Il vertice di Arcore lascia aperte numerose incognite. Il segretario del Pdl, Angelino Alfano, dopo la riunione con Berlusconi ha fatto sapere che non ci sarà alcuna marcia indietro sulle primarie. A chi gli chiedeva se l’ex premier intenda scendere nuovamente in campo, si è limitato a rispondere che è una decisione che spetterà solo a lui. Continua a dominare, in sostanza, l’incertezza. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con Paolo Del Debbio.



Crede che, a questo punto, sia politicamente opportuno per il Pdl fare comunque le primarie?

Dipenderà in che tempi le fanno e con che modalità. Per il momento, se effettivamente saranno indette il 16 dicembre, i margini di manovra sono estremamente risicati.

Crede che si rischi un flop, con un’affluenza bassissima?



Questo no. Il Pdl ha pur sempre un popolo di militanti che credo andranno a votare. Più che altro, la discussione dovrà avvenire in tempi brevissimi.

Non sarà mai, in ogni caso, un successo come quelle del Pd

Diciamo che i numeri delle primarie del Pd effettivamente, se li scordano. Sta di fatto che se hanno deciso di farle hanno ritenuto ne valga la pena.

Berlusconi pare rimasto della sua idea: saranno un bagno di sangue. Possibile che rappresenteranno esclusivamente un momento per fare una conta interna?

Guardi, sintetizzerei la scelta di farle in due semplici parole: atto dovuto. Dopo averne discusso e averle promesse per dei mesi, a questo punto non potevano di certo fare marcia indietro.



Allo stato attuale, come sono i rapporti tra Berlusconi e Alfano?

Da osservatore, riconosco che delle tensioni ci sono state. Sta di fatto che l’impressione è che Alfano abbia tenuto duro sulla sua linea. D’altro canto, non poteva fare altro. L’alternativa era dimettersi.

In ogni caso, Alfano aveva chiesto a Berlusconi di non lasciare il partito, ma di ricomporne assieme l’unità; pare che Berlusconi avesse risposto che avrebbe accettato a patto che si fosse rinunciato alle primarie. Così non è stato. Potrebbe, quindi, dar vita ad un nuovo partito?

Può darsi. Credo, tuttavia, che per prudenza bisogna attendere il prossimo consiglio di presidenza. Del resto, ci sono degli atti regolamentari da osservare. Dovrà, eventualmente, pur sempre dimettersi prima di dar vita ad un altro movimento.

Con gli ex An, c’è effettivamente un problema nel partito?

C’è da sempre, specialmente a livello locale.

Massimo Corsaro, considerato molto vicino a La Russa, ha detto che la tentazione da parte degli ex An di lasciare il Pdl e fare un nuovo partito c’è. E’ verosimile?

Direi di sì. Dice una cosa che pensano in molti. C’è volontà di tornare a prima del Pdl. Con due soggetti distinti che, magari, dialogano e si presentano insieme in coalizione.

Una separazione consensuale, piuttosto che un divorzio?

Più che altro, una semplice valutazione del fallimento di un’operazione politica, e dell’incompatibilità di due soggetti.  

Come valuta la candidatura della Meloni, ritenuta la più agguerrita?

Mi pare chiaro che potrebbe prendere i voti, oltre che devi giovani, proprio degli ex An; il che denota una linea tutt’altro che unitaria. Si tratta, però, di una dinamica comune a tutti i partiti. Si creeranno, semplicemente, delle correnti.

Nel frattempo, sembra che Berlusconi, quando ormai l’accordo tra le forze politiche per la riforma delle legge elettorale era pressoché raggiunto, abbia posto il suo veto; e che preferisca tenersi il porcellum, per poter scegliere che candidare

Francamente, penso che, invece che discutere di legge elettorale, il Pdl si ponga il problema di cosa dire al Paese in occasione delle prossime elezioni. La discussione sulla legge elettorale è del tutto secondaria. Agli elettori del Porcellum non importa nulla. Non c’è prospettiva di uscita dalla crisi, la disoccupazione coinvolge 8 milioni di famiglie, in molti non riescono ad arrivare a fine mese: hanno bisogno, più che altro, di qualcuno che gli spieghi come affrontare questi problemi. 

 

(Paolo Nessi)