Ancora non sono noti tutti dettagli dei risultati delle primarie del Pd per decidere chi sarà candidato al Parlamento. Spiccano, tuttavia, una serie di nomi la cui vittoria è ormai certa. Come quello di Rosi Bindi che, nel collegio di Reggio Calabria ha ottenuto 7.527 voti, dietro solamente al consigliere regionale Demetrio Battaglia che ne ha ottenuti 8.362. Quindi, ce l’ha fatta. L’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, è stato il più votato a Torino, mentre Pippo Civati, consigliere regionale uscente, ha riscosso un grande successo nella provincia di Monza e Brianza, conquistando 5503 voti. Luigi Bobba, vicepresidente della commissione Lavoro della Camera, ha stravinto a Vercelli mentre a Milano la più votata è stata Barbara Pollastrini, già ministro per le Pari opportunità del secondo governo Prodi, che si è aggiudicata 4.527 consensi. Non ce l’ha fatta, invece, il renziano di ferro Giorgio Gori. Che, con 2500 voti, non ha potuto fare altro che augurarsi, su Twitter, che siano sufficienti per passare. Alla luce di questi dati, Peppino Caldarola ci aiuta a fare chiarezza sui connotati che assumerà il Pd in Parlamento.
Cosa è emerso, secondo lei, da queste primarie?
Le primarie, fino a questo punto, stanno premiando i dirigenti di partito; giovani o anziani che siano, ma pur sempre di lungo corso. Figure che hanno svolto ruoli sul territorio per molti anni. Il che è reso evidente dall’insuccesso di Giorgio Gori. L’ultimo arrivato, che non poteva disporre di un pacchetto di voti come i suoi competitori. Le primarie, quindi, non daranno grandi sorprese. Certo, il rinnovamento generazionale ci sarà. Molti dei candidati, infatti, erano 30-40enni. Tuttavia, l’operazione ha reso chiaro come la gara non era adatta per chi non ha mai fatto politica. Non è un caso che Bersani, per preservare alcuni personaggi, si sia riservato questa sorta di “riserva di caccia” rappresenta del listino.
Come il giornalista del Corriere della Sera, Massimo Mucchetti. Che contributo darà al Pd?
Tra i giornalisti economici è uno dei più seri, con buone entrature nel mondo economico milanese e, probabilmente, un antico rapporto con Bersani. Non so, tuttavia, che contributo oggettivo possa dare. Il Parlamento – e lo dica per esperienza diretta – è uno “schiacciasassi” dove i ruoli che contano sono solo una decina. Il resto si deve adattare ad un lavoro spesso oscuro e noioso, dove non sempre le competenze sono premiate.
Tra i nomi eccellenti che hanno vinto le primarie e saranno ricandidati, c’è quello di Rosi Bindi
La Bindi, con la sua candidatura, ha contraddetto tutto quello che ha sempre sostenuto rispetto agli “anziani” della sua epoca, manifestando un’ostinata volontà di stare in campo. Credo, tuttavia che il suo cursus honorum si stia avviando a conclusione.
Anche Cesare Damiano sarà ricandidato
Damiano è un sindacalista moderato, molto legato a Piero Fassino. Legame che presumibilmente lo ha agevolato. Credo che possa svolgere un ruolo non indifferente nel gruppo parlamentare. Ma che non sarà chiamato al governo, pur avendone fatto parte.
Come valuta, invece, la vittoria di Pippo Civati?
Civati ha mostrato di avere una sua forza in Lombardia che lo ha lanciato sulla scena nazionale. Poteva incarnare, con Matteo Renzi, il ruolo del rinnovatore, ma ha preferito un’altra strada. Non escludo che, nel caso il Pd risultasse il primo partito, abbia una prospettiva di impegno parlamentare non di poco conto. Non farà parte del governo, ma restano diversi incarichi, in termini di commissioni, da distribuire.
Un altro giovane che ha deciso di competere è Stefano Fassina. Alcuni mesi fa era dato in pole position per il ministero dell’Economia. In caso di vittoria, potrebbe essere chiamato a svolgere un ruolo del genere?
Ministro dell’Economia mi sembra un po’ troppo. Non escludo, invece, che per quei ruoli Bersani possa tirare fuori nomi più robusti, quali quello di Frabrizio Barca. Che, pur non essendo candidato, ha un pedigree di peso. Vedo circolare tra i nomi del listino di Bersani anche quello di Pietro Reichlin, economista di prestigio. A Fassina, in ogni caso, potrebbe essere affidato un ministero minore.
La vittoria di Bobba, invece, potrebbe contribuire a sbilanciare la coalizione al centro?
Credo che quando Bersani comporrà il quadro di governo e gli organigrammi parlamentari dovrà stare attendo a rappresentare un Pd in cui c’è posto per tutti. Sia per le componenti a lui più vicine, che per quelle moderate, soprattutto di provenienza cattolica. Molti destini, quindi, si misureranno con la capacità del segretario di dare al Pd un volto plurale.
La Pollastrini, infine. E’ un po’ che non se ne sentiva parlare
La Pollastrini ha ottenuto un ottimo risultato che rivela come il suo legame con il mondo del Pd è forte e solido. E’ stata in ombra per un lungo periodo ma, evidentemente, ha saputo mantenere i collegamenti con quei personaggi di cui Bersani dovrà tener conto.
(Paolo Nessi)