Paesaggio nella nebbia. Qualcosa dovrà pur esserci, là in fondo. Una casa comune, un seme piantato, una forma di vita. Ma c’è la nebbia, e tutto quello che si vede è il grigio della nebbia. Quattro ore di vertice a Palazzo Grazioli – ormai sembrano riunioni del Politburo del Pcus – non hanno diradato di un’unghia i misteri sul futuro e il presente del Pdl. I famosi “nodi” politici: la riforma elettorale, l’election day (che per molti dello stesso Pdl è ormai impossibile), la situazione generale del partito e soprattutto il mistero più doloroso che buffo, ormai, della eventuale ri-candidatura di Silvio Berlusconi. L’unica cosa che appare chiara, ma nemmeno poi da ieri, è che le cose bene non vanno. Altrimenti non si spiegherebbero un Fabrizio Cicchitto che esce da Palazzo e dice “siamo legati al silenzio”, e un Ignazio La Russa che dribbla i cronisti: “Parla Alfano”. Le indiscrezioni filtrate dopo, il presunto sfogo del Cavaliere contro i riottosi alfieri, ci stanno tutte ma sono in fondo anche la cosa meno interessante.



Dietro la nebbia, si intravvede un paesaggio sempre più in decomposizione. E surreale: c’è il giovane segretario Angelino Alfano, con il suo manipolo di fedelissimi, circondato da un uomo solo: dal dinosauro nel cilindro. Basta lui, basta la sua indecisione parossistica, bastano il suo silenzio e il suo muso lungo, la sua minaccia intermittente di rottamare tutti e partire con un movimento nuovo a paralizzare quello che dovrebbe essere il gruppo dirigente di un partito.



La tentazione di Silvio Berlusconi è ormai scoperta, liquidare l’intralcio del Pdl e ripartire “come se fosse il 1994”. Nemmeno lui sa se abbia senso, o se valga la pena.

Quel che sa, è che l’unico schema che gli permetterebbe di vincere è tenersi il porcellum. E per questo ancora nei giorni scorsi, e contro il parere del partito, ha forzato la mano per bloccare tutto. Il risultato è che Alfano e i suoi sono letteralmente terrorizzati. Se Berlusconi si ricandidasse con questa legge, sarebbe lui ad avere in mano il listino delle candidature. Allo stesso tempo, con questa legge, loro non potrebbero sfidarlo alla rottura, sarebbe la fine per tutti. Insomma la solita impasse, possono solo puntare a un suo decente e indolore farsi da parte, trasformarsi da dinosauro in padre nobile. Poi c’è la gran contraddizione, che Berlusconi non può non avere presente: il porcellum, in questo momento, sarebbe il regalo perfetto per Bersani. Perché mai Berlusconi dovrebbe farglielo?



Intanto, la Lega 2.0 di Roberto Maroni si schiera con Giulio Tremonti (il che fa molto Lega prima maniera, ma pazienza) in nome dell’anti-montismo radicale e di una dura opposizione all’Europa della burocrazia finanziaria e dei patti (stupidi) di stabilità, il vecchio pallino di Tremonti. Così diventa più lontana la possibilità di tornare a intendersi con il Pdl di Alfano, e più vicina, in teoria, la possibilità di intendersi invece con il Cavaliere Furioso, quello di Villa Gernetto, per intendersi: scatenato contro Monti e contro la Merkel. Ma solo in teoria: Berlusconi e Tremonti si detestano come più non si potrebbe, e i personali lati caratteriali sono sempre stati il loro limite. 

Sta di fatto che la nebbia è il più volatile degli elementi atmosferici, basta un raggio di sole, un colpo di vento e tutto il paesaggio ridiventa limpido. Oggi in tarda mattinata i vertici del Pdl tornano a incontrarsi, e in giornata il Consiglio dei ministri deciderà che fare dell’election day, e di altro ancora. Forse la nebbia si solleverà. Ma chi può dire se il paesaggio davanti ai nostri occhi sarà quello di un partito ricompattato attorno al suo baricentro moderato, o spacchettato in base alle ubbie del suo padre padrone? Per ora c’è la nebbia, poi le previsioni annunciano neve.