi, l’alleanza con Berlusconi. Quindi, occorrerà vedere se questa percentuale resterà tale quando il Carroccio scioglierà la sua riserva sulla possibilità di rinnovare o meno l’alleanza con il Pdl”. Il partito di Berlusconi, però, secondo Ferrari Nasi potrebbe alzare sensibilmente i consensi nei prossimi mesi ma il sondaggista ci tiene a smorzare gli entusiasmi. 



Il Pdl – ribadisce – durante la campagna elettorale potrebbe anche recuperare fra i 7 e gli 8 punti sebbene, ripeto, non siamo più nelle condizioni favorevoli di cinque anni fa e non arriverà ai valori necessari per vincere alle elezioni. Ciò che perderà Berlusconi andrà alla lista Monti”. Una lista che cambierebbe quotazioni se a scendere in campo fosse l’ex premier in persona o se concedesse solo l’appoggio? 



“Ho posto questa domanda – spiega Ferrari Nasi – in diversi periodi, soprattutto alle sue prime settimane a Palazzo Chigi e il 60% degli intervistati era sicuro che l’avrebbe votato se si fosse presentato in lista. Lo scenario, però, cambiava quando chiedevo se la cosa più importante fosse la presenza di Monti o una figura nuova non legata ai vecchi partiti: la maggior parte degli intervistati propendeva per il rinnovamento più che sulla figura dell’ex premier. Insomma, perché la lista-Monti abbia successo dovrebbe recuperare Fini, Casini, Montezemolo e qualche faccia nuova per accontentare chi è stanco della vecchia guardia e, soprattutto, ex esponenti del Pdl che lasceranno la formazione politica perché scontenti della ricandidatura di Berlusconi. Non arriverà alle percentuali della coalizione Pdl-Lega ma riuscirà a disturbarlo molto”. E il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo? “Davanti al vecchiume esploderà – spiega ancora Ferrari Nasi. Se, però, Renzi avesse vinto le primarie, avrebbe depotenziato in un colpo solo Grillo e fatto sparire il centrodestra. Ci saranno, dunque, quattro protagonisti e un probabile pareggio alla fine delle elezioni, a meno che , la grossa coalizione non venga fatta prima fra i centristi che dovrebbero trovare un’intesa con il Pd che, però, dovrebbe scordarsi l’appoggio di Vendola”.

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