Il momento di confusione e di convulsione politica che si sta vivendo si riflette inevitabilmente anche sulle forme di carattere costituzionale? Molti italiani cominciano a pensarlo, a domandarselo. Vediamo di riassumere quello di cui si sta discutendo in questo momento. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha prima preso atto della volontà, dell’intenzione manifestata subito (dopo il distacco del Pdl dalla maggioranza) dal premier Mario Monti di dimettersi e quindi di accorciare il tempo della legislatura, anche se di pochissimo tempo. Insomma, al posto di andare a votare a primavera, si andrà a votare verso la fine di febbraio. Il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, ha suggerito come data per il voto il 24 febbraio. Il ministro ha detto che, in ogni caso, si sarebbe stati pronti anche il giorno 17, ma per diversi motivi di organizzazione ha suggerito il 24. Il Presidente Napolitano ha subito accettato. Tutto questo è una prassi consolidata, perfettamente in linea con il dettato delle norme e della Costituzione. In tutto questo però si è inserito sia il “momento di riflessione” di Mario Monti sulla presentazione di un documento, che dovrebbe essere poi la piattaforma programmatica per una serie di forze politiche che si ispirano all’ azione svolta durante quest’anno di “governo dei tecnici” presieduto da lui medesimo. Ma soprattutto si è inserita una polemica innestata da Silvio Berlusconi con una serie di apparizioni televisive a raffica. Il Cavaliere, anche martedì sera ospite di Bruno Vespa, ha detto: che urgenza c’è di andare subito a votare subito? Di fatto, un Berlusconi estremamente combattivo, anche in risalita nei sondaggi dopo le sue apparizioni televisive, ha chiesto uno slittamento di quindici giorni per l’apertura delle urne. Gli ha risposto duramente il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, con una frase secca: “Ondeggiamenti inaccettabili”. Stelio Mangiameli, costituzionalista e filosofo del diritto, docente di Diritto costituzionale all’Università di Teramo, fa comprendere meglio sia da un punto di vista costituzionale che anche da un punto di vista politico quello che sta accadendo.



Professore, da un punto di vista costituzionale, le mosse sinora fatte per avvicinarsi alle elezioni sono corrette?

Certamente, si stanno rispettando pienamente la prassi e le norme. Ci può essere stato qualche fraintendimento per l’opinione pubblica, perché tutti sanno che il premier Mario Monti è dimissionario. Ma Monti sinora ha detto al Presidente della Repubblica la sua intenzione. Sinora non c’è stata alcuna formalizzazione. E in questo caso le forme sono scrupolose e diventano sostanza.



Vale a dire?

Prima esiste la formalizzazione delle dimissioni e quindi l’atto formale della conclusione della legislatura. Il Presidente della Repubblica si consulta con i Presidenti della Camere e viene fatto un decreto di scioglimento a cui segue il decreto di convocazione dei comizi elettorali. Tra l’atto formale e la convocazione delle elezioni devono passare almeno 45 giorni. Quindi sinora tutto è stato fatto correttamente e i tempi, anche con la data stabilità al 24 febbraio, vengono rispettati.

Le polemiche che si colgono sono quindi di carattere eminentemente politico?



Certo. C’è una coda di polemiche di carattere politico innestata in questo momento da Silvio Berlusconi, che ha sottolineato un po’ pretestuosamente la questione dei tempi dell’approvazione della legge di stabilità e quello della formazione delle liste. Tra l’altro è stata è stata anche approvata dalla camera la legge sulle liste pulite.

In realtà, a suo parere, a cosa mira esattamente Berlusconi?

Io ritengo che il vero problema di Berlusconi sia un altro. Nel momento in cui si apre formalmente la campagna elettorale scatta anche la famosa “par condicio” che regola le apparizioni televisive, per i tempi di intervento e di presenza. E’ per questo che Berlusconi vuole prolungare di quindici giorni lo slittamento del voto. Ha visto che con le sue apparizioni televisive, il suo partito è cresciuto e quindi vuole solo guadagnare tempo. Ma l’accettazione della data del 24 febbraio credo che ponga fine anche a questo tipo di polemiche.

 

(Gianluigi Da Rold)