Alle ore 12 di oggi circa un milione di persone si è recato alle urne per votare al ballottaggio delle primarie del centrosinistra. Una cifra, come ha sottolineato il presidente del collegio dei garanti, Luigi Berlinguer, raggiunta al primo turno solo alle 13.30, a conferma del “grande interesse per il confronto finale tra Bersani e Renzi”. I 9.000 seggi sparsi su tutto il territorio nazionale, dopo aver aperto alle 8 di questa mattina, chiuderanno solamente alle 20 di stasera, dopo di che inizierà lo spoglio delle schede fino a che non verrà decretato il nome del candidato premier del centrosinistra. Al primo turno si sono recati a votare 3.110.210 elettori dopo essersi iscritti e aver versato la quota di due euro necessaria per esprimere la preferenza: Pier Luigi Bersani arrivò davanti a tutti con 1.395.096 di voti, pari al 44,9% del totale, seguito da Renzi fermo a 1.104.958 voti, ovvero il 35,5%. In questo ballottaggio, invece, il numero dei potenziali elettori è salito almeno di 7mila unità, vale a dire coloro ammessi per la prima volta al voto al secondo turno. A fronte di questa cifra, però, sono molti di più (circa centomila) quelli che hanno visto la propria richiesta respinta. In attesa del risultato ufficiale che con ogni probabilità si saprà solamente a notte inoltrata, commentiamo con il sondaggista Alessandro Amadori, direttore e fondatore dell’istituto di ricerca Coesis, i dati sull’affluenza: “Confrontando questi numeri con quelli del primo turno, – ci dice – ci accorgiamo che l’affluenza non è molto diminuita. come solitamente avviene nei ballottaggi. Alle ore 12 di oggi ha votato un milione di persone, mentre al primo turno erano state 1 milione 300 mila alle 13.30, quindi siamo praticamente sugli stessi livelli”. Questo, secondo Amadori, “conferma ancora una volta l’ipotesi che esiste un vero e proprio popolo delle primarie, composto da poco più di 3 milioni di persone, che si muove in occasione di un appuntamento così importante andando a votare in massa. Mediamente al secondo turno avviene un abbattimento dell’affluenza del 20% circa, ma in questo caso non è avvenuto, almeno fino alla prima rilevazione dell’ora di pranzo”.



Se i numeri restassero questi, aggiunge Amadori, le maggiori probabilità di vittoria dovrebbero restare dalla parte di Bersani, “magari con uno scarto ridotto, ma sempre a suo favore. Credo che nella peggiore delle ipotesi, Bersani potrebbe andare a vincere con il 52% contro il 48% di Renzi, il che rappresenterebbe comunque un grande risultato per il sindaco di Firenze. Naturalmente questo è un dato provvisorio, staremo poi a vedere che cosa accadrà”.



Non dovremmo dunque assistere a particolari sorprese o a eccezionali capovolgimenti rispetto al primo turno: “Questo sarebbe potuto accadere – spiega Amadori – se fosse effettivamente avvenuto un massiccio afflusso di votanti. Un po’ come accadde nel 2006, quando il pronostico era nettamente a favore di Prodi ma Berlusconi, dopo aver attuato una fortissima campagna di mobilitazione, poté ridurre notevolmente il corposo distacco iniziale grazie a un’affluenza di voto eccezionale”. Anche Matteo Renzi ha tentato la stessa strategia che lo stesso Amadori definisce “giusta e comprensibile, ma se non si recano molte più persone alle urne difficilmente il sindaco di Firenze potrà superare Bersani. Una stima che ho potuto recentemente fare ipotizza una percentuale a favore del segretario del Pd che oscilla tra il 52 e il 56%, mentre Renzi dovrebbe stare tra il 44 e il 48%. Attraverso un’altra stima compiuta ho potuto invece immaginare un altro scenario: anche ammettendo che tutto l’elettorato di Puppato e Tabacci converga interamente su Renzi, addirittura insieme a metà di quello di Vendola, a Bersani basterebbe solamente l’altra metà dei vendoliani per portare a casa la vittoria. Per questo dico che, a meno di eccezionali colpi di scena, tutto al momento sembra andare a favore di Bersani”.



 

(Claudio Perlini)      

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