“La mia sensazione è che sia molto determinato”. Giovanni Toti, giovane e bravo direttore del Tg4, delinea in questo modo l’atteggiamento di Silvio Berlusconi. Proprio ieri, Toti ha intervistato a lungo il Cavaliere, che ha riservato una notizia sulla Lega Nord: non solo la possibilità, o la prossimità di un accordo, ma anche la prospettiva che, in caso di vittoria, ci sia un leghista ad affiancarlo come vicepresidente del Consiglio.



Scusi Toti, questa sensazione che comunica Berlusconi, a suo parere, deriva anche da una consultazione continua e aggiornata dei sondaggi?
Da quello che ho potuto sapere e capire, oggi il Pdl del Cavaliere è valutato intorno al 19%. E’ in crescita rispetto solo a qualche settimana fa, quando sembrava inchiodato intorno al 15%. Il suo ritorno in campo ha sinora procurato questo effetto.



C’è anche chi lo valuta già al 20% e ancora in salita.
Diciamo allora che in questa occasione, Berlusconi si è dimostrato prudente. Ma non c’è dubbio che qualche cosa si stia muovendo nell’elettorato italiano. I sondaggi fanno capire che il Pd sia in un momento di piccola flessione, ma è comprensibile. Il Pd ha avuto circa due mesi di esposizione mediatica con delle “primarie” che sono state ben organizzate, ben fatte, un passaggio democratico rilevante. Anche se sono pur sempre una consultazione all’interno del partito. Poi c’è stato l’effetto Renzi, che sembrava diretto a prendersi una parte dell’elettorato moderato. Anche il movimento di Beppe Grillo dà i primi segni di scendere da quella percentuale molto forte. Questo è anche comprensibile, perché le elezioni politiche gli italiani le vivono sempre diversamente.



Poi c’è questa posizione di Mario Monti, che non sembra ancora una definitiva presenza, ma certamente qualche cosa di più di un coinvolgimento.
La presenza di Monti spiazza in parte la sinistra, ma spiazza anche il centro, i centristi. Mi sembra tuttavia che Monti, pur spiazzando queste due forze politiche, si sia presentato in modo esplicito: ha esordito con una visita al fianco di Marchionne, poi ha fatto una lunga conversazione con “la Repubblica”. La sensazione è che Monti si sia messo a capo, o comunque sia il federatore di una grande alleanza che è costituita da quelli che chiamavamo i “poteri forti” e che forse oggi sono gli ex “poteri forti”, quelli che, in tutti i casi, non hanno mai accettato Berlusconi.

Il Cavaliere sta giocando la sua partita contro la politica del rigore, contro l’Europa a “trazione tedesca”. Non è una partita semplice. Lei pensa che punti veramente a vincere oppure, realisticamente, si accontenti di stare al tavolo della politica italiana con una certa forza ?
Qui bisogna distinguere e non confondere l’aspetto psicologico con quello politico. Non c’è dubbio che il Cavaliere si ritenga sempre “l’uomo delle battaglie impossibili”. E quindi vada per vincere o almeno abbia questo atteggiamento. Poi credo che, proprio realisticamente, punti ad avere una forza consistente alla Camera e al Senato. Considerando la forza del Pdl, quella della Lega (valutata in questi giorni sul 7%) e i vari “cespugli”, non è impossibile che alla fine si arrivi a una situazione complicata per formare un governo.

Lei può azzardare una prospettiva post-elettorale?

Allora, qui si va per grandi approssimazioni. Non è una grande novità che Pdl e Lega Nord siano in trattativa da molto tempo. Roberto Maroni e Berlusconi si sono incontrati anche settimana scorsa. C’è il problema aperto da Gabriele Albertini alla Regione Lombardia, ma penso che sia possibile trovare una soluzione. Se l’alleanza regge, se cerca di difendere gli interessi soprattutto della piccola e media impresa (la più colpita dalla crisi) l’area del centrodestra può sfiorare il 40%, con una crescita ancora del Pdl, la Lega e i vari cespugli. Lo stesso vale per il centrosinistra di Bersani con Vendola. 

In questo modo resterebbe un 20% di elettorato. 
Questa è la quota, a mio avviso s’intende, che si possono dividere Grillo (in flessione rispetto ai numeri di qualche settimana fa) e i centristi che si riferiscono a Monti. Non credo che si semplice per il premier uscente fare delle liste come piacciono a lui in un partito come l’Udc ad esempio, dove tanti politici di lunga militanza difficilmente rinuncerebbero a un posto. 

Ma a quel punto che cosa succederebbe, ammesso che ci sia un simile equilibrio di forze dopo le elezioni? 
Credo che la sinistra farà l’alleanza con i centristi filomontiani. Ma sarà un po’ complicato governare con Vendola e con Monti insieme. Si ricreerebbe un governo come nel 2006, che dopo un anno e mezzo va in crisi. 

(Gianluigi Da Rold)