Mario Monti tiene una conferenza stampa che dura due ore e sostanzialmente dice la cosa definitiva: non si candida, non esiste la “lista Monti”, il premier del “governo dei tecnici” non partecipa alla campagna elettorale. E’ il punto finale di una settimana problematica, passata tra incertezze e dubbi, tra attese e speranze. Forse, per dare una spiegazione a questa scelta del premier dimissionario, occorre pensare un po’ alla “moral suasion” del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ma soprattutto ai suggerimenti dell’inquilino del Quirinale: per essere una “riserva della Repubblica”, per esercitare la funzione di “servizio allo Stato” occorre essere sia “super partes”, sia al di fuori della mischia. Monti salva questa immagine, anche se nel corso della conferenza stampa, le domande dei giornalisti, il suo stesso pensiero, rivelano che ci sono due steccati che racchiudono la cosiddetta “agenda Monti”, il programma di un possibile nuovo presidente che deve essere chiamato al “capezzale” dell’Italia in caso di bisogno. Da un lato c’è una disponibilità a sinistra che si ferma di fronte alla linea di Nichi Vendola, dall’altro c’è lo steccato eretto da Silvio Berlusconi che, con una serie di dichiarazioni, proprio contro la linea del governo Monti, è ormai orientato a battere la strada di una linea vicina al “populismo” di Beppe Grillo, in una campagna elettorale contro la politica del rigore, contro l’assetto attuale dell’Euro, contro l’Europa a trazione tedesca.
Antonio Polito, editorialista de “Il Corriere della Sera”, fa il punto sulla situazione che si definisce all’antivigilia di Natale del 2012. 
“Ora Monti ha chiarito definitivamente, non partecipa alla battaglia elettorale e pensa alla sua agenda, al suo programma. Alla fine sono emerse condizioni più consone per una sua eventuale nuova chiamata, in caso di necessità”.



Si profila uno scontro comunque con Berlusconi, che, nel corso della giornata, ha pure risposto con estrema durezza a Monti dopo tutta la “girandola” delle candidature. Il Cavaliere si è pure esibito in un confronto durissimo con un conduttore della Rai.
Ma ormai è chiaro quello che ha in mente Berlusconi e come condurrà la campagna elettorale. Berlusconi sta radicalizzando lo scontro contro la sinistra, come è ormai sua consuetudine, e nello stesso tempo cercando di interpretare la parte di un certo elettorato astensionista. Monti gli ha replicato, prima ringraziandolo per averlo mandato in Europa, ma poi difendendo puntigliosamente il programma che ha attuato in questo anno. Richiamando il Cavaliere alle sue responsabilità: prima mi chiamate perché non siete in grado di andare avanti e adesso mi attaccate?.



Ma a questo punto, la situazione sembra più intricata. Come vede le forze politiche alla vigilia di queste elezioni?
Vedo un centro debole, in grande difficoltà. Non presentandosi Monti, il centro è costretto a portare il cilicio della politica del rigore, ma non il pennacchio del valore aggiunto della figura di Monti. Poi c’è la sinistra che è più tranquilla. Anzi si è levata un incubo. Una lista Monti l’avrebbe messa in difficoltà. Non si tratta solo dei nomi, dei filomontiani all’interno del centrosinistra, dell’elettorato del centrosinistra, ma anche della base, degli elettori. Secondo i sondaggi, il 40% di questi elettori erano favorevoli a una lista Monti. Poi c’è Berlusconi, che alzerà i toni della polemica, radicalizzando come ha fatto dalla sua discesa in campo e infine il blocco di Grillo. 



Quali percentuali assegna a questi movimenti politici?
Stando alle valutazioni attuali, non so proprio se il centro riuscirà ad avere una piccola pattuglia di senatori, anche se presentandosi in coalizione deve superare solo il 4%. Le elezioni dovrebbe vincerle Bersani con il centrosinistra alla Camera. Poi c’è il blocco di Grillo che è sempre stabile al 18% e si muove come al di fuori del dibattito politico in corso. Poi c’è il Cavaliere che alcuni dicono già risalito al 20%, ma che credo che supererà questa soglia se riuscirà a saldare l’alleanza con la Lega Nord. Problemi ce ne sono.

Ma lei non prevede spostamenti, fuoruscite dal Pdl?

Al momento chi può uscire? Questo non lo so, perché la lista Monti non c’è. Potrebbero esserci dei passaggi verso il Montezemolo, verso l’Udc. Ma tutto questo non mi pare affatto semplice. 

Ma questi travasi non potrebbero avvenire dopo il responso delle urne? 
E’ difficile prevedere al momento quello che può accadere dopo il voto. 

(Gianluigi Da Rold)