L’espressione “salire in politica”, usata da Monti nel corso della conferenza stampa di domenica, “è in sintesi l’espressione di un appello a recuperare il senso più alto e più nobile della politica che è pur sempre, anche etimologicamente, cura del bene comune”. A scriverlo è l’Osservatore romano, in un recente articolo dal titolo “La salita in politica del senatore Monti”. “Ed è questa domanda di politica alta – continua il testo – che probabilmente la figura di Mario Monti sta intercettando o sulla quale comunque il capo del Governo uscente intende legittimamente far leva e che interpella i partiti al di là dei contenuti del suo manifesto politico”. La stessa espressione utilizzata per confermare la sua candidatura, spiega ancora l’Osservatore romano, “è stata accolta con ironia, in qualche caso con disprezzo. Ma si nota la sintonia con il messaggio ripetuto in questi anni dal presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, non a caso un’altra figura istituzionale che gode di ampia popolarità e alla quale tutti riconoscono il merito di aver individuato proprio nel senatore a vita l’uomo adatto a traghettare l’Italia fuori dai marosi della tempesta finanziaria”. Quindi, annunciando il suo impegno in politica attraverso le modalità illustrate, “il senatore a vita intende aprire la seconda fase di un programma riformatore – si legge ancora nell’articolo – che è stato solo abbozzato nel corso dell’ultimo anno sulla spinta della congiuntura finanziaria. Monti è stato chiamato dai partiti a prendere decisioni inderogabili, di cui nessuno intendeva però prendersi la responsabilità diretta, per il timore di pagare un prezzo elettorale troppo alto. Quelle stesse forze politiche si ritrovano ora a interrogarsi sull’impatto che può avere la “salita in politica” di chi doveva, quasi per mandato, diventare impopolare”. Una prospettiva, questa, che secondo l’Osservatore romano “fornisce da sola molto materiale alla riflessione dei partiti, così come il successo che anche i sondaggi sembrano ora attribuire a chi ha imposto agli italiani sacrifici pesanti”.
Nei giorni scorsi, poco prima di Natale, era stato sempre il quotidiano della Santa Sede a scrivere che, con il governo Monti, “l’Italia ha sperimentato un rigore che, dettato dall’urgenza della crisi, è subito diventato il segno di una moralità che si ritiene debba essere recuperata in tutti i settori della vita pubblica e nella stessa proposta elettorale. Moralità che è il presupposto e la garanzia dei pesanti sacrifici richiesti ai cittadini”.