In queste giorni, un po’ tutti gli schieramenti si stanno dotando di un magistrato di fiducia. A parte il Pdl, a dire il vero. Almeno per ora. L’estrema sinistra, salvo imprevisti, candiderà Antonio Ingroia. Il centro, posto che sciolga definitivamente le riserve, Stefano Dambruoso. E il Pd Pietro Grasso. Quest’ultimo, ad oggi, è quello che ha fatto maggior chiarezza circa la sua discesa in campo. In conferenza stampa con Bersani, ha spiegato che, dopo decenni di onorata carriera, ha ritenuto di poter meglio contribuire al bene del Paese in altre vesti. Competerà alle prossime Politiche per condurre, in Parlamento, le battaglie per la legalità e per la riforma della giustizia sinora condotte dal di fuori. La scelta è ricaduta sul Pd – ha detto – perché, altrove, l’offerta politica è incerta. Incerti sono i candidati e le composizioni delle coalizioni. Peppino Caldarola ci rivela le sue impressioni circa la convenienza del gesto e la ratio che ha guidato il Pd in questa scelta.
In generale, come valuta l’entrata di un magistrato in politica?
La scelta non mi pare opportuna. Nel corso di questi anni, si è a lungo discusso dell’impegno dei magistrati in politica, o di un loro impegno fuori dai luoghi in cui hanno esercitato la giurisdizione. Si è ipotizzato un periodo sabbatico tra l’esercizio del loro mestiere e la discesa in campo. Ebbene, nel caso di Grasso ci troviamo di fronte ad un magistrato che ha chiesto di essere pensionato; la vicenda, quindi, potrebbe ritenersi risolta. Resta il fatto che i magistrati in politica sono troppi. E la loro nutrita presenza induce la cittadinanza a temere, legittimamente, che quando costoro hanno affrontato dei casi rilevanti, lo abbiano fatto avendo in testa la loro futura carriera, piuttosto che l’amministrazione equa della giustizia.
A maggior ragione, quindi, nel caso in cui, conclusa l’esperienza politica tornino in magistratura…
Certo. Nel momento in cui i magistrati si sono schierati, assumendo posizioni politiche e combattendo degli avversari, hanno inevitabilmente perso quella caratteristica di terzietà che dovrebbe contraddistinguere la loro azione giuridica.
Grasso ha detto che entrerà in politica da tecnico, portando in Parlamento la sua esperienza in magistratura
Quando si entra in politica si diventa all’istante politici. Non esiste la figura del tecnico che rimane tale. Si dovrà pur sempre, infatti, chiedere voti a favore di una parte e contro un’altra. Sarebbe, quindi, preferibile che queste figure che hanno a lungo servito lo Stato svolgessero un ruolo diverso da quello del parlamentare. Non ci sarebbe niente di sconveniente, ad esempio, se venissero chiamate a far parte di un governo. In tal caso, la terzietà sarebbe salvaguardata.
Le idee che Grasso intende portare in Parlamento che incidenza sono destinate ad assumere?
Guardi, Gerardo D’Ambrosio, che una volta andato in pensione è entrato in Parlamento, intervistato di recente da Il Corriere Della Sera, ha definito l’esperienza deludente. L’attività parlamentare è profondamente diversa dai mestieri esercitati in precedenza e richiede la capacità di interpretare gli impulsi provenienti da una parte.
Come ritiene la decisione di candidare Grasso dal punto di vista del Pd?
Il Pd, in questa maniera, oscura la presenza di Ingroia nella Lista Arancione. In sostanza, il Pd di Bersani persegue la strategia di quello di Veltroni, indicando candidati civetta che, sulla base della loro collocazione sociale, dovrebbero attivare voti.
Quindi, Grasso porterà dei voti?
Personalmente, credo che i voti non si attirino con i candidati civetta, ma con delle proposte. Dipenderà, quindi, dalla capacità di Bersani di interpretare la proposta del partito. Le persone di cui si circonderà non sposteranno molti elettori. Detto questo, Grasso è indubbiamente un ottimo magistrato e una persona eccellente, e non si può fare altro che augurargli i migliori auguri.
Grasso ha ricevuto, in passato, offerte di candidatura anche da parte di Berlusconi. Difficile, quindi, identificarlo come un magistrato di “sinistra”. Perché Bersani ha deciso di candidare proprio lui?
Indubbiamente Grasso non ha un profilo di sinistra. Piuttosto, da conservatore illuminato. Sta di fatto che il profilo del partito non lo definisco i candidati, ma i leader. Quindi, Bersani. In Italia ci si dimentica che per capire se il candidato premier abbia i requisiti per poter governare il Paese occorre analizzare le sue caratteristiche, e non quelle dei suoi compagni di strada.
(Paolo Nessi)