Un algoritmo in grado di realizzare i sondaggi d’opinione e prevedere i risultati delle elezioni basato su Twitter e sugli altri social media. Si chiama “Voices from the Blog” ed è stato messo a punto da quattro professori, Giuseppe Porro dell’Università dell’Insubria, Stefano Iacus, Luigi Curini e Andrea Ceron della Statale di Milano. A dimostrazione dell’importanza del progetto nei giorni scorsi Michael Slaby, Chief Innovation and Integration Officer della campagna elettorale di Obama, l’uomo chiave della vittoria del Partito Democratico alle elezioni presidenziali americane, è intervenuto in un convegno all’Università statale di Milano proprio per incontrare gli inventori di “Voices from the Blog”. Ilsussidiario.net ha intervistato il professor Porro per farsi raccontare le novità del progetto.
In che modo Twitter può essere utilizzato per i sondaggi d’opinione?
Il nostro team di ricerca utilizza un algoritmo di classificazione testuale per analizzare l’opinione pubblica espressa attraverso la rete, i blog o i social media, e in particolare Twitter. Abbiamo iniziato questo lavoro poco più di un anno fa, applicandolo ai temi più diversi. Abbiamo accumulato una serie di dati sulla cui base oggi siamo in grado di dire che l’espressione delle opinioni attraverso la rete, e in particolare attraverso Twitter, pur non riguardando un campione statisticamente rappresentativo della popolazione nazionale, in realtà finisce per essere molto vicina alle preferenze espresse nel segreto dell’urna, o comunque all’opinione pubblica complessiva studiata attraverso i sondaggi tradizionali.
Di recente vi siete incontrati con il guru di Obama, Michael Slaby. Che cosa vi siete detti?
Slaby è stato il responsabile della campagna elettorale di Obama per quanto riguarda i new media. Gli abbiamo chiesto per quale ragione la strategia di Obama sia risultata vincente su quella di Romney, e la sua tesi è che i Repubblicani hanno perso per l’inesperienza nell’usare i social media. Slaby ha spiegato di non avere integrato due diverse campagne elettorali, quella sul terreno e quella attraverso i social media, ma di avere unificato i due aspetti. Al contrario i Repubblicani avevano due uffici diversi per le due campagne. Siccome quella determinata da Twitter e Facebook è una campagna molto più veloce di quella tradizionale, basarsi su due uffici differenti porta a reagire troppo tardi, cioè fa in modo che all’elettore arrivino messaggi potenzialmente diversi dai vari mezzi di comunicazione. Slaby e il suo team hanno adottato una strategia opposta, al punto che attraverso i social media hanno insegnato ai militanti a fare campagna attraverso i metodi tradizionali nei confronti di amici e familiari, quello che gli esperti definiscono il “second circle” del web.
Se i social network sono così importanti per le campagne elettorali, perché Bersani ha battuto Renzi nonostante quest’ultimo si sia basato molto di più sul web?
In realtà se letta correttamente, l’espressione dell’opinione attraverso Twitter aveva sempre assegnato una maggioranza relativa a Bersani, la quale è andata crescendo nel tempo. Nelle ore precedenti il voto avevamo quindi previsto che avrebbe prevalso il segretario anziché il sindaco di Firenze. La ragione per cui si può incorrere in errori è che spesso nei sondaggi si utilizza il canale di Twitter in modo sbagliato. Ci si limita per esempio a contare il numero di tweet che parlano dell’uno piuttosto che dell’altro candidato, che citano un hashtag piuttosto che un altro, ma questi non sono significativi da un punto di vista statistico. La caratteristica specifica del nostro algoritmo di classificazione è che noi leggiamo ogni volta un piccolo campione dei tweet che scarichiamo, in modo tale da aggiornare l’algoritmo di analisi testuale rispetto ai cambiamenti di linguaggio, alle allusioni, all’ironia, ai paradossi, alle nuove forme verbali che sono create per scherzare, prendere in giro, appoggiare un candidato. Attraverso Twitter i sostenitori dei vari candidati alle primarie hanno comunque anticipato l’ordine in cui si sono poi effettivamente classificati. Quindi nessuna sorpresa per noi, e nessun errore da parte di Twitter.
Giovedì si sono concluse le Parlamentarie del M5S. Che cosa ne pensa del modo in cui il movimento di Grillo usa i social network?
E’ senz’altro interessante, come quello di altri analoghi movimenti in Europa. Le Parlamentarie hanno suscitato una serie di polemiche da una parte dei militanti soprattutto sulle caratteristiche tecniche. Dal punto di vista della struttura, non sono state in realtà molto diverse dalle primarie del centrosinistra. C’è un gruppo di persone, un club più o meno esteso, che si registra prima che avvengano le votazioni e quindi codifica l’identità di chi può votare, e poi esprime il suo voto attraverso un mezzo specifico che non è il voto cartaceo ma quello elettronico.
Secondo alcuni il voto elettronico sarebbe meno trasparente di quello cartaceo …
Tutte le obiezioni sul mezzo sono lecite, ma dal punto di vista concettuale le Parlamentarie non sono primarie diverse dalle altre. La differenza è che chi vota alle Parlamentarie è soltanto la popolazione che ha accesso alla rete, e quindi bisognerebbe chiedersi se non si stia escludendo una fetta rilevante degli elettori. La risposta del M5S è che è giusto che votino soltanto quanti si sono mobilitati utilizzando la rete. Probabilmente questo sarà sempre più vero, e quindi la distorsione sarà sempre più bassa.
(Pietro Vernizzi)