Non mi schiero con nessuno: potrei essere premier ma solo alle mie condizioni. In sostanza la attesissima conferenza stampa di fine anno dell’ex capo del governo Mario Monti si potrebbe sintetizzare così. Tutti oggi si aspettavano la sua parola definitiva sul quesito che agitava le acque della politica nelle ultime settimane (anche se ci si è sempre domandati durante questa ultima legislatura se Monti avrebbe fatto il grande passo), se cioè si sarebbe candidato alle prossime elezioni del 2013. Negli ultimi giorni poi era arrivata la proposta ufficiale da parte delle forze centriste che volevano Monti proprio candidato leader. Grande attesa dunque e in un certo senso si rimane ancora in sospeso. Perché Monti ha detto che sì, non si candiderà, che non gli piacciono i partiti personalistici (un partito o una federazione che avrebbe portato il suo nome insomma), ma che se qualcuno dopo le prossime elezioni una volta ottenuta la maggioranza gli offrirà il posto da premier, allora potrebbe accettare. Ma attenzione: solo alle sue condizioni. Che questo schieramento ipotetico insomma fosse disposto a seguire senza esitazioni la sua cosiddetta agenda. Sembra difficile dopo le dichiarazioni di molti politici negli ultimi giorni che, a parte ovviamente le forze di centro che non sembrano però in grado senza Monti stesso di ottenere molti consensi elettorali, qualcuno possa offrirgli tale leadership. Non lo sono infatti né Bersani né Berlusconi, i quali attraverso i propri portavoce proprio ieri durante gli incontri del capo dello Stato con i leader dei partiti avevano chiesto esplicitamente al presidente della Repubblica di invitare Monti a non candidarsi. “Io non mi schiero con nessuno. Ma sono pronto a dare apprezzamento, a essere guida e ad assumere le responsabilità che mi venissero affidate dal Parlamento” è dunque quanto ha detto oggi Monti. Su un apposito sito poi verrà pubblicato il suo manifesto dal titolo Cambiare l’Italia, Riformare l’Europa: Agenda per l’impegno comune.
Nell’incontro di oggi poi Monti ha ovviamente parlato della passata esperienza sottolineando la ritrovata credibilità italiana in Europa e non lesinando critiche al suo predecessore Silvio Berlusconi, il partito del quale è stato responsabile delle sue dimissioni anticipate. Gratitudine verso Belrusconi sì ha detto, che lo ha sostenuto al governo, ma anche sbigottimento: faccio fatica a volte a seguire la linearità del suo pensiero, ha detto non poco polemicamente. Ma non sono mancate critiche anche alla sinistra, in particolar modo a Vendola e alla Cgil. A proposito di questi ha detto molto esplicitamente: “La riforma del lavoro è stata frenata da una componente sindacale, che trova “difficile evolvere”.
Di Vendola invece ha detto, mi ha definito un liberale conservatore, ma è lui a essere conservatore. Ha difeso poi i suoi provvedimenti di carattere economico ad esempio l’Imu dicendo che se la si toglierà, un anno dopo si sarà obbligati a rimetterla ma cinque volte più dura.