Continua la serie di interventi del presidente della Repubblica volti, nei pochi mesi che restano alla scadenza del suo mandato, ad evitare derive populiste o il presentarsi di scenari che ben poco hanno a che fare con gli assetti istituzionali previsti dalla costituzione. Nei giorni scorsi, più volte ci ha tenuto a precisare che l’interruzione precoce della legislatura è dipeso, prevalentemente, dalla decisione del Pdl di non votare la fiducia al governo sul dl sviluppo. Benché non ci sia stato alcun atto formale di sfiducia, Monti aveva egualmente deciso di comunicare al capo dello Stato la sua decisione di rassegnare, non appena varata la legge di stabilità, le sue dimissioni. Da qui, l’auspicio di Napolitano ad andare ad elezioni nei tempi più rapidi possibili, e di evitare campagne elettorali eccessivamente lunghe. Ricordiamo, inoltre, che il presidente aveva ribadito come a lui solamente spetta la prerogativa di nominare il prossimo presidente del Consiglio. E che, comunque, non sta scritto da nessuna parte che l’incarico vada automaticamente affidato al leader del primo partito. Ci saranno le consultazioni, e sarà conferito a chi sarà in grado di disporre di una maggioranza parlamentare. Oggi, intervenendo alla Farnesina alla Conferenza degli ambasciatori italiani all’estero, ha, anzitutto, ribadito che la legittimità della sua decisione di nominare, ormai più di un anno fa, Monti alla guida di un governo tecnico. Lo ha fatto indirettamente, dicendosi convinto del fatto l’assunzione di forti misure ha evitato che diventassimo un sorvegliato speciale dell’Ue e dell’Fmi. «Uno sforzo che abbiamo fatto per noi stessi e per le future generazioni e non per soddisfare diktat esterni». Poi, ha aggiunto che non è il caso di riposarci sugli allori. Al contrario, «il Paese ha più che mai bisogno di poter contare sulla solidità e affidabilità della proiezione internazionale dell’Italia». Per questo, occorre, contestualmente, che «l’Europa parli con una sola voce ed esprima una iniziativa comune, a protagonista delle relazioni internazionali in una fase storica nella quale rischia di scivolare, divisa, verso l’irrilevanza».
Sul fronte della politica estera, in particolare, ha detto che «la difesa degli interessi nazionali e lo sviluppo, secondo un profilo non provinciale e non difensivo, del ruolo internazionale del paese, hanno sempre fatto e debbono ancora fare tutt’uno». Per questo, oltre alle misure già assunte dal governo e dal Parlamento, serve uno sforzo collettivo per risanare conti pubblici, dar vita a opere infrastrutturali e rilanciare lo sviluppo».