“Lasciare il Pdl? Più che un rischio, mi sembra ormai un’elevata probabilità”. L’ex sottosegretario Alfredo Mantovano, contattato da IlSussidiario.net, si dice pronto ad allontanarsi dal Popolo della Libertà, da Alfano e da Berlusconi per abbracciare una volta per tutte i contenuti e gli obiettivi della cosiddetta Agenda Monti, proposta dall’ex premier in vista delle elezioni. “In una maniera tutto sommato abbastanza singolare – ci spiega Mantovano – nel novembre del 2011 il Pdl ha scelto di appoggiare il governo presieduto da Mario Monti, poi confermato per un anno abbondante. Successivamente, ancora una volta senza una plausibile ragione, tale fiducia è stata revocata, proprio mentre sia il presidente Berlusconi che il segretario Alfano definivano Monti il candidato ideale di uno schieramento moderato”. Lo scorso 16 dicembre è anche andata in scena la manifestazione “Italia Popolare”, in cui “gran parte del Pdl riteneva altamente plausibile l’ipotesi della formazione di uno schieramento ampio, alternativo alla sinistra, guidato proprio da Monti”.
Poi cos’è successo?
Sinceramente non l’ho capito neanche io. Improvvisamente questa richiesta è stata modificata, tutto lo scenario è cambiato e oggi ci ritroviamo in questa situazione.
Come mai in questi giorni ha definito “interessante” l’Agenda Monti?
Credo sia un documento da tenere in seria considerazione e su cui attivare un confronto e un approfondimento. La sua sostanza è assolutamente condivisibile perché si muove in linea con ciò che ha compiuto non solo l’attuale governo, ormai al termine della sua esperienza, ma anche quello precedente nell’ultima fase della sua attività. Visto che oggi una delle maggiori ragioni di difficoltà è il contrasto con un’eccessiva ingerenza dell’Europa, vorrei capire come mai tale argomento non è stato attivato per tempo, essendo stato solo Monti, nel vertice europeo di fine giugno, a porre un freno a una direzione dell’Unione europea fortemente egemonizzata dalla Germania.
Cosa sta cercando di dire?
Che tutto questo lavoro non può durare solamente pochi mesi e che fino ad ora ne abbiamo visto solo le fondamenta. Ovviamente tutti i lavori in cui si scava invece di costruire inevitabilmente possono creare dei problemi, ma senza fondamenta un palazzo non potrà mai essere costruito: è poi singolare, come ho già detto, che chi ha concorso alla costruzione di questa base, vale a dire il Pdl, oggi sembra impostare la propria linea in una chiave totalmente differente.
Cosa può dirci del suo futuro politico?
Sarà interessante capire se, come davvero sembra, all’Agenda per l’Italia sarà collegata anche una lista per l’Italia, a meno che non sia ovviamente la semplice dilatazione di qualcuna delle forze politiche che nel suo insieme aderisce a questo progetto. Ben venga quindi una lista aperta al contributo di esperienze diverse legate da questa condizione contenutistica e da eventuali ulteriori proposte, mentre al contrario mi ritengo poco interessato al semplice passaggio da un partito a un altro, quindi dal Pdl all’Udc, tanto per essere schietti.
Lei ha detto di sperare che “tanti colleghi possano condividere quest’esperienza”. Chi crede possa presto imitarla?
Naturalmente ognuno possiede responsabilità e intelligenza adeguati per prendere le proprie decisioni, ma è ovvio che di fronte a una campagna elettorale che appare fortemente antieuropeista e che utilizza determinati toni saranno in molti a ritrovarsi in difficoltà. Ognuno farà la propria scelta, questo è ovvio, ma non credo che siano tanti coloro che oggi riescono a vivere tranquillamente il fatto di rimanere nel Pdl. Naturalmente rispetto questi dubbi e mi auguro che, almeno un domani, si possa arrivare a una riflessione diversa.
Crede riuscirà comunque a portare avanti le sue battaglie sui valori etici al di fuori di un partito come il Pdl?
Sono certamente grato al Pdl per avermi dato la possibilità, insieme a tanti altri colleghi, di poter intraprendere queste battaglie che, dal mio punto di vista, sono state d’avanguardia nel corso degli anni. Detto questo, però, negli ultimi tempi era ormai chiara una certa indifferenza, se non peggio, nei confronti di questi principi: penso ad alcune dichiarazioni di uno dei tre coordinatori nazionali del Pdl, ma soprattutto giudico in modo gravissimo che non sia stato fatto nulla nella discussione alla Camera per impedire la legalizzazione dell’incesto.
Come giudica l’attuale operato di Berlusconi, in particolare riguardo la presunta alleanza con la Lega?
Bisogna innanzitutto vedere se davvero questa alleanza potrà reggere fino alla fine, visto che il segretario della Lega, fino a questo momento, non ha espresso particolare attenzione per una candidatura a premier di Berlusconi. La mia personale esperienza con Maroni al ministero dell’Interno è stata estremamente positiva, ma credo che oggi non debba prevalere un certo tipo di rapporto esistente fino a un recente passato, ma più che altro l’aspetto contenutistico.
Di che tipo?
La Lega mette sul piatto della bilancia la propria candidatura alla presidenza della Regione Lombardia, annunciando in modo quanto mai chiaro che il proprio obiettivo è quello di realizzare la macroregione del Nord, con tutte le conseguenze di una scelta di questo tipo. Credo quindi che il prezzo da pagare sia decisamente troppo alto.
Come giudica invece l’operato di Mario Mauro in Europa e cosa pensa di un eventuale PPE in Italia?
Credo sia semplicemente la strada giusta da percorrere. In un sistema istituzionale in cui larga parte di ciò che interessa la nostra vita quotidiana è esito di decisioni prese in sede europea, più che in quelle nazionali, è ovvio che questo debba avere un riflesso sul piano politico. E’ per questo motivo che quello che sta facendo Mario Mauro è esattamente il lavoro che deve assolutamente essere portato avanti.
(Claudio Perlini)