Come da previsioni, Pierluigi Bersani ha sbaragliato il suo avversario Matteo Renzi nel ballottaggio delle primarie del centrosinistra, primarie che avevano visto l’eliminazione al primo turno di Vendola, Tabacci e Puppato. L’estremo tentativo di Renzi si è schiantato contro la macchina di un partito fedelissimo al suo segretario storico che ben non vede il tentativo di rinnovamento del sindaco di Firenze che con molta classe ha ammesso subito la sua sconfitta facendo gli auguri all’avversario. Il segretario del Pd infatti ha ottenuto più del 60% delle preferenze e la vittoria ovunque, tranne che in Toscana. Bersani ha ringraziato ieri sera i suoi sostenitori forte dell’oltre il 60% delle preferenze ottenute parlando al teatro Capranica di Roma. Adesso promette un governo di forte profilo, sicuro come è di bissare il suo successo personale alle prossime elezioni politiche. Anche Bersani ha salutato il suo rivale ringraziando i centomila volontari che hanno permesso si tenessero delle primarie in due turni. Ha voluto che il pubblico presente in teatro mandasse un applauso al sindaco di Firenze, definito una presenza forte e fresca di queste primarie. Adesso, ha continuato, si tratta di costruire una forza di governo, una sfida enorme: “Dobbiamo essere noi ad alzare l’asticella per la prossima battaglia: non si può vincere ad ogni costo o raccontando favole, perché altrimenti poi non si governa. Bisogna vincere con la verità, soprattutto in questo Paese in cui, lasciatemela dire in bersanese, la mamma della demagogia e del populismo è sempre incinta”. Ha sottolineato come la sua vittoria non sia la sua personale ma quella di un popolo, adesso bisogna metterci energia e anche allegria, dobbiamo essere tranquilli e forti e decisi. Nessun accenno a che ruolo potrà avere Renzi in un futuro governo Bersani, e invece pronto a partire pe rla Libia dove si incontrerà oggi con il presidente e il primo ministro per dare all’Italia il suo profilo nel Mediterraneo, ha detto. Da parte di Renzi invece la promessa di dare il suo contributo all’unità del partito come sindaco.