“Non sono per nulla tranquilla perché in casi come questi si è tranquilli quando si vincono le battaglie”. A dire così, fortemente amareggiata come si definisce lei stessa, è l’onorevole Alessia Mosca in una conversazione con ilsussidiario.net. Motivo di questa amarezza è il clamoroso e inaspettato risultato che ha avuto la decisione del presidente del Senato dopo il parere contrario di Lega, Fratelli d’Italia e Idv di rimandare in Commissione Giustizia il decreto legge sulle misure carcerarie alternative. Bocciato dunque nonostante il lungo lavoro trasversale che aveva visto a fianco rappresentati di entrambi gli schieramenti politici e fortemente sostenuto dal ministro della giustizia. Non se lo spiega neanche Alessia Mosca: “Io voglio sperare si sia trattato di un errore perché davvero non so spiegarmi chi possa aver voluto affossare un provvedimento che era stato approvato a parole da tutti e che offriva l’unica prospettiva seria e a lungo termine al problema carcerario”. 



Gli operatori del carcere parlano di scippo, con l’abolizione del decreto sulle misure alternative che taglia la cifra prevista per l’attività lavorativa dei detenuti. Chi può aver voluto l’affossamento di questa norma?

Non so chi abbia voluto e chi non l’abbia voluto, non so come sia stato possibile accadesse questa cosa soprattutto in un momento in cui si sta discutendo così tanto della situazione delle carceri. Il messaggio che ne viene fuori è esattamente il contrario di quello che noi ovviamente pensavamo fosse la cosa più saggia e opportuna da fare.



Adesso si è chiusa la legislatura e il vostro lavoro sparisce in un buco. 

Credo che davvero che non poteva esserci una chiusura più triste di questa, una decisione che invece  sarebbe stata il segnale più importante, quello di chiudere la legislatura almeno dando una piccola speranza. Sappiamo tutti che la cifra prevista non risolveva una situazione che in questi giorni poi è ritornata come succede periodicamente tristemente agli onori della cronaca però sicuramente sarebbe stato un segnale importante.

Ci sarà in qualche modo la possibilità di riprendere quanto voi avevate portato quasi a termine?



A questo punto le camere sono sciolte non c’è possibilità materiale da qui ai prossimi due mesi di intervenire. Quello che possiamo sperare è che chiunque verrà fra due mesi metta come primo atto un intervento in questo senso. E’ certamente un impegno che noi prendiamo poi vedremo cosa succederà perché ovviamente adesso ci troviamo in una fase in cui non sappiamo in quale situazione ci troveremo da qui a due mesi.

Il ministro Severino è apparso piuttosto scosso da un risultato che, ha detto, non si sarebbe aspettato. Ritiene possibile che se non c’è stata una precisa volontà politica di arrivare a ciò, si sia trattato di un errore come già se ne sono visti in casi analoghi?

Io spero sia stato un errore perché francamente non capirei come sia possibile una cosa diversa, cioè una volontà politica di affossare questa norma. Il ministro Severino in tutte le dichiarazioni che ha fatto negli ultimi quattro mesi si è sempre detta non solo favorevole ma ha posto la nostra battaglia come la prioritaria per risolvere la questione carceraria.

In che senso prioritaria?

Perché la nostra proposta di investire in rieducazione e recupero dei detenuti nel lungo periodo ha un valore risolutivo rispetto al dramma carcerario.  Non è una amnistia che lo risolve la quale è solo misura tampone ma è una misura come la nostra che davvero in modo sostenibile può dare delle risposte vere. Quindi io mi auguro davvero e voglio sperare sia stato un errore perché non mi spiegherei come sia stata fatto questo voto dopo una serie di dichiarazioni a parole in tutta altra direzione.

 

Lei pensa che in qualche modo la concomitanza con lo sciopero di Pannella possa aver influito sul voto?

 

Non saprei in che modo. Lui sta facendo una battaglia portando l’attenzione sulla situazione carceraria. Anzi la nostra vittoria in realtà avrebbe in qualche modo ridotto l’impatto del caso Pannella perché avrebbe almeno dato una risposta in quel senso dando una parziale risposta. Non vedo la connessione e se c’è casomai da maggiore visibilità e importanza alla battaglia di Pannella. Altrimenti non capisco quale possa essere il calcolo politico sul caso Pannella.

 

Dopo la vostra lunga battaglia, lei si sente comunque la coscienza tranquilla e in qualche modo continuerà il suo impegno per risolvere la situazione carceraria.

 

No, tranquilla no perché si è tranquilli quando in casi come questi le battaglie si vincono. Per me l’obbiettivo era arrivare a portare a casa il risultato se non si è ottenuto non poso essere per niente tranquilla ma anzi amareggiata del risultato. Credo che questo non lascia la coscienza a posto a nessuno e bisogna ripartire con profondo rammarico verso la strategia più utile perché chiunque venga dopo di noi possa intervenire immediatamente.